Storia di vite spezzate

L'uomo è sdraiato sulla strada, puzza e trema. Guarda i ragazzi intensamente. Marika gli sorregge la testa dritta mentre Ivan si concentra per capire cosa il vecchio barbone sta cercando di dire. Il vecchio, con appena un fil di voce, si avvicina all'orecchio di Ivan e con l'ultimo respiro nei suoi polmoni sparla, dice di non farlo. I soldi non sono importanti. Quello che importa sono i sentimenti veri, quelli… non fa a tempo a finire la frase che se ne va. Marika sente un brivido dietro alla schiena come quel giorno lontano, in cui all'ospedale guardava Gaia tenere stretta la mano della mamma mentre i suoi occhi pieni di terrore cercavano invano di non chiudersi. Si reggeva all'ultimo filo di vita con tutte le sue forze, ma tra il silenzio dei suoi figli riuniti al capezzale, perse la battaglia contro la malattia che aveva combattuto così a lungo. Quel giorno Marika non parlò non mangiò e non dormì. Perché proprio questa vita? Perché proprio la sua famiglia? Ivan chiama un'ambulanza con il suo cellulare nuovo di zecca. Il proprietario sicuramente non si era accorto della mano lesta che si era insinuata esperta nella giacca per sfilarglielo sulla metropolitana. Non appena sceso, Ivan aveva buttato via la SIM e l'aveva sostituita con la sua. Era tanto tempo che sognava un cellulare così. Mentre guarda gli occhi sbarrati del povero barbone, pensa tra se che non vuole morire in un angolo di strada non trafficata, senza amici e con due completi estranei che cercano di salvarlo…i soldi contano, contano eccome! Ha già quindici anni e fra un po' sarà ricco. Marika lo riporta alla realtà. Devono andare a prendere Luna all'asilo e poi incontrarsi con Gaia che ha delle grandi novità. Dov'è finita l'ambulanza? Non c'è tempo, pensa Ivan, e con uno strattone trascina via Marika, la quale non oppone resistenza. Il vecchio resta per terra da solo fino all'arrivo dell'ambulanza.
L'asilo è una costruzione nuova. La maestra sta seduta sui gradini. Vicino a lei c'è Luna. Gioca con la sua bambola senza un occhio e parla da sola tra se e se. La maestra ha l'aria stufa e tra l'indice e il medio della mano destra tiene una sigaretta accesa, mentre con l'altra mano corre veloce con il pollice sulla tastiera del suo Nokia. Scrive al fidanzato che stasera tarderà perché come al solito i fratelli della bimba senza genitori, non sono ancora arrivati.
Marika non saluta nemmeno, prende la mano di Luna e la porta con se. Non c'è tempo. Gaia li aspetta già da venti minuti in piazza e sicuramente è lì con Thomas. Non l'ha ancora perdonato. E' convinta: è stato lui a vendere la roba a suo padre quella sera maledetta. L'hanno trovato nella vasca da bagno e non c'era più nulla da fare. Roba tagliata male.. succede… questo l'unico commento di Thomas. Da quel momento in poi odiava quel ragazzo con tutto il cuore. Gaia saluta Marika e da un bacio a Luna. chiede dov'è Ivan e poi spedisce Marika a casa con la bimba. E' un lavoro complesso e non vuole due bambine tra i piedi. Marika sa che deve ubbidire. Il giudice ha deciso che a occuparsi di loro sarebbe stata la sorella maggiore e quindi non ha scelta. Ancora due anni e sarà maggiorenne. Farà i bagagli e partirà inseguendo i suoi sogni. Riflette mentre cammina trascinandosi dietro Luna, che borbotta con la sua bambola.
Ivan saluta Gaia e nello stesso momento anche Thomas appare da dietro l'angolo. Li guarda con i suoi occhi freddi come il ghiaccio e tira fuori una pistola. Gaia gli chiede se è matto a tirare fuori un'arma lì in mezzo alla strada, ma Thomas e Ivan si stanno già dirigendo verso la banca. Si guardano e fanno cenno di si con la testa. Prima di entrare si infilano i passamontagna e spingono la porta. Entrano.
Le grida di Ivan e Thomas all'unisono minacciano le persone nella banca. Urlano di alzare le mani. Li stanno rapinando. Thomas l'antifona la sa a memoria e il piano l'ha ripassato più volte con Ivan. Sono convinti che dopo questo colpo si rilasseranno un po'. Una nuova macchina, discoteca. Forse un viaggio. A Gaia, per tenerla buona, hanno detto che il denaro servirà per la casa, dalla quale sono stati sfrattati dieci giorni fa. La gente si butta a terra. Due guardie giurate cercano di tirare fuori la pistola. Thomas spara, Ivan si gira e aiuta il compagno. Preme il grilletto. Per le guardie non c'è più nulla da fare. La gente grida. Una donna piange e stringe a se il figlio. Non c'è tempo da perdere. Un cassiere schiaccia l'allarme. Tutto accade così veloce, troppo in fretta. Thomas spara, ancora e ancora. A vanvera. Non vede più nulla, la paura lo acceca. Ivan ancora in preda al panico: ha appena ucciso un poliziotto. Un uomo. Non si muove, come paralizzato. Gli occhi sbarrati del vecchio all'angolo sono di nuovo lì e quelle parole che dicono di non farlo. I soldi non sono importanti. Quello che importa sono i sentimenti veri, quelli…. Sei persone per terra in un lago di sangue, non respirano più. La gente non urla più. Prega che tutto finisca. Thomas urla a Ivan di uscire con tutto il fiato che ha in gola. Corrono verso la porta. Sulla strada si sentono già le sirene della polizia. Il rumore dei freni sull'asfalto. I poliziotti saltano fuori dalle macchine gridando ai ragazzi di fermarsi e gettare le armi. Ivan la getta e si sdraia tremando. Thomas gira su se stesso, guarda Gaia gridare ma non capisce. Corre verso di lui. Uno sparo. Lei si accascia. Thomas si inginocchia vicino a lei. Le sorregge il capo. Trema. Lacrime nei suoi occhi. Il sangue le scivola tra i denti mentre le ultime parole sussurate sono la casa, Marika, Luna. Una nuova bambola per Luna. Poi il Buio.