Pina Cresce.

Era il 31 marzo 1967 quando la dolce Giuseppina Milazzo aveva lasciato il comodo pancino della mamma per respirare l'aria marina della città di Messina dopo che un ostetrico, per dovere professionale le aveva accarezzato, non proprio dolcemente, il piccolo sederino suscitando la arrabbiata riprovazione dell'interessata.
Il lieto evento tanto desiderato dalla mamma Mara, figliatrice di razza, era stato accolto con gioia dal papà Gaetano, dal fratello Antonio, bel pupone grassottello e dalla sorella Anna detta 'chatte' (gatta) a causa del suo sguardo felino dei suoi occhi verdi che non promettevano nulla di buono per chi osasse contraddirla. La piccola Giuseppina, crescendo, era attenta a tutto quanto la circondava; sempre calma e sorridente si metteva in agitazione solo a stomaco vuoto ed a pannolino pieno.
I familiari accorrevano in gran fretta per evitare piagnistei udibili in tutto il palazzo. Una volta soddisfatta la baby riprendeva la normale tranquillità.
Riconosceva le persone che la attorniavano abitualmente ed alle quali distribuiva larghi sorrisi, non altrettanto bene cgli estranei accolti con pianti di ripulsa. "Gaetano come ti spieghi che tu e tua moglie, classici esemplari del tipo mediterraneo avete sfornato una figlia biondissima?
Gaetano, buono d'animo, attaccato alla religione sino allo spasimo, non accettava la provocazione con senso dello humor ed evocava lontani parenti di origine irlandese che sicuramente avevano contribuito a trasmettere le caratteristiche nordiche alla bimba. Mara dalla moralità ineccepibile, non accettava il sarcasmo e fulminava con lo sguardo truce l'improvvido irrisore.
Pina (come ormai chiamata da tutti) crescevta assai viziata, voleva far valere sempre il suo punto di vista talvolta con richieste decisamente stravaganti come quella di voler andare a passeggio di notte. Altra peculiarità, non apprezzata dai fratelli, era quella di cercare l'anima' dei giocattoli, compresi quelli di Antonio e di Anna con la conseguenza di ridurli in uno stato pietoso e di vedersi precluso l'ingresso nella comune sala giochi.
Un giorno scoprì un passatempo piacevole: a cavalcioni sulla sponda del lettino aveva provocato eccitazione nello strusciarsi il fiorellino con la conseguenza finale di una gradevole goduria alla quale, in seguito, ricorse spesso. Stranamente Pina, sin dalla prima volta, aveva accettato con piacere la novità di frequentare l'asilo; si trastullava con maschietti e con femminucce ma non aveva abbandonato la inveterata abitudine della sistematica distruzione degli altrui balocchi (i suoi erano diventati dei rottami) vezzo non apprezzato dai compagni di giochi.
Nemmeno le maestre erano immuni dalle sue burlette: una volta alla richiesta di una maestra di andare a prendere una palla rossa, l'aveva scelta di color verde ed aveva ripetuto lo scherzo tante volte sinché convinse la insegnanti che fosse daltonica. A casa mamma Mara ripetè l'esperimento e capì subito che la piccola rompiscatole aveva messo in atto uno dei suoi giochetti.
Altri problemi erano sorti allorché la deliziosa baby era stata iscritta alla prima elementare: abituata a svegliarsi dolcemente in tarda mattinata, rimpiangeva l'asilo giudicando Ia scuola elementare un motivo di disturbo delle sue buone abitudini. Mara come il papà Gaetano ed i fratelli dovevano essere presenti chi al posto di lavoro chi a scuola alle 8,30 orario che Pina giudicava antelucano.
La storia si ripeteva ogni mattina, Pina veniva appoggiata ed in seguito sbatacchiata sul divano del salone al fin di farle svanire il sonno.
Tale comportamento non aveva dato esito alcuno in quanto l'interessata riprendeva placidamente a dormire il sonno del giusto per cui un giorno Mara, esasperata, I'aveva adagiata delicatamente ma con decisione sul piano esterno della porta d'ingresso.
La mancanza del solito calore, non solo umano, svegliò di botto la piccola sfortunata che capì l'antifona e corse precipitosamente a farsi vestire, con le buone maniere... A Pina si potevano rimproverare tante manchevolezze ma non quella di essere una studentessa negligente. A scuola seguiva con attenzione le spiegazioni degli insegnanti, a casa era scrupolosa nel seguire i compiti assegnatele, i maestri erano entusiasti, i genitori piacevolmente sorpresi soprattutto la mamma che negli studi non era stata eccelsa (aveva preso dal padre).
