Pina In Congresso

Il rumore delle ruote e il dondolio del treno cullavano Alberto, (Al per gli amici), gli facevano provare una piacevole sensazione di rilassamento. Abbandonato sulle ginocchia il libro che stava leggendo, s’immerse nei suoi pensieri: cosa aveva potuto mutare un sentimento di simpatia in qualcosa di più profondo? Arduo darsi una risposta, non riusciva a comprendere cosa fosse cambiato in lui tanto da avere sempre dinanzi agli occhi l'immagine di quella persona, di avvertirne costantemente la presenza, di camminare fra la gente come avvolto in una nuvola che lo estraniava da tutti facendogli percepire la sua aura sempre vicina. Una sensazione eccitante ma anche dirompente perché occupava tutto il suo spirito sino a sfinirlo.
Negli ultimi tempi l'aveva osservata più attentamente: l'avevano colpito le labbra deliziose truccate in maniera non eccessiva, assolutamente non volgari. Gli occhi erano specchio del suo stato d'animo: luminosi quand'era allegra, sognanti al pensiero di suo figlio, tetri quand'era amareggiata, impenetrabili quando ergeva un muro dinanzi ad interlocutori indisponenti.
Questa era Pina.
Finalmente Al giunse a Verona, un taxi, l'arrivo in albergo.
“Vorrei una stanza matrimoniale ed anche vedere il libro delle presenze.”
“Signore, è assolutamente inusuale ed anche proibito e poi abbiamo un convegno di bancari... faccia presto.”
Il portiere aveva rapidamente cambiato opinione dopo aver intascato un cinquantino.
Scelta la stanza al piano desiderato (quello di Pina), una rapida rinfrescata e Alberto approdò nella hall. Vide madame che stava conversando con due signore, che fare? Intuizione, si recò nella sala da pranzo che i camerieri stavano allestendo per la cena. Girando fra i tavoli, Max prese visione di quello riservato a Pina e a suoi colleghi.
“Cameriere, vorrei un tavolo vicino a questo.”
“Impossibile signore, son tutti prenotati... quasi tutti questo è libero.” Il solito cinquantino lo aveva ammorbidito.
Al, volutamente, si recò a cena in ritardo rispetto agli altri commensali e si posizionò in modo di poter osservare Pina di profilo. Nel di lei tavolo c'erano tre signori di mezza età, suoi colleghi, sorridenti, disponibili, loquaci, speranzosi di piacere, patetici! Pina aveva stampata in viso l'espressione sua tipica per quelle occasioni: sorriso a mezza bocca e sguardo divertito.
Finito di cenare si alzò imitata dai commensali: “Signori sono stanchissima, a domani.”
Al, per non dare nell'occhio, fece passare un po’ di tempo prima di alzarsi a sua volta ma non riuscì a raggiungerla, si ritirò nella sua stanza.
Squillo del telefonino: “Caro fra mezz'ora da me, la porta è socchiusa.”
Doccia veloce, dentifricio profumato, pigiama di seta. Tutto a posto Al si rimirò nello specchio, l'immagine riflessa era di suo gradimento.
Mai una mezz'ora gli era sembrata così lunga, controllava continuamente l'orologio e, finalmente, scoccato il tempo, a passi veloci raggiunse la camera di Pina, ci si infilò colpito dal buio che vi regnava, solo una lamina di luce filtrava da sotto la porta del bagno.
A tentoni raggiunse il letto e si pose una domanda amletica: “Dove era abituata a dormire, a destra ovvero a sinistra? Resosi conto dello sciocco interrogativo, Al si rispose da solo nella lingua madre: “Ah fregnone, pensi che sto pezzo de gnocca è venuta qua pé 'n riposino? Se po’ da esse più 'mbecille?” Il romanesco potrà pure essere volgare, ma è sicuramente efficace!
La porta del bagno finalmente si aprì, la figura di Pina emerse in controluce fasciata in un delizioso baby doll che ne sottolineava la snella figura. A contatto col suo corpo Max fu inebriato dal profumo sensuale della sua pelle.
