Stella E I Due Gemelli

 La città di Messina lo stesso giorno, il 18 marzo 1967, aveva accolto i primi vagiti di Dimitri e di Ivan G., due gemelli. L'essere venuti al mondo in una città di mare aveva contribuito a far sì che fosse innata in loro l'attitudine per gli sport acquaitici nè poteva essere altrimenti dato che i loro geni provenivano dal papà ingegniere progettista di yatch e dalla mamma, una cavallona di un metro e ottanta, insegnante di educazione fisica.Ben presto i due gemelli erano diventati famosi: dopo pochi mesi dalla nascita erano stati ripresi dalle telecamere in una piscina mentre, con gli occhi aperti, il pannolino ai fianchi e il ciuccio in bocca notavano allegramente sott'acqua sotto lo sguardo vigile di mamma Leda.Le riprese erano state effettuate per conto di una nota ditta di prodotti per bambini e poi proiettate in televisione.Vari fattori avevano contribuito a far crescere i bambini spensierati ed allegri educati dai genitori in piena armonia in un'atmosfera distesa e gioiosa.Il papà Cateno non era complessato da un nome perlomeno singolare tipico soprattutto della Calabria; gli era stato imposto, malvolentieri, da suo padre per non scontentare il nonno legatissimo alle tradizioni di famiglia.Cateno era noto per le sue burle di cui erano vittime amici e parenti. Ammiratore del Boccaccio, aveva fatto delle canzonatura un'arte sopraffina, niente volgarità, solo puro divertimento (il suo).Famosa una beffa architettata nei confronti di 'signore per bene' amiche di sua sorella Esmeralda che di bello aveva solo il nome.Esmeralda maritatasi giovanissima (si diceva aver messo in atto la classica fuitina) era rimasta vedova 'bianca' perchè il di lei consorte, visto il suo attaccamento più all'acqua santa che al sesso, era sparito senza lasciar traccia.Esmeralda aveva considerato l'abbandono ingiustificato e letale per la sua reputazione, aveva perciò messo in giro la voce che suo marito era morto incornato da un bufalo, in Africa, durante una battuta di caccia grossa.Insoddisfatta della sua grigia esistenza e non in grado di rimorchiare altro straccio di uomo, aveva preso l'abitudine di mangiare con smodatezza e di sgranocchiare di continuo frutta secca, caramelle e cioccolatini. A chi le domandava perchè tenesse in casa tante leccornie, rispondeva che lo faceva per gli adorati nipotini. Le conseguenze per la linea del suo fisico si erano ben presto evidenziate e, pertanto, per mascherare la lardellosità, l'unico colore dei suoi vestiti era il nero fisso che, ufficialmente, indossava in segno di lutto per il mai dimenticato beneamato. Esmeralda era stata nominata presidentessa del circolo 'Pie signore della carità', congrega nata con lo scopo dichiarato di aiutare i bisognosi e quello effettivo di riunire signorine e signore tristi e scompagnate che avevano quale unica compagna la solitudine.I luoghi dove si svolgevano le riunioni erano stati inaugurati e benedetti dalle autorità ecclesiastiche sempre ben felici di poter contare su personaggi noti (e ricchi).Da buon moquer ateo, Cateno si compiaceva d'essere irriverente verso le istituzioni papaline di cui trovava ridicoli e grotteschi i dettami di comportamento.Abile nel disegno, aveva raffigurato in vari pannelli la famosa traslazione della casa di Maria da Nazareth a Loreto mentre la casa stessa perdeva, durante il tragitto, alcuni mattoni scatenando le ire della povera gente che veniva malamente bombardata. Le raffigurazioni in questione erano state esposte sulle pareti esterne del circolo ateo 'Uaar' (Unione atei e agnostici razionalisti) di cui Cateno era socio. Orrore, dispregio del sacro, le benpensanti signore e signorine si erano rivolte alle autorità ecclesistiche che, a loro volta, avevano interessato l'Autorità Giudiziria. Purtroppo per loro la costituzione italiana prevede la libertà di satira... La ferita lasciò un segno profondo in Esmeralda e nelle sue disperate amiche. Al confessore delle pie non rimase che invitarle a rivolgere le loro preghiere al buon Dio al fine di far rinsavire quell'iconoclasta di Cateno. Purtroppo le guiaculatorie non ebbero esito alcuno e i pannelli rimasero al loro posto. Dimitri e