Sbattendo la porta

Fiorella si avvicinò a Viola con il volto teso, gli occhi segnati dalla stanchezza di una notte insonne. Fiorella: "Stanotte è entrato nella mia stanza mentre dormivo. Credevo volesse ammazzarmi."

Viola sgranò gli occhi, colta di sorpresa. Viola: "Perché mai dovrebbe farlo? Cos’hai fatto per meritarti una fine così brutale?"

Fiorella sospirò, stringendo le mani come a cercare un appiglio. Fiorella: "Vuole tutto, e io glielo impedisco. È questa la mia unica colpa. Lo faccio persino per lui, ma non capisce. Abbiamo costruito tutto insieme, e ora pensa di poter vivere senza preoccupazioni, ignorando ogni responsabilità. Detesto questo suo modo di vedere le cose."

Viola annuì, le labbra serrate. Viola: "Hai ragione a essere dura. Ma evita di uscire con lui. Dovresti cercarti un’altra casa e allontanarti da questa situazione." Fiorella: "Se me ne vado, perdo tutto." Viola: "No, qualcosa ti resterà. Ciò che conta è liberarti da lui e smettere di vivere sotto il suo controllo."

Fiorella abbassò lo sguardo, persa nei suoi pensieri. Fiorella: "A volte vorrei tornare al mio paese, rivedere le amiche, organizzare feste come una volta. Allora si viveva davvero, senza invidie, senza indifferenza."

Viola le strinse la mano con fermezza. Viola: "Basta pensare al passato. Devi concentrarti sulle tue figlie."

Fiorella chiuse gli occhi per un istante, poi li riaprì con un lampo di determinazione. Fiorella: "Hai ragione. Ma quell’uomo mi sta uccidendo. È un bugiardo, un manipolatore. Non riesco a ignorarlo, mi perseguita." Viola: "Ti sta nascondendo qualcosa. Dovresti scoprire chi è davvero."

Il telefono squillò. Fiorella rabbrividì. Mauro: "Fiorella, dobbiamo parlare."

Il cuore le batté forte. Fiorella: "Mauro, basta. È finita."

La conversazione terminò bruscamente. Mauro si vestì di fretta e uscì di casa. Il cuore gli martellava nel petto: e se Fiorella avesse scoperto tutto?

Nel frattempo, Fiorella e Viola salirono su un taxi. Fiorella: "Andiamo in banca. Voglio sapere se ha aperto nuovi conti." Viola annuì, lo sguardo fisso fuori dal finestrino.

Mauro entrò nell'appartamento. Una luce fioca proveniva dalla stanza delle figlie. Sonia: "Papà? Perché sei qui?"

Mauro avanzò, studiando la figlia con attenzione. Mauro: "Non dovresti essere a scuola?" Sonia: "E tu non dovresti essere al lavoro?"

Si fissarono per lunghi, interminabili secondi. Sonia: "Papà, perché non mi dici chi sei davvero?"

Fiorella entrò. I suoi occhi bruciavano di rabbia. Aveva scoperto tutto. Fiorella: "È finita."

Mauro la guardò, il viso impassibile, poi, senza dire una parola, uscì sbattendo la porta.