Un Amore Altruista

 Ad Alberto M. la mattina appena sveglio accadevano fatti alquanto strani, forse la sera aveva esagerato con il mangiare o con le bevande alcoliche? Quanto mai, era al limite del diabete e seguiva una stretta dieta e allora? Era in quel periodo della vita (cinquanta anni) in cui la memoria fa brutti scherzi nel senso che ha perfetti ricordi degli avvenimenti degli anni precedenti ma non riesce facilmente a memorizzare quelli recenti. Cercava di mascherare questa sua situazione ma la gentile consorte Anna M., di ventisei anni più giovane, lo ‘leggeva’ come un libro aperto e quindi…”Oggi è sabato e non vado in ufficio e quindi apriti con l’amore tuo grande, son tutta orecchie.” “Promesso che non mi prendi per il culo?” ”Giuricchio.”
“ More solito fai la furba, ad ogni modo dato che mi hai classificato amore tuo grande…ti racconto quello che mi è accaduto. Da questa mattina  appena sveglio mi ronza in testa una poesia del Carducci che ho studiato al ginnasio, recita così: Contessa cos’è mai la vita? È l’ombra d’un sogno fuggente, la favola breve è finita, il vero immortale è l’amor, aprite le braccia al dolente, vi aspetto al nuovissimo bando ed or Melisenda accomando un bacio a lo spirto che muor.’ Siamo nel dodicesimo secolo, il principe di Blaia ‘Rudello’ (già dal nome…), sentiti i racconti di pellegrini che lodavano la bellezza della principessa Melisenda, si era imbarcato su un suo vascello per raggiungerla ma durante il viaggio si ammalò gravemente e, prima di morire, ottiene un  bacio da Melisenda. Un principe con tanti pezzi di f…. che gli girano attorno fa un lungo viaggio per conoscere una mai vista e ci rimette le penne, che ne dici cara, io mi sarei io messo in viaggio…” “Tu sei un pigrone, col cavolo…lasciamo perdere le sciocchezze e servimi a letto un vassoio con bioches, cappuccino e spremuta di arancia.” “Io che ci guadagno?” “Hai detto bene guadagno ma te la devi meritare!” “Ed io svicolo…” “Ed io pure, abbiamo finito di dire fregnacce, vai!” I coniugi M. se la passavano proprio bene da un paio di anni in seguito ad un’eredità (piovuta è il giusto termine) dall’Australia da un parente sconosciuto che aveva cercato i suoi affini in Italia per non lasciare i suoi beni ai parenti colà residenti e così Alberto ed Anna si erano trasferiti da un modesto appartamento di via Colapesce di Messina in un complesso di lusso ‘Il Parnaso’ dove dimoravano i più in di questa città. I più in non comprendevano solo professionisti e gente dalle ottime  possibilità finanziarie ma anche qualche coppia in cui la gentile consorte, decisamente bella (e costosa)  era gentile anche con qualche maschietto di passaggio. Alberto, vecchio mign….ro aveva subito scoperto Elena, bionda alta, bellissima e, a detta di chi la conosceva a fondo, molto cara, ma ne valeva la pena (potendo…). “Se ti avvicini a quella ti cavo gli occhi!” “Sei sempre esagerata, magari uno schiaffone…” “Hai capito benissimo.” E così l’Albertone, anche perché abituato a non pagare le prestazioni femminili, girava al largo. Anna non aveva voluto lasciare il suo impiego al Genio Civile (nella vita non si sa mai diceva lei) e così tutti i giorni, escluso il sabato si recava al lavoro con la nuova auto, un Twingo Renault munita di tutti gli accessori. Anna aveva fatto amicizia con una signora del loro stesso piano che purtroppo era costretta a letto paralizzata per un grave incidente stradale, bella donna bruna dai capelli lunghi. Laura F. questo il suo nome, gradiva la compagnia della dirimpettaia anche perché non riusciva ad aver confidenza con l’infermiera, donna tipo corazziere, rozza, che l’accudiva per qualche ora del giorno. Laura era una donna colta, ex insegnante al liceo classico di materie letterarie parlava tre lingue per essere stata all’estero col padre ambasciatore. Purtroppo suo marito, con la scusa del lavoro (era il rappresentante di importanti ditte alimentari) dopo l’incidente si interessava ben poco della consorte e si era ‘fatta’ un’amichetta molto più giovane della quarantenne consorte. Non vi ho parlato di Alberto: ebbene il non più giovane signore (era  cinquantenne) ex impiegato dell’ufficio delle entrate, ex perché all’arrivo dell’eredità dall’Australia, aveva preferito stare in panciolle e girava con la Jaguar X type munito della fida macchina fotografica Nikon. Aveva fatto amicizia con un fotografo professionista con negozio a piazza Cairoli, il salotto della città, e talvolta seguiva nei suoi servizi Gaetano