Ivan, seguendo le orme paterne, crescendo, avevano acquisito il suo spirito dileggiatore. All'età di tredici anni avevano messo in atto una beffa che costò loro l'alienazione della simpatia della zia Esmeralda e la fine dell'elergizione di regali da parte della stessa danarosa zia. Il 'petafono' era un aggeggio in gomma di forma ovale consistente in una camera d'aria che terminava in un buco con labbra frastagliate; una volta riempito d'aria e poi compresso emetteva un suono molto simile ad un rumoroso peto. Durante una riunione delle pie dame, i due simpaticoni avevano nascosto l'infernale aggeggio sotto il cuscino della poltrona della zia Esmeralda la quale, dopo un discorso sull'immoralità del mondo contemporaneo, molto applaudito dalle presenti, nel sedersi aveva fatto scattare la vile trappola con l'emissione di una risonanza talmente poderosa da far ammutolire la platea. Le presenti convinte della 'perdita' da parte di Esmeralda, cercarono di sminuire il nefasto avvenimento ma, una volta accertata la provenienza del cacofonico suono, da parte di Esmeralda fu dichiarata guerra totale alla famiglia Gurrieri: padre, madre e i due gemelli. A scuola le burlette predisposte dai due fratelli non erano, ovviamente, ben accette ai professori. Una volta Dimitri e Ivan ne avevano messo in atto una dalle conseguenze molto spiacevoli per l'odorato: avevano posizionato due fialette dal contenuto pestilenziale, acquistate nel negozio degli 'scherzi', sotto i piedi della sedia della professoressa di matematica molto preparata nella sua materia ma 'orribile visu'. Sedutasi l'insegnante vide provenire dal basso un fil di fumo che, giusto alle nari del suo lungo naso, l'aveva fatta scattare come una molla, destinazione: l'ufficio di presidenza. Subito individuati, i due gemelli erano stati sospesi dalle lezioni per tre giorni; Cateno era stato convocato dal Preside e, dinanzi ai professoti riuniti, aveva provveduto ad una lavata di capo ai due giovinastri. "Non so come comportarmi con loro, sarò costretto a spedirli in collegio!". Fuori dalla scuola: "Ragazzi non esagerate!" Anche se anticonformisti e decisamente rompiscatole i due, quando si impegnavano negli studi, ottenevano risultati brillanti con lo stupore degli stessi insegnanti che non si capacitavano di questa loro trasformazione. La conoscenza di Stella M. da parte di Ivan mutò radicalmente la vita di entrambi i fratelli.La signorina M., anche lei messinese, frequentava l'ultimo anno dell'istituto di ragioneria. Alta, bionda, occhi castani, viso armonico, longilinea, un seno prorompente a cui faceva da contraltare un lato 'b' che l'interessata faceva oscillare sensualmente. Il suo comportamente colpiva gli spettatori maschi; i loro occhi, incollati al suo corpo, erano solitamente improntati a espressioni di languida imbecillità. Le colleghe femminucce se la prendevano con loro: E chi sarà mai, pare che ce l'abbia solo lei!" Ivan l'aveva notata in ritardo perchè l'istituto per geometri, che lui frequentava, si trovava dall'altra parte dell'edificio. Non era facile avvicinare la pulsella sempre scortata da un nugolo di cicisbei speranzosi ed accondiscendenti a ogni suo desiderio. Regina incontrastata della scuola, non era ben vista nemmeno dalle professoresse che, però, non potevano muoverle alcun appunto sul profitto scolastico perchè Stella era una studentessa modello. Era disegno degli dei che Ivan e Stella dovessero incontrarsi ma la mano del destino doveva essere in pò forzata da parte del giovane. Rientrando a casa Ivan aveva informato Dimitri degli ultimi avvenimenti e gli chiese consiglio su come poter approdare su quella spiaggia che riteneva impervia. I due fratelli per volere dei genitori ed anche su suggerimentio del Preside, erano stati iscritti in due doversi istituti per geometri al fine di evitare che mettessero ancora in atto il vecchio trucco dello scambio di persona durante le interrogazioni. Il consiglio di guerra partorì un'idea: poichè la signorina in questione si recava a scuola in motorino, Ivan doveva far finta di venir da lei investito e di essersi infortunato. Talvolta la teoria non corrisponde alla pratica; Ivan aveva