La famiglia Miilazzo era inaspettatamente aumentata di numero allorché un implume passerotto, caduto dal nido, era approdato sul terrazzino di casa. "Dono del Signore" aveva chiosato papà Gaetano, "Rottura di scatole" aveva commentato la più pratica mamma Mara che vedeva aumentato il 'bordellino' in casa.
Ciccio Pupella (questo il nome appioppato al volatile dal buon Gaetano) cresceva circondato dalle affettuosità di Antonio e di Anna che lo imboccavano con una cannuccia, Ciccio li ricambiava con leggere beccatine sulle mani o sui lobi delle orecchie quando si arrampicava sulle loro spalle.
Talvolta veniva ristretto in gabbia per evitare che lasciasse in giro le sue 'fatte', evento non apprezzato dall'interessato che non si rendeva conto delle ragioni della sua prigionia.
Quello che però faceva più incazzare Ciccio Pupella era l'abitudine di Pina di prenderlo in mano e di portalo in bocca subissato di tanti 'bacini'. "Pina non mettere l'uccello in bocca, è un volatile" sentenziava Mara senza rendersi conto del doppio senso...Un giorno Ciccio Pupella, stanco dei continui 'bacini', adocchiata una finestra aperta, divenne uccel di bosco.
Pina cresceva bene in altezza, anche il seno le era cresciuto prosperoso al contrario della sorella Anna praticamente piatta. In comune le due sorelle avevano gli occhi ereditati dal padre, grandi e luminosi che cominciavano a truccare quando uscivano di casa di nascosto di mammina. A quindici anni per Pina il primo flirt con grande frustrazione della genitrice che era in costante lite condominiale con lo zio del prescelto: la  ragazza si era fidanzata con Tonino Marrazzo. Mara accampava sempre nuove scuse per impedire alla figlia di incontrarsi col boy friend, in verità non era facile in quanto Tonino era il classico bravo ragazzo, studioso, serio, ben educato, il suo 'difetto' era quello di essere il nipote di Giuseppe Marrazzo.
"Mamma non facciamo niente di male, ti prego fammi andare al cinema con lui."
"Ci mancherebbe pure che facessi qualcosa di male, vada per questa volta ma che non diventi un'abitudine."
Mara era giunta al matrimonio vergine ed aveva idee molto severe in fatto di sessualità. Per paura che le figlie facessero qualcosa di proibito rappresentava situazioni di pericolo come quella di essere considerate dalla gente delle poco di buono, di rimanere incinta di non potersi più sposare perché non più vergini.
La pillola anticoncezionale, poi, portava al tumore, il papà rincarava la dose affermando che i rapporti prematrimoniali rappresentavano un peccato mortale. Pina non andava al di là di casti bacini che però producevano in Tonino effetti prorompenti all'interno dei suoi pantaloni. Dubbiosa la baby si limitava a toccare il 'coso' al di sopra della stoffa ma col tempo, presa dalla curiosità, aveva acconsentito che Tonino 'lo tirasse fuori.'
Subito gli era parso mostruosamente grosso e decise che mai avrebbe permesso di farselo introdurre nel suo piccolo buchino. In seguito, innamorata più che mai,aveva acconsentito ad effettuare 'lavoretti' manuali ed infine anche 'orali', quest'ultima pratica aveva dei risvolti di sapidità abbastnza piacevoli ma c'era voluto del tempo per abituarsi. L'unica cosa che non apprezzava in Tonino e che non sapeva farla godere. Il boy, come molti suoi coetanei, aveva idee confuse sulla conformazione sessuale femminile, le sue mosse maldestre avevano convinto Pina a riprendere le buone abitudini acquisite da bambina. Una svolta nella vita di quest'ultima avvenne allorché giunse a scuola il nuovo professore di educazione fisica:.Durante l'ora di ginnastica  tutte le sue compagne di classe erano eccitate. Sandro Ridolfi proveniva da Ferrara ed aveva partecipato alle ultime olimpiadi nel corpo libero. Era stato eliminato al primo turno ma restava il fatto che poteva sfoggiare un fisico muscoloso, scattante e col petto con la classica forma di carapace di testuggine.
Abitava in una villa vicino al lago di Ganzirri di proprietà di suoi cugini, i Milioti, ricchi commercianti di vini. Il motivo di quel trasferimento dell'insegnatea a Messina non era dato sapersi ma, tutto sommato, non interessava nessuno o quasi.
Un giorno Pina, mentre giocava a pallavolo cadde a terra ed affermò di essersi fatta male ad una caviglia. L'insegnante Ridolfi ritenne opportuno prenderla in braccio ed accompagnarla con la sua auto al pronto soccorso. Dinanzi al medico di turno Melania non ricordò con sicurezza quale caviglia si fosse infortunata... "Professore sono pesante, si è stancato a tenermi in braccio?"
