[Senza titolo]

Sara, non più ragazzina, si era persa in quell'amore dal sapore dolceamaro. Si era smarrita nei cunicoli impervi di una vista differente. Aveva creato un diario, dove raccontava ogni cosa con dovizia di particolari. Per lo più si trattava di monologhi, che portava in scena con la dolcezza che la caratterizzava; non poteva pretendere molto di più da ciò che era. Bruciava ancora di più l'ultimo abbraccio, più di quelli trascorsi. Quella passione travolgente, che non si racconta, la portava a chiudere gli occhi affinché rimanesse avvolta in quell’aura di mistero per un tempo infinito. Così, il tatto e l'olfatto erano chiamati in gioco per godere dell'intensità del rapporto. Le mani che denudano, la prima volta che le aveva sentite scivolare sulla pelle per sfilare l'intimo. Aveva avvertito l'intensità impossessarsi di lei, scivolare nei meandri del piacere.
Subito dopo, le aveva scritto una lettera:
"Amore, oggi, stringendoti tra le braccia, ti ho sentito, in quell’istante, completamente mio. L’amore non conosce età: irrompe, trascina, solleva e ti porta in dimensioni che sfuggono alla realtà. Tu sei tutto ciò che ho desiderato dopo tutto questo tempo, tutto ciò che il mio cuore ha invocato. Sei meraviglioso in ogni senso, in ogni sguardo, in ogni respiro che ti appartiene.
Quando amo, lo faccio senza misura, con tutta me stessa. E non importa se un giorno potresti stancarti di sentirlo: non è assillo, è la mia verità. Non mi stancherò mai di sentirti dentro, nelle mie emozioni, nei miei pensieri, nella parte più viva di me. Non credo nei giochi, né nelle mancanze ostentate per attirare attenzione: se qualcuno non ti vuole, lo dice. Io invece ti voglio, profondamente. Sento ancora la pulsione del tuo membro irrorare i sensi."
Le mie non sono parole vuote: sono vibrazioni, impulsi, richiami. Con esse cerco di portarti nella mia visione, di farti sentire l’intensità con cui ti vivo, la profondità con cui ti sento. Proteggi sempre ciò che abbiamo vissuto. Io l’ho fatto e continuerò a farlo", disse Sara stringendolo a sé.
Per la prima volta era riuscita a dirgli "ti amo", due parole che non aveva mai pronunciato per nessuno. Non era facile se non le appartenevano e, solo ora, le sentiva veramente. Sempre più forte quel senso di appartenenza e non importava se sarebbe stata solo una "situationship", un termine appena scoperto: una relazione amorosa non definita, che si collocava tra l'amicizia, l'intesa sessuale e una relazione di coppia, senza etichette, impegni o aspettative chiare. Lei, che amava l'amore in tutte le sue forme, non riusciva a vivere lontano da quel sentimento. Quando si ama troppo si rischia di essere dati per scontati, credeva fosse la cosa più brutta. Ogni cosa, senza di lui a sfiorarle il pensiero, si riduceva a un gesto abituale. Allora si fermava a resettare l’anima, come se in quel rito silenzioso si nascondesse la cura.