messo in atto la progettata sceneggiata ma non era stato tanto abile da ingannare Stella. "Come stuntman sei penoso, pratica dello Judo e impara a cader bene, la prossima volta potresti farti veramente male, sempre che ci sia una prossima volta!" "Ci sarà, ci sarà presago il cor mel dice." "Il cor può dire quel che vuole ma stavolta si sbaglia, prova a prendermi, vediamo se sei un velocista." Stella era partita col motorino di gran carriera, Ivan, ben allenato, era riuscito a seguirla per un buon tratto. La signorina M. era girata ed aveva apprezzato la velocità e lo stile del giovane, niente male, forse l'avrebbe rivisto ancora ma come cavolo si chiamava, aveva dimenticato di chiderglielo. Il giorno seguente, alla fine delle lezioni, Ivan aveva localizzato l'aula della bionda e, mentre lei guadagnava l'uscita, l'aveva sorpassata urtandola leggermente. "Spero che questa volta non cadi a terra, come attore sei un guitto!" "Grazie del complimento, io sono Ivan G." "Chi ti ha chiesto niente, lasciami in pace!"  Ivan capì che non era il caso di insistere. In sella al suo motorino la seguì da lontano e vide dove abitava: viale dei Tigli n.18. Doveva giocare d'anticipo; il giorno seguente marinò la scuola. Nel negozio degli 'scherzi' acquistò un vestito da carnevale, barba e baffi finti ed un cappellaccio da bandito. Verso le tredici e trenta si appostò sotto il portone dell'abitazione di Stella. All'arrivo della preda le si parò dinanzi e, cercando di camuffare la voce: "Signorina faccia la carità a un poveraccio!" "Il poveraccio si prende un calcio in culo se non se ne va via subito!" "Dai, con te non c'è gusto, a me piacciono le conquiste difficili ma tu esageri!" "Sono Stella M., abito al sesto piano ed ho un fratello con due spalle larghe così." "Senza offesa per tuo fratello ma io preferisco le femminucce, in particolare te." "Va bene rompiballe, domani all'uscita della scuola sempre che tu seguiti a frequentarla non come hai fatto oggi che hai saltato le lezioni." Ivan rimase piacevolmente interdetto, Stella si era mollata proprio quando lui non se l'aspettava. Il giorno seguente la baby, more solito, era circondata da maschietti appiccicosi ma con uno 'scusate' si era liberata e, avvicinatasi a Ivan, l'aveva preso sottobraccio. "Dì la verità non te l'aspettavi, io son fatta così e poi quelli m'avevano veramente rotto!" " Nooo, tutti i giorni sono abituato a ragazze che prima mi mandano a ... e poi, ammaliate dal mio fascino, ci ripensano e mi prendono sottobraccio, mi farai odiare dai tuoi corteggiatori." Forti della loro gioventù, Ivan e Stella avevano iniziato a percorrere il dolce sentiero dell'amore. Stella riusciva a mettere in crisi Ivan, talvolta si dimostrava gioviale ed espansiva ma in altre occasioni metteva in mostra tutte le caratteristiche negative del suo segno: l'ariete. Diventava aggressiva, impulsiva, testarda, irrequieta. Ivan riusciva a sopportarla con una buona dote di pazienza cosa per lui inusuale nei precedenti rapporti amorosi. Francamente gli piaceva ogni giorno di più, scopriva il lei particolari fisici che l'attraevano: le rughette vicino alla bocca, il movimento delle labbra, il sorriso canzonatorio. Talvolta gli capitava dei essere così preso a contemplarla da non sentir le sue parole. "Morto di sonno dove sei stato stanotte, dormi in piedi." "A letto a dormire, sognavo te." "Ma quando mai, chissà con quale donna di malaffare ti sei accoppiato..." "Ti giuro che non vado mai con prostitute, mai pagata una donna." "Ho capito, te la danno gratis, resta il fatto che non me ne frega niente di quello che fai." Ivan non riusciva a frenare quel fiume di irrazionalità, si sentiva depresso, non riusciva a trovare una soluzione valida per venir fuori da quel ginepraio. Il giorno seguente alla fine delle lezioni: "Stella pensi che abbia commesso qualcosa che ti ha offeso, credo che tu abbia qualche cruccio, ti scongiuro parlamene, risolveremo innsieme il problema... mi hai rivoluzionato a vita!" Stella si rese conto dello stato d'animo di Ivan, della sua situazione psicologica e dei problemi che gli stava creando, le aveva dimostrato quanto fosse diventata importante per lui, non