"Per ora mi sono stancato di farmi prendere in giro, ti accompagno a casa e vedremo quello che diranno i tuoi genitori!" "Professore non mi rovini, soprattutto mia madre la prenderebbe male, la prego...sono pronta a pagare pegno."
'Tradotto in parole povere quale sarebbe?""Quello di darmi il suo indirizzo di casa sua." "A che servirebbe?"
"Nella vita non si sa mai." Pina aveva buttato l'amo e vi aveva inserito un verme appetitoso, se stessa, si era stancata di un bambino, tale considerava Tonino e voleva concedersi nuove esperienze.
I giorni passavano inutilmente, Pina si sentiva offesa, non era una ragazza da buttare anzi...
"Professore mi si è acuito di nuovo il dolore alla caviglia."
"Il dolore non è un pochino più in alto?" Pina era diventata rossa in viso, per fortuna nessuna aveva potuto udire la conversazione, erano in fondo alla palestra. "Posso andarmene dopo che mi ha trattato da puttana?"
"Non era mia intenzione, ti chiedo scusa, tieni."
Sandro le aveva passato un biglietto con un numero telefonico l'indirizzo della sua abitazione a Ganzirri.
Pina doveva risolvere due problemi:
escogitare una scusa per allontanarsi da casa;
trovare un mezzo di locomozione per raggiungere Ganzirri da viale dei Tigli, non aveva la patente né tanto meno una macchina.
Soluzione:
‐copertura da parte di Margherita sua compagna di scuola;
una bicicletta procurata dalla stessa.La  baby percorse velocemente gli otto chilometri di distanza, senza per fortuna incontrare alcun impiccione parente o amico che fosse.
Sandro era dinanzi al cancello della villa ad aspettarla, prese la bicicletta e la depositò nel garage fuori della vista di estranei.
"Che bel posto, vorrei visitare il giardino, da fuori sembra magnifico."
Il professore non fu particolarmente felice della richiesta che considerò improvvida ma non fece commenti.
Pina ebbe modo di ammirare i prati all'inglese, le siepi ben tenute, gli alberi di alto fusto, le terrazze che degradavano verso il lago ed infine da una gabbia  isolata.
Furono accolti da un 'cornuto' parola pronunziata da un bell'esemplare giallo e nero di pappagallo.
"Vedi questo è il pierino della specie, è un pappagallo indiano che, oltre che alle parolacce apprese da un giardiniere palermitano, imita in maniera perfetta tutti i suoni. Sto scass...c...zzi in passato ha fatto impazzire un po' tutti: col suo trespolo era stato piazzato all'ingresso della villa. Aveva imparato così bene ad imitare lo stridio del cancello che, ad ogni sua performance, qualcuno andava a controllare. In ultimo è stato sgamato ed immediatamente esiliato fra gli altri uccelli."  In casa,  si avvertiva la mano di un architetto, gli alti muri erano rivestiti con marmi pregiati, i mobili di legno massiccio erano di fattura antica, ben restaurati, tutto dava l'idea di opulenza e di buon gusto.
"Questa è la mia stanza arredata con arte povera ma l'ho migliorata con un televisore maxischermo e con un home thèatre. Poco dopo infatti la stanza fu inondata da una musica romantica.
Sandro prese Pina fra le braccia iniziando a ballare ma per modo di dire in quanto non si spostava da una mattonella, si francobollò sul suo corpo mentre le mani presero a strizzare violentemente le natiche di Melania che poi si trovò in bocca un grosso 'randello' che le impediva di respirare. Per ultimo dovette assaporare una spuma acida che nulla a che fare aveva con quella di Tonino. La signorilità e lo stile non erano di casa dalle parti di Sandro abituato più a trattare con professioniste del sesso.Pina andò in bagno a vomitare, era stralunata.
"Ti senti male?"
'Tra poco ti sentirai male tu, maledetto maiale" e prese in mano un grosso candelabro. L'insegnante di ginnastica fece ricorso a tutte le sue qualità di atleta ed approdò velocemente al piano di superiore, non riusciva a capacitarsi del comportamento della ragazza, talvolta le donne...
Pina in bagno di riempì la bocca di dentifricio per cercare di eliminare quel cattivo sapore, in garage prese la bicicletta e via a casa di Margherita alla quale raccontò gli ultimi avvenimenti ed insieme concertarono di riferire tutto al preside il giorno seguente.
Il professor Pugliatti le accolse col solito sorriso che sparì presto dalla sbocca allorché apprese le malefatte del professor Ridolfi.La versione dei fatti di Pina era un pò 'pro domo sua' ma fu creduta in toto. Dopo quattro giorni il professore di ginnastica Sandro Ridolfi andò a mostrare il suo carapace in un'altra scuola d'Italia trasferito d'ufficio dal Ministero della pubblica Istruzione, pare che avesse avuto altro analogo incidente a Ferrara...