Un commento su facebook

"I poeti, che brutte creature. Ogni volta che parlano è una truffa!" Buona domenica da Francesco De Gregori...anche ai poeti, sia chiaro (4 novembre 2012). Post apparso sulla home di Rockol.

Poesia&musica, poesia in...musica. 

Caro Francesco,
perché affermi ciò? Non ti sembra una contraddizione, visto che tu stesso hai "coverizzato" un testo di Leonard Cohen? ("The Partisan"). Questa volta non sono assolutamente d'accordo con te! La poesia non è mai truffa nè cialtroneria: è invece uno stato d'animo (dei poeti, di fronte al mondo), è...la forza delle parole, del cuore, dei sentimenti!!
Federico Garcia Lorca e Pablo Neruda, o William Butler Yeats, ad esempio, sono stati le "voci" di un popolo attraverso le parole; William Shakespeare è stato il poeta... dell'animo umano; Gioachino Belli "fustigava" (e non poco, sic!) i potenti coi suoi versi, mentre Ugo Foscolo ha aperto la strada, attraverso le sue opere e con la sua "poesia civile" alla liberazione dal dominio napoleonico ed alla "rivoluzione romantica" in Italia (nei "Sepolcri", sua opera maxi ed omnia, ha esaltato i grandi italiani del passato, da Dante a Virgilio e da Leonardo a Galilei, eternando le loro "gesta" ed additandoli come inimitabili esempi da seguire per le future generazioni!). I collegamenti ed i rapporti tra poesia e musica sono molteplici (e) profondi: queste due forme d'arte (che possono, a mio avviso, benissimo convivere e...contaminarsi l'una con l'altra) sono legate a filo doppio tra loro. Ecco, di seguito, alcuni esempi che ti vado a citare ...a ruota libera. Jim Morrison è stato il "poeta maledetto" del rock, colui che con la sua musica (e quella dei Doors, di cui era il leader e il "deus ex machina" in toto!) ed i suoi testi "rivoluzionari" ha cambiato il corso e la storia della musica moderna (testi profondi, no mielosi e melensi), tracciando un solco profondissimo per le future generazioni di musicisti e non! Morrison era una delle rock star più colte che ci siano mai state (aveva studiato Nietzsche e William Blake, dai cui testi aveva tratto il nome della band) e nel 1971 pubblicò anche due raccolte di poesie. Da notare che l'album "Waiting For The Sun" conteneva un libretto completo di "The Celebration Of The Lizard King", una poesia basata sugli inegnamenti degli sciamani e di altre filosofie orientali. Patti Smith, del resto, in una recente sua intervista ha dichiarato: ‐ Jim Morrison è stato davvero il primo a dimostrare quanta poesia ci fosse nel rock' n ' roll e viceversa ‐. I Beatles, dal canto loro, hanno "cantato" e suonato alcune delle più belle "poesie" in musica (vedi "Michelle", solo per citarne una); il "menestrello" made in Italy (come sono solito io chiamarlo e definirlo!) Rino Gaetano è stato il poeta "surrealista" della nostra musica, mentre Miriam Makeba (per trasferirci agli antipodi dell'emisfero sud)  è stata la poetessa del folk‐rock africano; i Renaissance (gruppo inglese che nacque dalle ceneri degli Yardbirds) erano famosi per le seguenti particolarità: la loro musica era una "fusion" tra classico e rock, i loro testi eran scritti dalla poetessa Betty Thatcher; Jackson Browne, d'altro canto,
è senz'altro stato il paroliere più raffinato degli anni settanta (compose, tra gli altri, per Nico, Eagles, Byrds, Tim Buckley, Nitty Gritty Dirt Band, Tom Rush, etc.), nonché il più letterato e colto, e poetico (insieme al suo alter ego al femminile, Joni Mitchell) dei cantanti‐autori della sua generazione; Joni Mitchell, che nel 1972 suonò in alcuni concerti in Inghilterra proprio con Browne, è una delle indiscusse "regine" del rock mondiale e nella decade dei settanta fu dietro al solo Dylan per importanza, seguito e influenza. A tal proposito, e in relazione all'album "Blue", giudicato da molti il suo capolavoro, così è scritto nell' Enciclopedia del Rock: "...le sua parole si muovevano più strettamente verso la poesia, e la sua musicalità, egualmente, diventava più raffinata...". Patti Smith è la straordinaria nonché lucida poetessa del rock anni settanta‐ottanta; essa, nella sua lunga e straordinaria carriera, iniziata nelle atmosfere inebrianti del Village, a New York, ha scritto, e pubblicato in diversi volumi, poesie e prose, influenzata soprattutto da William Burroughs e Artur Rimbaud, cantato e composto musica. Negli anni settanta ha letto poesie in una chiesa di New York (accompagnata, in sottofondo, dal