voleva più ferirlo. "Un mio ex boy friend cerca di rimettersi con me, mi assilla ogni giorno tanto più che abita nello stesso mio palazzo... non pensare di fare lo sciocco, non voglio guai." "Ci voleva tanto a farti uscire il fiato, ti piace ancora?" No, il problema si può risolvere facilmente." Il giorno seguente Ivan accompagnò Stella sotto il portone di casa, stettero a parlare sino all'arrivo del suo ex."Tonino ti presento il mio fidanzato, spero che diventiate amici." Preso alla sprovvista, Tonino non seppe replicare, di violenza non se ne parlava proprio, Ivan era un palmo più alto di lui ed anche più robusto. "Sono Tonino M., con Stella siamo amici sin dall'infanzia. "Ivan G., penso che ci rivedremo." Non si incontrarono più; Tonino capì di aver perso la partita e, per non incontrare più Stella di cui era ancora innamorato, chiese ed ottenne il trasferimento in altro ufficio postale, alla sede di Catania.I giorni seguenti furono per entrambi estremamente piacevoli, Stella era cambiata ed Ivan l'ammirava stupito e felice di quel gradevole mutamento. Stella non pensi che meriti una ricompensa, ti sono stato molto vicino..." "Ricominci a fare lo zozzone?" "A parte che pensavo di andare a festeggiare insieme in un pub ma non mi risulta che con te abbia tentato... non ne ho avuto la possibilità." "Allora santo e martire ti annuncio ufficialmente che sono vergine, si vergine ma non in senso zodiacale ma proprio vergine. Se fossi volgare ti direi, alla messinese, che nessuno me l'ha mai 'nfilata' ma siccome non sono grossière ti dico semplicemente che sono illibata." Stella era riuscita a sbalordire Ivan e l'aveva lasciato senza parole, la guardava con faccia da ebete. "Non penso che voglia un certificato di un ginecologo." "Anche se avessi fatto marchette in mezzo alla strada ti vorrei ugualmente, non hai capito che mi sono rimbecillito per te!" La situazione era diventata troppo patetica e Ivan, ripreso il senso dell'umorismo, esordì: "Penso che mi debba organizzare, debbo studiare la situazione perchè non sono mai andato con una vergine, non vorrei fare una cattiva figura..." "Non farai nessuna figura nè bella nè brutta, non intendo mollartela, almeno per ora." "Devo scovare un luogo romantico: un bosco incantato cosparso di fiorellini profumati con alti alberi che fanno filtrare i raggi del sole oppure una spiaggia solitaria con sabbia fine ed acqua trasparente ovvero una suite d'albergo immersi in una vasca con acqua profumata mentre sorseggiamo spumante ed io ti infilo in bocca fragole con panna, che ne dici?" "Che andiamo a casa." "Hai rovinato tutto, mi hai fatto scendere dall'empireo per ritrovarmi... maledizione ti amo come un imbecille!" "Non aspettarti ponti d'oro, te la devi conquistare facendomi la corte tutti i giorni, dimostrandoti servizievole, innamorato, disponibile, riflessivo tutto il contrario di quello che dice il tuo segno zodiacale." "A parte che purtroppo è anche il tuo, penso che tu abbia dimenticato il lavaggio dei piedi come da ceromina papale." Non trattarono più l'argomento, Stella non si sentiva ancora pronta per il grande passo, I genitori di entrambi gli innamorati erano stati messi al corrente del loro legame, Stella anticonformista e libera di natura aveva deciso; niente ufficialità. Ivan senza alcun motivo particolare non aveva presentato Stella a Dimitri. Dopo il diploma, in autunno l'iscrizione all'università: Stella in Economia e Commercio, Ivan, in ossequio alla tradizione paterna, in ingegneria navale. Causa lo studio, i due giovani si frequentavano solo il fine settimana; con la Fiat 850 regalata ad Ivan dai genitori, giravano nei dintorni di Messina ed in particolare sui monti Peloritani ove il distensivo silenzio e l'atmosfera romantica avevano avuto un  peso preponderante per conoscersi un pò più intimamente. Stella pian piano aveva ripreso le abitudini sessuali (manuali e orali) che aveva avuto nel precedente rapporto con Tonino, Ivan era soddisfatto del cambiamento. Un pomeriggio: "Stella mancherò una settimana, devo andare a Genova a ritirare da un cantiere navale lo yatch 'Lula' per conto dei baroni Filippeschi." Ivan insieme al fratello