Piove A Roma

Quando a Roma piove, piove di brutto. Eros Modigliani era uscito dal suo studio di consulente tributario in via Volturno per raggiungere un garage in via Lanza dove ogni giorno  posteggiava la sua Volkwagen Tiguan. Aveva acquistato l’auto  presso il concessionario di quella marca Vinicio Gallozzi suo amico sin dai tempi scolastici. “Per la città ti farebbe comodo una Up, è meno ingombrante, me la pagherai quando vuoi.” Il buon Eros per raggiungere il garage si era bagnato  come si dice in gergo come un pulcino, prima di uscire dallo studio non aveva guardato fuori e non si era munito di un ombrello. Finalmente arrivato a destinazione “Dottò fori piove.” Romolo Giusti il proprietario del garage si era espresso con  ovvietà, “Non me n’ero accorto…”Eros due anni prima si era laureato in  Economia e Finanza  all’università ‘Guido Carli’, i suoi genitori abitavano a Sperlonga, col loro aiuto finanziario aveva acquistato un trilocale a piazza Ragusa a Roma accollandosi un mutuo estinguibile in vent’anni conseguenza: niente acquisto della Up. Il giovane  era stato fortunato in quanto il giorno della laurea con Centodieci e Lode all’Università era stato avvicinato da un signore piuttosto anziano: “Sono Marsilio Bersani titolare di un Studio Tributario, è mia intenzione lasciare le redini  dell’ufficio ad un  giovane capace, tu mi dai affidamento, questo è il mio biglietto da visita, vieni a trovarmi lunedì mattina per sistemare tutte le scartoffie burocratiche indispensabili per farti diventare mio socio,  è ora che vada in pensione.” Eros pensò: “Che botta di…  aver trovato subito un impiego.” Il lunedì mattina un altro evento fortunato, aveva reperito un garage abbastanza vicino allo studio. Il giorno prescelto si presentò al dottor Bersani: “Sono qua, spero di non deludere le sue aspettative.” Eros non deluse il dottor Marsilio, nel giro di poco tempo aveva imparato i trucchi del mestiere soprattutto quelli che attirano i ricconi  vogliosi di pagare il meno possibile di imposte (tradotto in altri termini esportare la loro moneta in paradisi fiscali.) Il sabato, giorno in cui lo studio era chiuso Eros lo dedicava a sistemare la sua abitazione con mobili moderni, quello che gli mancava era una presenza femminile. Gina Bentivoglio, la segretaria dello studio era ultra cinquantenne ed in ogni caso Eros aveva percepito il senso di uno scritto  dello studio: ‘Non mescolare mai piacere e lavoro.’ L’aforisma, vergato su una piccola ceramica forse era un memento a se stesso del dottor Bersani. Col tempo l’azienda era passata completamente nelle  mani di Eros, il titolare, lasciato vuoto  l’appartamento di sua proprietà situato sopra lo studio si  era ritirato in una casa di riposo con tutti i confort, giardino compreso, voleva godersi la terza (o la quarta) età. Il lavoro seguitava ad aumentare, Eros comprese che aveva bisogno di un aiutante. Si presentò all’Istituto Tecnico Commerciale Botticelli, in segreteria apprese i nominativi dei giovani diplomati a giugno. Marco Mazzarini secondo quanto riferito dalla segretaria della scuola era uno studente modello però in conflitto perenne con la professoressa di italiano zitella secca di fisico e di colorito giallastro. Famosi erano stati  i loro litigi. Quello che più fece ridere l’intero corpo docente era stato quello di un tema dato dalla insegnate agli alunni: ‘Marzo, sta arrivando la primavera.’ Marco non si fece sfuggire l’occasione per prendere per i fondelli l’insegnate: ‘Marzo? M’arzo, me lavo, pjio er latte e vado a scola.’ Era troppo. L’insegnate riportò il fatto al preside che dopo essersi fatto un bel po’ di risate si limitò a redarguire l’alunno. Questo era Marco. Eros lo convocò per telefono nello studio esattamente come anni prima era accaduto a lui. Il giovane sin dall’inizio si dimostrò capace e volenteroso. Una mattina:“Dottore mi sono accorto che sopra lo studio c’è un  appartamento sfitto, io convivo con mia madre vedova e con Letizia mia sorella, che ne dice di interpellare il padrone per comprendere se intende affittarlo alla mia famiglia?” “Ci penserò.” Una mattina era entrata nello studio, travalicando la segretaria una signora truccatissima, media età dal fare ‘spiccio’: “Sono la marchesa Eleonora Fiumara, in passato avevo a che fare col dottor Bersani, non so se lei sia alla stessa altezza!” “ Eros Modigliani, altezza uno e ottanta, il mio predecessore mi sembra essere alto un metro e settanta.” “Non faccia lo spiritoso con me, potrei ritirare tutto il mio malloppo dallo studio.” Eros localizzò il patrimonio notevole della signora, era nella maggior parte investito in banche Honduregne. “Signora marchesa l’Honduras è un po’ lontana, ci vorrebbe del tempo…” “Ho capito, ritorniamo al principio: io sono…” “Gentile marchesa venga al dunque, sono disponibile alle esigenze dei clienti ma…” “Vengo al dunque, un mio amico e vostro cliente mi ha soffiato quella che potrebbe essere una vostra come dire ‘defaillance’ conservando il carteggio mio e quello di altri clienti  in ufficio se venisse la Finanza per un controllo sarebbero guai, deve trovare un'altra soluzione.” “Ritengo che lei abbia ragione, le farò conoscere le mie decisioni.” “Intanto che ne dice di offrirmi un pranzo, ho intravisto qui vicino una trattoria, le preferisco ai grandi ristoranti, tutto fumo e niente arrosto!” “Gina sto andando in trattoria con la signora marchesa, avvisa per favore Marco della mia assenza, se ha bisogno di me usi il telefonino.” All’ingresso il proprietario del locale, un panciuto signore di mezza età li invitò ad entrare, Eros era un cliente abituale. “Dottore benvenuto, mi fa piacere che abbia portato anche sua madre.” “Bruttu asinu  ésti orbu, sugno la marchesa Fiumara…” “Mi scusi signora marchesa, con la vecchiaia mi sta calando la vista, per il menù ci penso io come faccio sempre col dottore.” Eros more solito non perse la calma ed il sorriso. “Vedrà che Giorgio si farà perdonare la gaffe con un pranzo coi fiocchi.” Giorgio si fece perdonare anche non facendo pagare ad Eros il conto. All’uscita dal locale Eleonora barcollava un pò, le aveva fatto effetto il vino dei Castelli Romani. Eros la fece salire con fatica sul sedile posteriore della sua auto, quando la signora si allungò ed alzò la gonna  apparve una foresta nera, la contessa non aveva indossato le mutande! Sotto casa Eros col suo aiuto la fece scendere dall’auto per poi entrare nell’ascensore,  fortunatamente non incontrarono altri inquilini. Dentro casa Eleonora parve riprendersi: “Dov’è il bagno?” Nella toilette Madame si tolse il vestito, rimase completamente nuda non aveva indossato nemmeno il reggiseno. Dopo un lavaggio ai ‘gioielli’ Eleonora si presentò in camera pronta alla pugna. “Vediamo quello che sai fare, non è che sei frocio?” “Non sono omosessuale.” Eros  dimostrò a lungo la sua vigoria sessuale, era a stecchetto da vario tempo.”Cazzo non pensavo che l’avessi tanto grosso, mi fanno male la fica e il  culo! Accompagnami ad una stazione di taxi, ciao, non ti dico a presto, a me piace cambiare spesso i cazzi.” Alla faccia della signorilità Eleonora era proprio sboccacciata ma su un punto aveva ragione, occorreva nascondere in un posto sicuro la corrispondenza con l’estero dei clienti. La mattina successiva entrando nello studio: “Marco vieni nel mio ufficio.” Si ‘allargò’ facendo suo il rilievo della marchesa: “Ho pensato che nella nostra contabilità riservata ci sia un ‘errore’, i Finanzieri in sede di controllo potrebbero accertare dove sono finiti gli investimenti irregolari