chitarrista Lenny Kaye) ma, soprattutto, ha inciso il suo primo album ("Horses", del 1975) che resta, a mio avviso, il più bello perché compendia al meglio la sua vena artistica (musicale e poetico‐letteraria insieme). Il cantautore canadese Leonard Cohen, che ha scritto ‐ e pubblicato ‐ diverse raccolte di poesie ed alcuni romanzi, è colui che (come scrivono Nick Logan e Bob Woffinden nella loro Enciclopedia del Rock) "...ha portato nel rock la coscienza della più severa disciplina formale e i temi classici della poesia". Iniziò a mettere poesie in musica sin dal lontano 1966 (con il notissimo pezzo "Suzanne", portato al successo da Judy Collins), proseguendo poi con "The Songs Of Leonard Cohen", "Songs From A Room", "Songs Of Love&Hate", etc. Nel 1986 tradusse in inglese e musicò la poesia di Lorca "Pequeno vals vienes", che fu al primo posto delle vendite in Spagna. Nel 1983 la bravissima (e spesso dimenticata) Teresa De Sio mixò parole, suoni e "riflessioni poetiche" nel suo album "Tre"; Caravan, Soft Machine e Gong furono le band più influenti della cosiddetta "scena di Canterbury", corrente del rock progressive fine anni sessanta‐inizio settanta, sviluppatasi nella cittadina inglese del Kent. Le tre band nacquero dalle ceneri dei Wilde Flowers (così chiamati in omaggio allo scrittore Oscar Wilde) e del Daevid Allen Trio, che si esibivano inizialmente in Inghilterra alternando musica jazz alla lettura di poesie beat. Da notare due cose importanti: la prima è che molti dei musicisti di Canterbury (tra cui lo stesso Daevid Allen, Robert Wyatt e Kevin Ayers, dapprima membri dei Wilde Flowers e poi dei Soft Machine), soggiornarono lungamente a Deja, nell'isola di Maiorca, dove entrarono in contatto con la comunità di artisti della beat generation ivi residenti da tempo; la seconda è che i Caravan furono soprannominati i "Rolling Stones di Canterbury" o "i poeti di Canterbury", in quanto mixavano testi surreali, grotteschi, bizzarri, onirici e favolistici con musica jazz‐rock, psichedelica, hard‐rock (si ascolti, al proposito il loro capolavoro del 1971 "In The Land Of Grey And Pink"). Nel 1971 Donovan, il "menestrello" del folk‐rock britannico, musicò trenta poemetti per bambini nel doppio lp "H. M. S." servendosi di una vasta strumentazione (tastiere, fiati, piano, trombone, organo, chitarre, sintetizzatori, basso e batteria, etc.): il pezzo più famoso dell'album divenne "Celia Of The Seals". Pete Seeger ha musicato la sua celebre canzone "The Bells Of Rhymney" sui versi di un poema del gallese Idris Davies. Il movimento culturale e letterario (poetico) della beat‐generation, con i suoi poeti e scrittori (da Jack Kerouac a John Clellon Holmes, da Carl Solomon a Allen Ginsberg, William Burroughs, Gregory Corso, Neal Cassady, Gary Snyder, Lawrence Ferlinghetti, Norman Mailer, etc.) ha inciso in maniera profonda e decisiva tanto sulla società, quanto sulla cultura, sulla politica, sull'arte (e quindi, anche sulla musica) di stampo anglosassone (e non) degli anni sessanta‐settanta: infatti, dalla sua spinta e influenza trasse ispirazione la contestazione giovanile francese (che culminò nel famoso "maggio parigino") ed il movimento studentesco del 1968 in America; trasse origine il movimento della "controcultura" americano (noto come hippie: aveva come punti focali e nevralgici  la "libera" Frisco e la west coast californiana) il quale si batteva a favore dei diritti civili e contro la guerra in Vietnam; presero piede e si svilupparono dapprima la musica di "protesta" e il grande folk revival americano (da Joan Baez a Bob Dylan, da Phil Ochs a Tom Paxton, Fred Neil, Tom Rush, Judy Collins), in seguito l'acid‐rock e/o psichedelia made in USA (Grateful Dead, The Byrds, Jefferson Airplane, The Velvet Underground, The Doors, Quicksilver Messenger Service, etc.) ispirate dal tema (così come la beat, del resto) del "viaggio lisergico" artificiale ottenuto attraverso l'effetto di droghe (lsd in particolare), verso punti nascosti, reconditi e "altri" della coscienza. Nella musica italiana, infine, la cultura beat favorì la nascita di molti complessi (Equipé 84, Dik Dik, Camaleonti, I Corvi, I Ribelli, etc.) e solisti (Gian Pieretti, Caterina Caselli, Patty Pravo, Claudio Rocchi, etc.). luciano62: un amante della poesia e della musica (tutta ed indistantamente: senza generi, tempo e...confini!).

da: un commento su facebook (24 novembre 2012).