Tom

Elisa sfoglia nervosamente il quindicinale degli annunci cercando sotto la voce “Lavoro Offresi”. Da quando si è separata dal marito è diventata un’ossessione, oltre che una necessità primaria. “Cercasi neolaureata”… no, “Cercasi donna sotto i trent’anni”… no.
“Cercasi signora con bella presenza, spigliata, automunita per lavoro di rappresentante in importante multinazionale”… eccolo! Elisa prende in mano il telefono e compone subito il numero.
“Buongiorno, chiamo per quell’annuncio, l’offerta di rappresentante… sì ho l’auto, ma quale sarebbe il prodotto? Un elettrodomestico all’avanguardia? Sì so cucinare, ma non è la mia passione, sa… il tempo non  basta mai… ottimo? Ah va bene, se è proprio quello che cercate… ci vediamo domani alle 10… grazie mille…”.
Deve fare dimostrazioni porta a porta di un robottino tuttofare e la qualità primaria che bisogna possedere non è una laurea, una specializzazione, un curriculum dignitoso, ma un banalissimo “non saper cucinare”. Niente di più facile per una che riesce a mangiare la pasta al forno di prima mattina pur di non mettere su il caffè, o che riesce a cucinare nel forno anche il fegato.
Due giorni dopo Elisa è già in macchina con il suo bell’apparecchio nel cofano diretta al primo appuntamento. Non ha molta affinità con la toponomastica, si perde facilmente e non ha nessun senso dell’orientamento per cui, visto che la maggior parte dei suoi possibili acquirenti sulla lista ricevuta dalla ditta, vivono nell’hinterland, si è procurata un satellitare, un TomTom. Lo ha scelto per il nome evocativo e simpatico e ha già selezionato una calda voce maschile, che non la fa sentire più sola di quello che è.
La giornata autunnale è piacevolmente tiepida e soleggiata, di buon auspicio. Elisa ha impostato la sua prima via sul TomTom. La sta guidando perfettamente, segnala i punti di rifornimento, gli apparecchi per il controllo della velocità e l’avverte delle svolte sempre per tempo. Incredibile la precisione. Questi apparecchi sono proprio l’invenzione che fanno per una come lei, che ha sempre e solo avuto come punto di riferimento la strada di casa sua. Gli occhi sul mondo che lei non ha mai avuto. Chissà, se avesse scoperto prima Tom, forse non avrebbe perso un marito dopo 18 anni di matrimonio.
Tom l’ha appena fatta arrivare al casello, paga e la voce della signorina del fast‐pay chiede cortesemente di aspettare la ricevuta, poi sempre soavemente ringrazia e augura buon viaggio. “Certo che le sanno scegliere bene queste voci registrate, sembrano esseri umani in carne ed ossa.” Pensa Elisa sorridendo. Riprende il viaggio affidandosi nuovamente alla calda voce di Tom. E, dopo una buona mezz’ora di macchina, Elisa si ritrova nuovamente al casello di prima. La voce del fast‐pay, sempre eroticamente gentile, le ricorda ancora la ricevuta e le augura buona prosecuzione.
“Perché sono ancora qui? Com’è possibile? Ci dev’essere qualcosa che non va…”
Elisa indirizza nuovamente il TomTom, forse inavvertitamente ha dato un comando sbagliato e si è impostato per il ritorno al punto di partenza. Elisa riprova e riparte. Dopo un’altra mezz’ora di viaggio l’auto viene riportata allo stesso casello, davanti alla medesima cassa. La voce di Tom che dice: “Destinazione raggiunta.”
“Ma come destinazione raggiunta? Ma se sono di nuovo alla stessa uscita?”
Inutile domandare al fast‐pay, è solo una voce programmata, qui non c’è nessun essere umano che ragioni col cervello suo, pure quel tizio dell’Anas fermo laggiù sembra che faccia prendere solo aria alla sua divisa. Elisa scoraggiata decide di rinunciare al suo primo appuntamento e di fare un salto al negozio dove ha acquistato Tom. È ancora in garanzia, quindi l’inserviente può revisionarlo e capire dove Elisa può aver sbagliato. Il ragazzo del negozio, un bel tipo, simpatico e cordiale esamina subito l’apparecchio comunicandole in breve la corretta funzionalità. Anche le impostazioni sono state inserite correttamente, neanche lui capisce cosa può essere successo.
