Pizza di tutte le misure

Loredana Giuffrida non era particolarmente allegra anzi non lo era proprio per niente, d'estate il caldo a Roma era fastidioso anche per una catanese come lei studentessa universitaria al primo anno della Facoltà di Medicina presso l'Università UniCamillus. Suo padre Alfio, vedovo, proprietario di supermercati a Catania, le aveva prenotato in affitto un appartamento in via Nomentana 391 vicino all'Università al fine di evitare che la vivace figlia usasse l'auto come in un circuito automobilistico, a Catania con la sua Mini Cooper non faceva altro che collezionare contravvenzioni stradali. La baby aveva appena licenziato il boy friend romano studente della sua stessa facoltà. Gigi Mancini detto 'er cédola', (aveva la non buona abitudine di essere uno scroccone), mostrava anche un altro difetto, era il tipo che voleva andare subito al 'dunque' senza il minimo romanticismo. "Brutto stronzo mi hai preso per un mignotta, vai a fare in culo!" E così una sera d'estate Lory, irata a' patri numi giunse dinanzi al locale di una grande pizzeria, sopra l'ingresso un cartellone particolare: 'Pizza di tutte le misure', scritta che ovviamente aveva portato molte persone a fare del facile umorismo ma che aveva convinto Settimio Severo, il titolare a non cambiare denominazione, quella intestazione aveva attirato l'attenzione dei buontemponi che per il suo nome lo avevano soprannominato 'imperatore', l'interessato non aveva compreso il perché, a suo tempo aveva conseguito solamente la licenza elementare prima di emigrare a Roma dal natio paese Montecarotto in quel di Ancona. Michele Baldoni, suo nipote da parte di madre era ad un bivio, conseguito a Jesi il diploma liceale aveva due possibilità: iscriversi all'università oppure accettare la proposta dello zio di andare a Roma a fare il pizzaiolo. Non particolarmente attratto dallo studio e soprattutto per lasciare il paese di nascita accettò l'offerta e, imbarcatosi due giorni dopo a Jesi sul treno Ancona ‐ Roma si presentò in via dei Parioli 81 dove lo aspettava lo zio. "È un piacere averti qui, sono stanco di questo lavoro, non ti dico tutte le mie patologie, da subito ti metterai all'opera, ti conosco come un giovane in gamba, imparerai presto il mestiere. Queste sono le chiavi, vai nel mio appartamento sopra la pizzeria, ci sono due camere per gli ospiti, ognuna con bagno, sistemati, domattina alle nove presentati al lavoro." Michele era entusiasta di abitare nella capitale, nella pizzeria aveva un sorriso per tutti i clienti, soprattutto per le clienti che con gli sguardi apprezzavano il fisico del giovane. Loredana una sera, incuriosita dal cartello della pizzeria entrò nel locale e trovò tutti i posti occupati, si guardò intorno, incontrò lo sguardo di Michele: "Signorina aspetti un attimo, un cliente ha appena pagato il conto e sta per uscire." "Poco dopo: "Che genere di pizza preferisce?" Intanto cercava di far girare la pasta in alto come un vero pizzaiolo napoletano. "Sono Michele Baldoni, lo consiglio una Capricciosa, non è un'allusione a lei, cercherò di non bruciare la pizza, sono ancora agli inizi come pizzaiolo, come bevande le sconsiglio quelle a base di Cola, preferibili le spremute." Sono d'accordo, gradirei un succo di melograni." "Vorrei aspettarla sin quando avrà finito il suo lavoro, si è fatto tardi e non vorrei fare brutti incontri." La giustificazione poteva essere accettabile, la verità era un'altra, Lory voleva una compagnia maschile di suo gusto, l'aveva trovata. A mezzanotte, abbassata la serranda Michele prese sottobraccio Loredana che non reagì, anche nella penombra era attratta dal viso mascolino del giovane ed anche dal suo profumo personale. "lo abito con mio zio Settimio in un appartamento sopra la pizzeria, dove ti debbo accompagnare, ho qui fuori la Panda dello zio." "Via Nomentana 391". Giunti dinanzi al portone: "Ciao cara, quando vorrai sono a tua disposizione." Loredana