“Accendo l'abat jour, voglio parlare con mio figlio.”
“Mamma, tutto bene, passami Alessandro... Mammina vuole darti tanti bacini prima di dormire, come stai?”
“Io sto a letto con la nonna, tu con chi dormi?”
“Cosa dice mammina, sono sola... buona notte.”
Pina aveva spento la luce ma era rimasta di spalle, Max imbarazzato non sapeva come comportarsi, la sentiva singhiozzare sommessamente, tremava un po’ e si era coperta il corpo col lenzuolo. Ad Alberto non restò che ritirarsi nella sua stanza, malvolentieri, in considerazione anche del notevole incazzamento di 'ciccio..'.
Quella notte Al cercò di leggere un libro giallo, lo riprese più volte ma, infine, l'incolpevole libro fu sbatacchiato malamente contro un muro.
Il giorno seguente, l'amata era occupata col congresso in una sala dell'albergo; Al gironzolò nei dintorni dell'edificio ma non trovò nulla d'interessante o, forse, non era dell'umore adatto per apprezzare alcunché.
All'ora di pranzo madame era seduta al tavolo con i soliti signori in verità piuttosto perplessi: non li degnava nemmeno di uno sguardo, mangiava silenziosamente con il viso abbassato.
Il pomeriggio passò con Pina impegnata in una riunione e con Al spaparanzato in una poltrona della hall a leggere i giornali.
Durante la cena la dama sembrava essersi ripresa, per la gioia dei commensali era diventata più loquace e sorridente. Al si alzò dal tavolo e vide che lei lo seguiva con lo sguardo.
In camera si sentiva come un pugile suonato, si era innamorato come uno studentello, quel sentimento gli faceva paura non l'aveva mai provato così profondamente... Il suo telefonino squillò: “Fra dieci minuti sono da te.”
Al aveva lasciato accesa la luce del vano del bagno, la stanza era in penombra quando l'agile silhouette della benamata si stagliò per un attimo nella porta d'ingresso contornata dalla luce del corridoio, entrò con passo ancheggiante, si sdraiò sul letto dando le spalle a Al ma non ebbe il tempo di girarsi ché sentì qualcosa di consistente penetrarle fra le cosce, quel qualcosa sollecitava sempre più il clitoride. Il suo cuore cominciò a batterle violentemente, si dimenava per far aumentare il piacere. Al la girò supina, incollò le sue labbra su quelle della morbida 'gatta', il piacere di entrambi era alle stelle, Al salì con la bocca sempre più in alto: il pube, l'ombelico, le morbide tette, il collo e infine la bocca. Un bacio violento, appassionato sempre più profondo. Tata assaporò per la prima volta il sapore della sua 'gatta', sapore trasportato dalla bocca di Al, una sensazione particolare mai da lei provata. Si vendicò prendendo Ciccio in bocca mordendolo piuttosto rudemente, a lei, talvolta, piaceva esercitarsi in qualche dispetto erotico per poi ridersela fragorosamente, si faceva perdonare quella marachella col suo delizioso sorriso.
Si era di nuovo scatenata, la sua natura passionale la portò a prendere l'iniziativa e a sottomettere Al cavalcandolo con movimenti circolari del bacino per fasi penetrare più profondamente, il suo punto 'G', fortemente sollecitato, la faceva fremere di piacere sin quando una nube di voluttà non la avvolse completamente. Al la mise supina, la penetrò di nuovo con forza sin quando inondò la vagina con la sua calda spuma. Pina riuscì a prolungare il piacere e a raggiungere un nuovo orgasmo più travolgente del primo.
Pian piano i sussulti cessarono, Al si rialzò. Tata rimase inerte senza più forze a gambe divaricate.
Quello fu l'unico loro rapporto intimo. In seguito s’incontrarono in compagnia dei relativi coniugi, mai un cenno, mai uno sguardo d'intesa, dentro di loro un sogno appagato, un ricordo dolcissimo, il loro segreto.