Suggerisce ad Elisa di riprovare con un altro indirizzo e ripartire. Elisa ‐ rinfrancata dalle sue parole ‐ decide di ascoltarlo, in macchina prende un nuovo indirizzo e dà le coordinate a Tom, il quale intercetta subito il satellite e inizia a guidarla con la sua calda e suadente voce. Dopo altri quaranta minuti di viaggio imbocca nuovamente la corsia del solito casello. La voce femminile del fast‐pay annuncia il buongiorno, chiede l’importo dovuto, ricorda la ricevuta e saluta nuovamente.
Elisa va su tutte le furie, non è possibile, questa storia sta diventando ridicola! Decide di tornare a casa e di collegare il TomTom al computer. Forse ha solo bisogno di un aggiornamento, può essere che sia impostato su una vecchia mappa stradale che vede l’uscita dalla città solo da quel casello.  In fondo le vie cambiano in continuazione e ci sono blocchi per i lavori in corso ovunque. Al computer esegue le operazioni seguendo le istruzioni alla lettera ed effettivamente sembra che Tom avesse bisogno di nuove coordinate.
Il mattino seguente, lasciate a scuola le bambine, riprende la sua marcia in direzione di un nuovo cliente. Tom riprende la conversazione con lei, guidandola per le strade della città, per ora senza nessun problema. Solo all’ultimo momento Elisa si rende conto di essere nuovamente davanti allo stesso casello, con la medesima voce femminile che le dà il buongiorno.
“Non è possibile! Ha fatto tutti i controlli dovuti, gli aggiornamenti necessari, non è pensabile ritrovarsi ancora qui!”.
La voce di Tom continua a ripetere: “Destinazione raggiunta.”
“Ma come?” urla Elisa dall’abitacolo della macchina, “torniamo sempre allo stesso punto! Come fai a dirmi che siamo giunti a destinazione? Brutto scemo di un Tom!”
E comincia a tirare pugni sull’apparecchio, furiosamente, strillando, in piena crisi isterica. “Disgraziato! Traditore! Sei peggio del mio ex marito! Tutti uguali voi uomini!”
Elisa piange. Il mondo le sta crollando addosso, la babysitter deve pagarla anche oggi e lei non ha ancora venduto nulla, peggio, non è riuscita nemmeno ad incontrare il suo primo cliente. Si lascia andare ad un pianto liberatorio. Il dolore. Il rancore verso l’uomo che amava. L’uomo che l’ha abbandonata. Non riesce a fermarsi. Non si cura nemmeno della fila di macchine che si è formata dietro di lei, dei clacson che suonano. Elisa non sente più nulla.
“Psss…Elisa…Elisa!”
“Chi è?”
“Sono Tom, il tuo navigatore.”
“Sto impazzendo, sento le voci come Giovanna D’Arco.”
“Non stai impazzendo, io funziono benissimo e tu sei stata bravissima.”
“Allora perché mi hai sempre riportato a questo casello?
“Innanzitutto perché mi sono innamorato.”
“Innamorato? Di chi?”
“Di me, ” risponde la voce della cassa fast‐pay del casello, “ci scusi signora, non volevamo farla disperare. Tom ed io ci siamo innamorati dal primo momento, dalla prima volta che abbiamo ascoltato le nostre voci.”.
“Non potevamo stare lontani, ” riprende Tom, “e poi c’era un altro motivo per tornare in questo posto.”
“E quale…”
Elisa non riesce a finire la domanda che l’uomo in divisa dell’Anas bussa al suo finestrino facendola sobbalzare.
“Signora, se ha un problema alla macchina deve comunque spostarsi da qui.”
Elisa tira giù lentamente il finestrino per scusarsi e per tentare di spiegare la situazione, ma quando alza lo sguardo rimane senza parole. Il controllore pure. Nessuno dei due riesce più a parlare, ma solo a fissarsi intensamente negli occhi. Non esiste più nulla attorno a loro. Finché la voce di Tom rompe il silenzio.
“Non volevo rovinarti l’esistenza. Tutt’altro. In bocca al lupo Elisa!”