era interessata al giovane ma per non apparire troppo 'facile' la prima volta lo salutò: "Quando avrò di nuovo voglia di pizza so dove trovarti." La ragazza, stanca di studiare la sera seguente ebbe voglia di pizza. "Caro sono Loredana, ho lasciato la mia auto davanti alla pizzeria, vienimi a prendere." Dopo mezz'ora Michele giunse davanti al portone dell'abitazione della ragazza, un inaspettato bacio in bocca l'accolse: "Ci speravo..."Dentro la pizzeria: "Zio stasera sono di libera uscita te la dovrai cavare da solo." Roma illuminata era agli occhi di Loredana veramente splendida, nella macchina di Michele stava abbracciato a lui quando squillò il telefonino: "Lory dove sei?" "In una Panda in giro per Roma." "Finalmente ti sei convertita ad un'auto normale." "Quando mai, ti sto rispondendo col mio telefonino tramite il bleutooth installato nell'auto del mio fidanzato." "Quale fida...fidanzato?" "Caro paparino non ti vuoi render conto che tua figlia sta crescendo, se lo desideri vieni nella Capitale, puoi portare con te la tua fidanzata." Quale fidanzata abbiamo lit...non ho fidanzate!" "Sei il solito, sai come raggiungermi, la Maserati ha il navigatore satellitare, non avrai problemi, a presto." Nel frattempo i due giovani erano diventati intimi, Michele la prima volta era stato molto delicato, aveva portato Loredana ad assaporare orgasmi deliziosi mai provati in vita sua, si stavano innamorando. Alfio aveva imbarcato la Maserati a Messina su un traghetto per sbarcare a Villa San Giovanni poi autostrada verso Roma. A metà strada chiamò la figlia col telefonino: "Cara questa autostrada è un disastro, doppi sensi di marcia, traffico a rilento, gabinetti degli autogrill sporchi..." "Papà non fare il lamentoso, non siamo in Svizzera, c'è qualche altro motivo per il tuo malumore?" "No o meglio si, ho una figlia che adoro ma che mi dà tante preoccupazioni." "Anch'io ti adoro specialmente quando metto mano alla carta di credito!" "Non fare la cinica, m'è venuta una preoccupazione non è che..." "Dilla tutta, ti piacerebbe diventare nonno?" "Che male ho fatto? La tua povera madre prima di morire mi ha raccomandato di..." "Non andiamo sul patetico, a Roma ti farò divertire, ho tante belle e disponibili compagne di università, spingi sull'acceleratore, stasera per festeggiare il tuo arrivo ti offrirò una pizza fatta dalle magiche mani di Michele." Alfio non fece più domande sino all'arrivo in via Nomentana dove dinanzi al portone l'attendeva la beneamata figlia. "Papà ti vedo stanco ed invecchiato!" "Mi sei mancata molto, che ne dici se mi trasferisco anch'io definitivamente a Roma?" "Che domande, sei e sarai sempre il mio paparino adorabile!" Entrando nell'appartamento della ragazza in camera da letto sul matrimoniale c'era un baby doli rosa molto corto. "Non è che avrai freddo con quella camicia da notte!" "Quando ho freddo mi strofino con Michele, contento...la camera degli ospiti è in ordine, Gaia la fantesca è brutta ma ordinata ed in cucina se la cava bene, diventerai un porcellino!" La conoscenza fra suocero e genero avvenne la sera successiva in pizzeria, solo una stretta di mano, i due conoscevano i rispettivi nomi. "Papà niente Coca Cola, equivale a tredici cucchiaini di zucchero, il diabete è dietro l'angolo!" "Una figlia rompi è davanti a me!" "Signor Alfio mi fa piacere la sua venuta a Roma così avrò qualcuno con cui dividere le paturnie di Loredana." Un tran tran si era stabilito fra i tre sino alle vacanze estive quando chiusa l'Università Loredana: "Papà è intenzione di Michele di tornare a Montecarotto dove il clima estivo è più fresco, ti aggreghi a noi?" "Mi sono informato, nelle Marche si mangia da Dio soprattutto salumi, cappelletti e formaggi." Il 'treno' delle due auto si mise in moto alle nove del due luglio, Entrata in autostrada al casello Flaminia est, prosecuzione sino all'uscita di Ancona nord poi Jesi, Pianello, Moje, Montecarotto. Arrivo in