Riflessioni a monte e a valle (microracconti)
Aveva trovato la via.
Non era larga, né lastricata e nemmeno in piano ma percorribile. Giusta per il suo passo e ben delineata.
La camminata da incerta si fece decisa per poi rallentare fino all'arresto.
Rimase in piedi per un po' oppressa dalla vegetazione scomposta e intricata che fiancheggiava il percorso. Sulle prime non l'aveva notata, la luce alle sue spalle rendeva vividi i dettagli e quella che filtrava dalla volta creava affascinanti contrasti caravaggeschi. Ma erano bastate due svolte e l'infittirsi della selva per rendere il sentiero meno attraente. Più camminava e più le appariva inquietante, infido. Eppure il suo passo era buono, la superficie non troppo scabra, le gambe sapevano muoversi in perfetta armonia con il dolce saliscendi del percorso quasi seguendo una musica.
Piegò le ginocchia e si sedette. Lì in mezzo, dove si era fermata. Le gambe incrociate come un pellerossa pensoso e le orecchie tese al frastuono proveniente dal folto. Non era la fatica a rompere il respiro.
Davanti a sé un rettilineo interminabile al punto da non capire se trovasse lo sbocco su una radura o una valle o solo sull'ennesima serie di curve cieche. Alle sue spalle la nebbia del non ritorno.
La via era giusta e giusto il passo, giusto il sentiero. Era la foresta atra a divorare la luce, il suo rumore assordante a ferire lo scorrere del pensiero. Così rimase.
Restò seduta in mezzo al cammino, osservando, come un pellerossa pensoso, in ascolto. In attesa del silenzio che facesse chiarezza e alleggerisse il respiro.
4 Giugno 2021 (stralcio da Frammenti di Fra)