P. senza guadagnarci nulla, col solo piacere di presenziare a cerimonie varie, prime fra tutte i matrimoni, era diventato anche molto bravo a sviluppare e stampare in bianco e nero, foto apprezzate  dagli intenditori. Naturalmente per un tipo ‘frizzante’ come Alberto la normalità non era di casa e così, dopo la sua presentazione da parte di Anna alla signora Laura, prese a frequentare la sua casa per farle compagnia. In totale assenza del legittimo consorte, era l’unico interlocutore della dama la quale cominciò ad apprezzarlo anche per il suo spirito romanesco (era romano dè Roma, quartiere S.Giovanni). Le raccontava i pettegolezzi sulla gente più in vista di Messina (corna, fallimenti, figli di importanti personaggi che avevano fatto outing  quali omosessuali) e Laura per qualche tempo dimenticava i suoi guai. Inoltre Alberto le leggeva un suo romanzo che era riuscito a farsi pubblicare da una casa editrice in cui raccontava le sue avventure amorose (vere ed anche immaginate) durante il periodo di tre anni in cui era stato ‘Fiamma Gialla’ (finanziere).  Alcuni brani venivano sorvolati perché descrivevano qualche avventura erotica del protagonista, Laura se ne accorgeva e lo pregava di leggerle lo stesso. Una volta la signora diventò rossa in viso per il contenuto di un brano esplicitamente sessuale, Alberto si scusò e stava per andarsene quando: “Non andar via, son diventata rossa pensando al sesso, mio marito non mi…guarda più ed io…”Un pianto silenzioso portò Alberto ad abbracciarla, Laura era paralizzata dalla cintola in giù ma le braccia no, abbracciò il suo vicino di casa e lo baciò lungamente. La signora ci sapeva fare con la lingua ed Alberto, diciamo per compassione in verità perché si era eccitato, le mise in bocca un ‘ciccio’  ben dur col finale prevedibile. Madame si era vergognata ed aveva voltato le spalle al da poco amante, Alberto la rigirò prendendole il viso in mano: “Sei ancora bella e desiderabile.” “Non venire più a casa mia, avere rapporti con te sarebbe piacevole ma farei un grosso torto ad Anna, cerca di capirmi.” Era pomeriggio inoltrato, Anna stava stirando, suo marito al rientro in casa andò in bagno per lavarsi, cosa che non sfuggì alla consorte, le donne  hanno un sesto senso e capì quello che era successo, nessun commento da parte sua. La sera a cena silenzio totale, ambedue davanti al televisore sino alle ventidue quando Anna: “M’è venuto sonno, buona notte.” Da quel momento Alberto evitò le visite alla dirimpettaia, cosa ovviamente saltata agli occhi della consorte che invece seguitava a far visita a Laura. Una domenica mattina: “Vorrei ricordarti quello che ci siamo promessi prima di sposarci: massima sincerità anche se non sempre piacevole, lo ricordi?” “Vai al dunque.” “Laura mi ha raccontato quello che è successo fra voi ed ha giurato che non accadrà più ma…ma… ci sono molti ma. Siamo diventate amiche ed ho capito il suo dramma anche per l’allontanamento del marito hai capito in che campo. Per un attimo mi sono messa al suo posto ed ho provato un dolore profondo anche per la sua solitudine, sai quanto sono stata sempre gelosa di te ma…” “Ricominci con i ma?” “Vieni andiamo a casa di Laura.” Alberto molto sorpreso non disse nulla, non capiva dove sua moglie volesse andare a parare. “Cara amica mia, questo è mio marito, è sempre il mio amore, a me non spiacerebbe se …ti leggesse ancora qualche pagina di quel suo romanzo, sempre se tu sei d’accordo. Oggi ho cucinato qualcosa di buono a base di pesce, ti aiuto ad andare sulla tua carrozzella per portarti a casa mia.” I lucciconi erano spuntati sugli occhi di Laura, quel discorso era stata una chiara ed esplicita autorizzazione a…da donna capì che sacrificio che Anna si era imposta, lei così gelosa! Il lunedì mattina: “Good luck my husband.” Questo il saluto alquanto particolare della consorte di Alberto il quale, dopo un colloquio telefonico con Laura (lei si voleva far lavare dall’infermiera) si presentò all’amante ormai ufficiale la quale era cambiata completamente: ben truccata, capelli raccolti a chignon, profumatissima, sorridente a soprattutto nuda. Aveva ancora un bel corpo dovuto ai massaggi di una fisioterapista. Stavolta niente lacrime o meglio qualche dolorino alla cosina della signora dovuta al calibro di ‘ciccio’, dolorino ben sopportato perché seguito da goderecciate multiple. Laura era completamente cambiata, sempre sorridente con tutti tranne che col marito in via di separazione, anche gli handicappati…