via Angeli, l'abitazione a tre piani era una ex casa colonica rimodernata. Al posto della stalla il pian terreno adibito a garage ed a deposito attrezzi, al primo piano tutti i servizi, al secondo camere da letto con annessi bagni. Nella mansarda una piccionaia dove tubavano tanti piccioni sia stanziali che di passaggio, era un albergo per volatili. I tre furono accolti con grandi feste dalla nonna Vincenza unica della famiglia rimasta in vita, nell'abitazione soggiornavano anche Beppina Ballarin una cameriera veneta arrivata non si sa come a Montecarotto, c'era anche la figlia Simonetta belloccia, ventenne che studiava all'Università di Ancona. Dopo le presentazioni ed i complimenti di rito pranzo per i cinque preparato da Beppina informata via telefono dell'arrivo dei tre. C'erano armadi e letti per tutti, la notte un cielo stellato, lungo i campi tante lucciole (quelle vere) ormai quasi introvabili in campagna. Non mancava nemmeno la compagnia dei grilli col loro cri cri, i galli e le galline già da tempo riposavano nel pollaio. La serenità del luogo colpì soprattutto Alfio non abituato a vivere in campagna, il signore prese ad interessarsi a Simonetta chiedendole notizie sui suoi studi non omettendo di informarsi sui suoi fatti personali tipo: sei fidanzata, ti senti più veneta o marchigiana? Michele e Loredana 'ammiravano' da lontano la strategia del rispettivo padre e suocero. I polli la sera andavano 'a letto' molto presto come da detto popolare, la mattina avevano la non buona abitudine di dar la sveglia a tutti al sorgere del sole soprattutto i galli, con i loro ripetuti chicchirichì non prevedendo che presto sarebbero finiti in pentola! Simonetta ricordò ad Alfio un verso di Dante: 'Temp'era dal principio del mattino.' Beppina e Simonetta avevano preso a confezionare i famosi cappelletti che più tardi finirono in pentola cotti nel brodo del povero gallo. Venne l'autunno, il clima di Montecarotto divenne più frizzante, un gran caminetto riscaldava la sala da pranzo, serviva anche a cuocere la cacciagione che un paesano munifico vicino di casa gentilmente regalava loro, sul fuoco c'era anche una pentola con della polenta (memento della veneta Beppina) e al girarrosto tanta carne di pollo, per i galli quell'abitazione era proprio funesta! La sera a letto? Problema risolto con il prete e con la monaca, niente di quanto dicono i due termini: il prete era una costruzione in legno con quattro assi uniti da due quadrati pure in legno, su quello inferiore veniva posta la 'monaca', un contenitore in argilla con dentro della brace per riscaldare le lenzuola. Molto era mutato nel menage della famiglia 'allargata', Simonetta e Loredana frequentavano l'università di Ancona accompagnate a turno da Michele o da Alfio con la Maserati. Un giorno Alfio comunicò via telefono a Peppina che aveva avuto un guasto all'auto e doveva gioco forza rimanere ad Ancona con Simonetta. Così iniziò la 'storia' fra i due, ormai nessuno faceva più tanto caso alla differenza di età fra i due conviventi, Alfio fece di più, a Montecarotto aprì un supermercato approvvigionandosi sia con merce locale che con prodotti famosi. Ebbe un gran successo anche in campo personale, durante il pranzo natalizio annunziò la sua prossima paternità con grandi battimani da parte dei presenti. Mancava solo nonna Vincenza che, secondo il sacerdote che in chiesa aveva celebrato il funerale aveva reso l'anima a Dio. Michele da buon ateo si domandò cosa ci facesse il Signore di tante anime bah...A Settimio venne il magone pensando alla sua Roma, d'impulso prese la decisione di ritornare nella capitale con Simonetta e col figlio Romolo. Morto Settimio il nuovo proprietario di guardò bene dal cambiare nome, era diventata un'attrazione. I quattro talvolta si recavano in pizzeria ma il sapore della pizza non era lo stesso di quello di una volta di 'quando c'era lui', questo pensiero ricordò un detto nostalgico fascista.