Tutto il mondo è paese

Tutto il mondo è paese.
Anche sotto il castello che porta il nome di mia nonna siamo stati oggetto di un tentativo di truffa‐raggiro‐estorsione.

Mi è stato consigliato di rivolgermi ad un servizio semi‐pubblico per una pratica.
Nel corso dell'allestimento di questa pratica, il titolare dell'esercizio mi accompagna per un paio di volte da un professionista del settore che mi consiglia come procedere. 
L'iter si conclude presentando la documentazione ad una commissione che deve dare il suo benestare. Dopo tre mesi arriva a casa la raccomandata con l'approvazione.

Per il prosieguo dico a mio marito: "Veditela tu".

A distanza di un anno, mio marito m'informa che il titolare dell'esercizio gli ha riferito che il professionista vuole 500/600 euro. Ne è conseguito un battibecco durato mesi. Per farla breve, alla fine mio marito accetta di pagare ma chiede la fattura. 
Ah, con la fattura sono 1000/1100 euro.
A parte la discussione, mio marito insiste: "Tu fammi avere la fattura ed io ti faccio il bonifico". Il professionista sostiene che è il contrario: prima mi paghi e dopo ti faccio la fattura. 
La storia si trascina fino a novembre.
Ricevo una telefonata. E' il professionista. Mi fa: "Signora, io ho avuto a che fare con lei. E' lei che è venuta nel mio studio, ho visto che è una persona per bene. Se non mi paga il mio avvocato le manda l'ingiunzione.". Non ho proprio voglia di fare polemiche. Comunque ad agosto avevo consultato un mio amico della guardia di finanza che ha confermato: prima la fattura, poi il bonifico o, in alternativa, contestualmente fattura‐assegno.
E’ il ponte del primo novembre e ci accordiamo di sentirci per un appuntamento finite le feste.
Finite le feste, telefono e non ricevo risposta. Propongo via WhatsApp un giorno per l’appuntamento.
Due giorni dopo la risposta: il giorno proposto non va bene, facessi il bonifico.
Ora basta, penso.
Il giorno dopo esco prima dal lavoro e mi reco alla guardia di finanza.
Nella sala d’attesa mi raggiunge un brigadiere.
Gli espongo la situazione. Mi chiede ragguagli e mi fornisce consigli su come procedere.

Invio al professionista la richiesta di vedere quali accordi abbia firmato nel suo studio relativamente ad un compenso per le sue prestazioni o, in alternativa, un tariffario dell’esercizio semi‐pubblico.

Ricevo dal professionista un messaggio nel quale afferma che per lui la cosa è archiviata, non pretende alcun compenso sulla base di altre considerazioni.
Il titolare dell’esercizio prova ad insistere, sostenendo che il professionista si era recato davanti la commissione a presentare la documentazione, cosa non corrispondente alla realtà. Tengo ferma la mia posizione su questo punto ed anche il titolare dell'esercizio desiste.

Perché racconto questo? Perché, con grande rammarico, la scorsa estate mi sono guardata alle spalle ed ho visto che quando ho fatto di testa mia "senza dà retta a nisciuno", anche le situazioni critiche si sono risolte. 

Attenzione, qui tutti possono sbagliare: solo chi non fa niente non sbaglia.
E le tegole possono capitare a tutti.

Linda Fienga lì, 1 dicembre 2018