Dimitri, dietro insegnamenti paterni, avevano conseguito il brevetto di skipper per condurre barche sino a quindici metri di lunghezza.Stella non accompagnò Ivan alla stazione ferroviaria, odiava gli addii anche se il loro era un arrivederci, Ivan ne fu contento, la presenza di Dimitri, anche senza un motivo preciso, gli avrebbe dato fastidio. Ad ogni stazione ferroviaria Ivan scendeva dal treno per telefonare a Stella: "Sono a Sapri." "Sono a Salerno." "Sono a Napoli." "Sono a Roma." "Sono a Firenze." "Sono a Genova." "Sono un cretino." Dimitri aveva mollato una battuta sfottente. Ivan aveva sorriso, non gli importava nulla di quello che aveva detto suo fratello. "Quando me la fari conoscere?" "Più in là." Ivan era diventato geloso e questo lo faceva sentire un imbecille, mai lo era stato, forse era quello il motivo di non voler presentare Stella a Dimitri. Il viaggio di ritorno fu molto più movimentato del previsto. Il mare, forza quattro, aveva messo in difficoltà l'equipaggio, nessuno aveva voglia di parlare, ognuno effettuava il suo turno per poi andare a riposare un cuccetta. La radio era andata in avaria. Il vecchio Nettuno, impietositosi delle fatiche dei conduttori del 'Lula', dopo Salerno decise di far calmare i cavalloni ed i marinai giunsero finalmente a Messina col mare quasi calmo. Dimitri durante il viaggio era perplesso dal fatto di non essere stato presentato alla fiamma di suo fratello, un giorno aveva intravisto Stella al braccio di Ivan, una vera gnocca! A casa i genitori erano preoccupati del silenzio dei due gemelli, mamma Leda si mise a piangere al loro arrivo. "Mamma mi stai stritolando" Ivan rideva soddisfatto, avrebbe riabbracciato presto l'amore suo grande.Alla telefonata di Ivan a casa di Stella ripose la sorella Anna. "C'è Stella?" "Ha sbagliato numero." "Non è casa M?" "Si ha sbagliato numero." "Non ho sbagliato numero, sono sfortunato a dover sopportare una cognata rompi..." "A coso ne devi da magnà de pagnotte prima de diventà mi cognato." Anna era fidanzata con un romano e si divertiva a imitarne il dialetto. "Se me la passi ti compro un lecca lecca." "Se fossi volgare ti direi dove ficcatelo il lecca lecca, meglio che non ci incontriamo.Stellaaaa, c'è uno che mi vuole comprare un lecca lecca, parlaci tu." Stella prese il telefono indecisa a rispondere. "Ciao amore mio." "...sei tu? Che cavolo hai detto a mia sorella, quella ha le unghie lunghe e un pessimo carattere, sono c..i tuoi se t'incontra." "Lascio stare la scimmia." "Anna Ivan t'ha chiamata scimmia!" "Questo campa poco o more presto." Anna non amava essere presa in giro da un signor coso che nemmeno conosceva. "Stella ti prego parlami, fammi sentire la tua voce." "La mia voce ti dice che durante il viaggio di ritorno non mi hai telefonato, stavo in pensiero." "SI è rotta la radio di bordo." "Potevi scendere a terra." "Dovresti ripassarti la geografia, da Genova a Messina si passa lontano dalla costa, prendi in atlante, traccia una linea fra i due porti e te ne renderai conto." "Tu attraccavi in un porto e mi telefonavi." "Amo la tua irrazionalità totale. Non era in gita di piacere, il padrone della barca aveva fretta di entrare in possesso del suo yatch." "Sta di fatto che non mi hai chiamato." "Sta di fatto che da sposato passerò un mucchio di guai." "Sta di fatto che non passerai nessun guaio perchà sei un illuso che io possa rimanere con te per sempre, non mi sei mancato e, durante la tua assenza, ho trovato un rimpiazzo.Sai quel ragazzo dai capelli rossi mio compagno di classe, mi ha accompagnato a casa tutti i giorni e vuol conoscere i miei." Ivan si era impantanato nelle sabbie mobili dell'irrazionalità di Stella come mai avrebbe fatto in passato, maledizione alla gelosia!" "Bene cara, mi hai preso in giro abbastanza, ci sono cascato, per farti pedonare mi farai un lavoretto extra, che ne dici?" "Penso che ti farai da solo un lavoretto extra, che ne dici?" "Dico che mi sto precipitando a casa tua." "Sconsigliabile, Anna non è il tipo che dimentica le offese, fra mezz'ora a piazza Cairoli." Ivan la vide arrivare la lontano, solita andatura leggermente ondeggiante, sguardo sopra le testa dei comuni