dei nostri clienti, penso che la cosa migliore sia quella di depositare il tutto in una cassetta di sicurezza della nostra banca magari a nome  di Gina.” Giusta l’idea, sbagliato il nome dell’intestataria, si potrebbe facilmente attraverso il cognome Bentivoglio risalire alla nostra segretaria, che ne dici di intestarla a mia madre?” “Tutto sommato è una buona idea, accompagnala in studio.” “Verrà anche mia sorella Letizia.” Le due donne Gemma Marchetti e la figlia si assomigliavano molto, sembrano due sorelle.” Dentro di sé Eros pensò che se avesse dovuto scegliere sarebbe stato in imbarazzo, ambedue erano…scopabili. Gemma fu messa al corrente del suo ruolo nel carteggio dell’ufficio del figlio. Il lunedì  si recarono tutti nella banca fiduciaria, incontrarono il direttore Manlio Richetti che, alla richiesta di affittare un cassetta di sicurezza a nome della sconosciuta Gemma Marchetti non fece una piega, alzò solo un sopracciglio, aveva compreso l’inghippo. “Data la grandezza della cassetta che voi desiderate affittare il prezzo sarebbe mille Euro, per la ditta Modigliani Mazzarini un decimo, cento Euro.” All’uscita dalla banca: “Mamma io e Letizia andiamo in giro per fare delle compere, fatti accompagnare a casa da Eros.” “Gentile signora, suo figlio non ha specificato in quale casa debba accompagnarla, che ne dice della mia?” Gemma sorrise, forse era stato tutto programmato, senza forse. “È un appartamento ordinato però si vede la mancanza di stile femminile, le debbo confidare la mia situazione delicata, Marco ci ha lasciati soli con la speranza che facciamo …amicizia, mio marito è morto anni addietro, mi sono innamorata e sono divenuta l’amante di un uomo più giovane di me Damiano Giordano che ho scoperto in ritardo essere figlio di Rocco un boss dell’ndrangheta calabrese a Roma per…affari. Ho ricevuto da lui molti regali, è ricco anche se la ricchezza è di dubbia provenienza. Suo padre non accetta il nostro legame, avrebbe preferito che suo figlio sposasse una ragazza del suo entourage: ‘può essere tua madre’ ha così sfogato la sua rabbia Rocco Giordano, la mia vita è un inferno, in passato ho scoperto un investigatore privato che chiedeva mie notizie alla segretaria della scuola dove insegno, forse lei potrebbe aiutarmi.” Eros rimase colpito dalla storia di Gemma: “Cosa posso fare per aiutarla?”  “Io un’idea ce l’avrei ma ci andrebbe di mezzo mia figlia…” “Ne parli con lei, io sono disponibile.” La situazione che aveva progettato Gemma era quella di fare incontrare Letizia con Eros per un falso loro fidanzamento,  il capo bastone calabrese a quella notizia si sarebbe quietato. Letizia anche per il bene della madre accettò la proposta, in fondo  Eros era di bell’aspetto, piacevole, serio. Anche a  Damiano cui pesava il suo legame  amoroso, apprezzò l’aiuto di Eros. La situazione si evolse come progettato, nel frattempo che i due amanti si ‘intrattenevano’, il padrone di casa cercava di fare il disinvolto con Letizia ma si vedeva che erano ambedue imbarazzati. “Un giorno la ragazza: “Eros ma tu come stai a donne?” “Benissimo ce n’ho una davanti a me con cui amerei stringere un’amicizia profonda.” Ci volle del tempo, prima che i due arrivassero  all’intimità, ‘Il tempo è un grande autore, scrive sempre un finale perfetto.’ L’aforisma di Charlie Chaplin si dimostrò veritiero, Marco si fidanzò ufficialmente con Letizia, il capo bastone Rocco Giordano fu felice per quella conclusione. Letizia mise al mondo un bel pupo  cui fu imposto il nome di Marsilio in onore del titolare dello studio il quale fece da padrino al battesimo del piccolo.  Non sempre risponde a verità il detto latino: ‘Fortuna audaces iuvat’ Pensandoci bene Eros e Marco avevano raggiunto i loro obiettivi senza alcuna loro ‘audacia’.