Pierino il chiacchierone

PIERINO IL CHIACCHIERONE
“Papà perché alla televisione hanno detto che si lamentano nove morti? I morti si lamentano?” Pierino F., figlio di Gaetano impiegato in un ufficio postale era solito far domande su qualsiasi argomento gli passasse per la testa. Il nome Piero gli era stato ‘appiccicato’ dalla madre Lorenza V. in onore della nonna materna che tutti ricordavano come incallita chiacchierona. “Vedi Pierino in questo caso il verbo lamentarsi indica un evento spiacevole.” “E perché non dicono evento spiacevole?” “Pierino ti deve bastare quanto ti ho detto!” ed a sua moglie. “Mi sa che gli dobbiamo cambiare nome, è preciso a sua nonna!” Il ragazzo tredici anni compiuti frequentava la seconda media, a scuola era molto bravo e talvolta metteva in difficoltà i suoi professori con domande cui era complicato rispondere. Appassionato lettore, prendeva ‘a piene mani’ i libri dalla fornita biblioteca paterna con conseguenze di far aumentare il numero delle sue domande. “Papà ho letto i libri di Pitigrilli, di Guido da Verona, perché i critici dicevano che scrivevano libri a sfondo sessuale? Ti recito una poesia in romanesco del Belli che ho imparato a memoria:‘Bbe’! Ssò pputtana, venno la mi’ pelle; fo la miggnotta, sì sto ar cancelletto; lo pijjo in cuello largo e in cuello stretto; c’è ggnient’antro da dì? Che ccose bbelle!’” “Complimenti per la memoria se a scuola…” “Papà a scuola ho tutti otto! Ho capito non mi sai rispondere!” La curiosità di Pierino non si fermava alla lettura, una sera percepì dei rumori provenienti dalla camera da letto dei genitori, dal buco della serratura vide papà e mamma che si muovevano sul letto in maniera strana con conseguente domanda il pomeriggio successivo. “Papà ieri ho visto te e mamma sul letto che facevate rumore, forse litigavate?” “No Pierino, la mamma aveva un dolore alla schiena ed io le ho fatto dei massaggi!” ed alla moglie: “Tappa il buco della serratura, maledizione!” Farla a Pierino era difficile e così preclusagli la vista dei genitori a letto dal buco della serratura mise in atto una delle sue. Comprò in un negozio di ferramenta dei tappa buchi in legno con vite, col trapano del padre fece quattro fori ai lati del quadrato della porta della camera da letto dei genitori e vi istallò quattro tappa buchi che, girandoli con la vite nel legno diventavano inamovibili. Gaetano li notò, non ricordava di averli mai visti, cercò di toglierli, non ci riuscì e si convinse che la sua memoria cominciava a perdere colpi. Pierino una sera svitò un tappa buchi e vide chiaramente i genitori che si spogliavano nudi entrare nel bagno e poi tornare a letto per il solito massaggio del padre alla madre. Notò in particolare che Gaetano e Lorenza avevano dei peli sul pube. Giorno seguente: “Papà perché i grandi hanno dei peli tra le gambe?” “Veramente…penso per proteggere le parti intime come i peli sotto le ascelle.” “Lorenza questo lo ficco in collegio, è ossessionante, come le pensa tante domande strane, preciso sua nonna di cui porta il nome.” “Lascia stare la defunta, è un bambino che cresce e vuol sapere…” “Cresce e rompe i coglioni!” Per fortuna del padre, Pierino aveva fatto amicizia con una ragazza diciassettenne della stessa scala che frequentava il secondo anno liceo classico ed a lei si rivolgeva per avere delle spiegazioni in lingua francese. In fondo era una scusa, a Pierino Ginevra N. piaceva molto e la ragazza gli dava corda, era diventato un bel giovane, intelligente, curioso non come i suoi compagni di scuola che lei considerava sciocchi e viziati. Pierino si era accorto che Ginevra aveva una agenda su cui scriveva le date e l’ora degli appuntamenti di sua madre Diletta F. Con la curiosità alle stelle chiese a Ginevra il perché di quegli appuntamenti della madre. Ginevra se la cavò con: “Mia madre è consulente tributaria e dà consigli ai suoi amici.” Pierino non si convinse della risposta, talvolta Ginevra si alzava dalla sedia e faceva entrare degli uomini nel soggiorno che poi sua madre accompagnava in camera da letto. Ginevra capì che era meglio essere sinceri, d’altronde era convinta della serietà di Pierino e gli comunicò che sua madre, vedova, alla morte del marito era casalinga e il marito stesso non gli aveva lasciato dei soldi né aveva diritto a pensione e così…si arrangiava. Pierino rimase pensieroso e naturalmente ‘partì’ con una domanda: “E tu hai conosciuto qualche signore che ti ha fatto delle proposte?” “Ora non mi va di parlartene.” La palazzina di quattro piani in via Garibaldi a Messina era abitata prevalentemente da persone anziane e malate che non si interessavano dei fatti altrui ma la ‘vita’ di Diletta era a conoscenza di Gaetano che un giorno alla moglie. “Non so che pensare della frequenza di nostro figlio a casa di una che fa ‘marchette’, tu che ne pensi?” “Il ragazzo è