mortali, borsa a lato dondolante. Fece finta di non  accorgersi di Ivan passando vicino al tavolo dove lui era seduto poi decise di finire la sceneggiata e posò le leggiadre membra su una sedia vicino Ivan, nemmeno un  ciao. Si accese una sigaretta, tipica mossa provocatoria.Stella si aspettava la classica domada "Da quando hai preso a fumare?" ma Ivan aveva appreso la lezione, si limitò ad un romantico finto baciamano. "Ora non ti accorgi che la tua fidanzata, sino a quando non lo so, ha preso a fumare?" "Da quello che mi risulta il fumo è un vaso costrittore ed ha effetti negativi solo sui maschietti, le femminucce, per motivi fisiologici ne sono immuni." "Non  sono venuta qui a farmi prendere per i fondelli, in questi giorni sono stata irritabile, ho liticato con tutti e ti ho maledetto cento volte!" Allungato sulla sedia, Ivan seguitava ad ammirarla con gli occhi semichiusi. Immaginò di essere a quattro zampe con un collare al collo al guinzaglio di Stella. Istintivamente si rizzò sulla sedia, quell'immagine gli suggerì in senso figurato quanto si sentiva sottomesso a quell'arpia, stava diventando uno yes sir o meglio yes madam, cosa che lo faceva incazzare di brutto. "Non mi piace l'espressione del tuo volto, hai la faccia lasciva di quello che da tanto tempo..." "Dissotterriamo l'ascia di guerra, godiamoci questi momenti, sinceramente sono felice anche solo guardandoti in viso." "Va bene, dissotterriamo, ordina per me un gelato grossissimo, devo farti spendere un mucchio di soldi!" Stella andava accettata così com'era perchè nei momenti di bonaccia era splendida, i grandi occhi sprizzavano allegria, sulla bocca un sorriso accattivante: emanava gioia di vivere. Ivan voleva assaporare quei momenti, aveva paura di perderla, di non riuscire a trattenerla, era troppo instabile e capricciosa.S'incontravano nei week end, nessun membro della famiglia abbozzava domande indiscrete, una cosa era certa:i due rampolli passavano il fine settimana in buona compagnia. Ivan cominciò a pensare dove trascorrere la 'prima notte di nozze' (ammesso che potesse mai avvenire, co stì chiari di luna...). In albergo? Troppo squallido. A casa di amici? Si sarebbero sentiti a disagio. In una località dei monti Peloritani lontani da tutti? No, troppo pericoloso. Alla fine ebbe un'idea geniale, quella di farsi prestare un cabinato dall'amico Giorgio e recarsi alle isole di sabbia sotto il monte Tindari, ci sarebbero arrivai in due ore. A questo punto la parte più dificile: convincere Stella a seguirlo. Anche in questo caso la pulsella si comportò in modo imprevedibile ed accolse la proposta della gita in barca con entusiamo; l'istinto femminile l'aveva portata a pensare a secondi fini da parte dell'innamorato ma l'idea non le dispiacque... "Giorgio mi occorrerebbe il tuo motoscafo da mattina a sera.""Nessun problema, devo recarmi a Milano con mio padre, queste sono le chiavi, nel frigorifero c'è un pò di tutto dallo spumante per festeggiare a qualcosa di più sostanzioso per riprendere le forze..." Ivan era leggermente arrossito, Giorgio aveva sfoderato un sorriso di complicità. Il motoscafo, un cabinato di quattordici metri, era ormeggiato dinanzi alla Prefettura sotto la statua del Nettuno il quale, commosso dall'entusiamo e dall'allegria dei due giovani e belli, diede disposizioni acchè il mare rimanesse pacifico per tutto il giorno. Durante la traversata Stella si era abbarbicata a Ivan il quale aveva difficoltà a manovrare il mezzo navale. "Buon segno" pensò il furbacchione, il suo cuore andava più veloce dei giri del motore. All'avvicinarsi alle isole di sabbia, Stella: "Fa arenare il motoscafo sulla spiaggia, saremo più tranquilli." Affermare che Ivan era in subbuglio era sminuire le sue sensazioni, vederla scalza, in mini bichini che offriva il suo corpo al sole ed al vento... "Vado sotto coperta, ho una sete indiavolata."Prima di seguirla, Ivan sistemò gli aggeggi di bordo; sotto coperta non la vide immediatamente, la splendida apparve dinanzi il frigorifero con in mano due flùtes di spumante. Piccola sceneggiata di Stella, braccia incrociate prima di bere, bacio la città di Messina lo stesso giorno, il 18 marzo