Priapo ardimentoso

Io non ce l’avrei mai fatta, lui invece non se ne curò per nulla. Prese la parola, nel corso di una riunione plenaria del CdF, perfino con la fila mancante, sopra e sotto, di canini e incisivi per una drastica cura odontoiatrica. Più che un discorso sembrò uno zufolare intermittente ma lui tirò diritto e riuscì a pronunciare un coraggioso e seguito intervento. Quantunque sdentato si comportò da leone. Al suo posto mi sarei rintanato. Una volta accadde che mi si scheggiò un canino e, in attesa dell’appuntamento ricostruttivo, mi vergognavo come un cane in un paese arabo. Lui no. L’ardimento e l’intraprendenza non gli facevano difetto e lo hanno tratto d’impaccio in plurime occasioni. Erano una componente essenziale del legaccio con cui, fra l’altro, accalappiava un sacco di femmine. Di rimando, lui sosteneva ‐ ingannandosi alla grande ‐ che io non fossi da meno. Addirittura che ne lanciassi due di corde, mica una, affinché non potesse andarmi mai buca. Non buttando bene al primo colpo, avrei agganciato senza meno al successivo tentativo. Mi venne a cercare un giorno in mensa: aveva deciso di andarsene dalla fabbrica per intraprendere nuove esperienze. Mi portò in dono la borsa blu della Fiom (la conservo tuttora, dopo averla a lungo adoperata): parte della dotazione in omaggio ai congressisti che gli avevo a suo tempo invidiato. Ebbe a confidarmi che avrebbe fatto due soli regali, a persone che per lui avevano molto contato: una figura storica del vecchio Pci aziendale e io. Ne fui lusingato. Qualche tempo dopo tornò a intervistarmi per un periodico della Jackson in cui ricopriva le mansioni di redattore capo. Se di ardimento si è visto, non si comprende cosa c’entri tutto questo con il mitologico titolo. Finora. Raccontar di cose riportate non è mia abitudine. Sono stato a tal punto “fuori dai giri” e alieno a mormorazioni e dicerie che dell’intrecciarsi e sciogliersi di amori, di conquiste e abbandoni, di scornamenti e cornificazioni, risa e pianti, fortune e tragedie ‐ quando non mi coinvolgessero in prima persona ‐ ne restavo all’oscuro. Si propagò, tuttavia, una voce su di lui. Meglio, su una delle sue componenti anatomiche. Messa in giro senza pudore da qualche sua antica fiamma, lo descriveva di proporzioni spaventose. Priapesche, appunto.