amico della figlia, a noi non interessa quello che fa la madre o tu ci hai fatto un pensierino?” “Con un consorte meravigliosa come te non mi passa per la testa e poi non pagherei per quello che mi consente deliziosamente mia moglie!” Un ‘mah’ di Lorenza inficiò le affermazioni di Gaetano. Un pomeriggio Pierino si accorse che Ginevra era giù di morale, aveva delle occhiaie, forse la notte non aveva dormito, l’abbracciò e furbescamente: “Tu sei come una sorella maggiore, anche se sono giovane non mi ritengo uno stupido, a me puoi dire tutto quello che ti accade.” Ginevra allora confidò che una mattina non era andata a scuola perché sua madre le aveva chiesto di ‘far compagnia’ ad un suo amico ammiratore fervente della figlia. L’ammiratore fervente voleva una sola cosa dalla ragazza, facilmente comprensibile sborsando un compenso enorme intascato dalla madre, diecimila Euro! La persona non più giovane con pancia prominente, forte di aver sborsato quella somma notevole non fu molto delicato con Ginevra che era vergine, il dolore, non solo fisico, le perdurava. Pierino impietosito chiese a sua madre se potesse invitare a cena Ginevra che aveva qualche problema in famiglia. Diletta acconsentì, inutile dire la curiosità di Gaetano che accolse con un sorriso la ragazza. Ginevra al termine della cena, sdraiata sul divano del salotto sembrava più distesa. “Potresti essere mia figlia, quando hai qualche problema vieni a trovarmi, d’altronde mi sembra che tu dia qualche lezione a Pierino.” Poi avvenne un fatto non previsto: talvolta Diletta veniva ‘retribuita’ per le sue prestazioni, da parte di proprietari terrieri anche con beni in natura come frutta e verdura provenienti dai loro appezzamenti oltre che con polli, conigli e costolette di maiale, un ben di Dio. Pierino notò il fatto ed elaborò una strategia: suggerì di far offrire a sua madre, da parte di Ginevra, parte dei prodotti che, data la notevole quantità sarebbe andata perduta. A quella proposta Lorenza rimase perplessa e chiese un parere al marito il quale con faccia indifferente:”Fai come vuoi.” ma si capiva che lo zozzone avrebbe volentieri…Lorenza, aiutata da Ginevra, una domenica mise su un pranzo coi fiocchi, pranzo abbondantemente ‘innaffiato’ con del Lambrusco DOC di Reggio Emilia cui fecero onore tutti gli invitati ad esclusione di Pierino cui toccò mezzo bicchiere di vino annacquato con acqua minerale. La mattina successiva Diletta telefonò a Lorenza chiedendole il permesso da andarla a trovare. “Possiamo darci del tu Diletta, ti vedo giù di morale e, non ti offendere, un po’ invecchiata. Non voglio dire la solita frase trita e ritrita ma mettiti al posto mio, rimasta vedova senza un centesimo non son riuscita a trovare un lavoro decente, quello che mi proponevano aveva sempre da parte dei maschietti un sottofondo sessuale, alla fine di giornata di lavoro,stanca, avrei dovuto soddisfare il capo servizio o chi per lui allora ho pensato di farne una professione a casa mia, non giudicarmi, la mia vita è dura, gli uomini mi trattano come un oggetto, nessuna carezza, gentilezza o complimento, talvolta anche con disprezzo, son cose che tengo dentro di me ma che mi fanno male. Lei è fortunata, ha un marito…” “Cara Diletta, non è tutto oro…il signorino ogni tanto svicola con qualche ventenne o giù di lì e le fa dei regali togliendo ovviamente soldi alla famiglia, non ho il coraggio di confidarmi con mio figlio e…”Diamoci del tu, mi pare che siamo sulla stessa barca.” Le signore ogni mattina prendevano insieme il caffè poi una sigaretta e qualche affettuosità per ripagarsi delle mancate coccole dei maschietti, se ne fecero molte fra di loro sino a diventare tanto intime da finire sul lettone matrimoniale. Ambedue si guardavano un po’ stupite di quello che era loro successo ma, allorché erano lontane non vedevano l’ora di rincontrarsi, insomma una relazione! Ginevra decise che non avrebbe più aderito a richieste sessuali di qualche ‘maiale’, spesso coccolava Pierino che cominciò ad …alzare la cresta. Una mattina che Diletta era andata a fare spese al centro invitò Pierino a non andare a scuola promettendogli una novità. E che novità: sotto la vestaglia si fece trovare completamente nuda. Alla vista di quel corpo delizioso Pierino si accorse che un certo ‘coso’ era aumentato di volume, si spogliò in fretta, Ginevra lo invitò in bagno, lavò il ‘ciccio’ di Pierino che diventava sempre più voluminoso e se lo mise in bocca. Ci volle poco che il cotal ‘sputazzò’ il suo liquido in ‘ore’ a Ginevra che: “Ha un buon sapore, se ti va baciami i ‘fiorellino’, t’insegno io come si fa.” Conclusione? Quella delle favole? No, non tutti vissero felici e contenti perché Gaetano restò fuori dai ‘giochi’ consolandosi con qualche giovin pulzella ma pagandola profumatamente mentre gli altri seguitarono col loro ménage in buona armonia.