Una grande famiglia

7 anni
La bambina sta giocando da sola in giardino, sul retro della casa.
Il cugino Poldo, il cugino “grande”, la chiama dalla porta dello sgabuzzino.
‐ Vieni ad aiutarmi. Devo fare un nodo. ‐
La bambina corre verso il cugino che le mostra il dito indice dal quale pende uno spago lentamente annodato.
La bambina mette il dito sul nodo, mentre il cugino armeggia con l’altra mano per stringere il nodo. Il cugino forse indietreggia, perché la bambina si ritrova dentro lo sgabuzzino buio. Il cugino dice: ‐ Adesso stringi! – La bambina stringe il pugno intorno allo spago ed al dito del cugino. Quando il nodo è fatto, il cugino dice: ‐ Va bene, lascia.‐
La bambina lascia il dito e torna in giardino.
C’è qualcosa che non le quadra. Mentre stringeva nel suo pugno il dito del cugino, aveva sentito le dita di entrambe le mani del cugino armeggiare con lo spago per fare il fiocco.
Ma se lei stringeva il dito, come aveva fatto Poldo ad usare le dita di entrambe le mani per fare il nodo? Mah!
La bambina si stringe nelle spalle e ritorna a giocare.

Qualche giorno dopo la bambina sta di nuovo giocando in giardino.
Il cugino Poldo la chiama dal balcone. “Ho un libro con le figure di tutti gli animali. Se sali te lo faccio vedere”. La bambina fa il giro della casa. Davanti al portone è seduta la mamma a parlare con zia Liliana. “Mamma, Poldo ha un libro con le figure degli animali. Posso salire a vederlo?” La mamma risponde con un secco: “No!”.
La bambina si allontana chiedendosi cosa ci fosse che allarmasse tanto la mamma nell’andare a vedere un libro di animali. Torna sul retro del giardino. Dice al cugino Poldo affacciato al balcone: “Mamma ha detto che non posso venire”.
E riprende a giocare.

8 anni
Quel dolce era veramente buono. Tutte le compagne di classe avevano voluto la ricetta.
Anche la bambina trascrisse la ricetta, ma la bambina pensava a qualcosa di più che proporlo alla mamma per farlo a casa nei giorni di festa.

La bambina pensava che quel dolce avrebbe potuto essere prodotto e venduto su larga scala come le merendine che la mamma ogni tanto le comprava.
Doveva scoprire come modificare la ricetta in modo che il dolce potesse conservarsi a lungo confenzionato in bustine separate.
La bambina riteneva che avrebbe potuto essere un grande successo.

La bambina cominciò anche a pensare agli aspetti pratici della produzione e della vendita. Avrebbero dovuto cominciare con una produzione limitata, utilizzando la cucina di casa come laboratorio. Un cavalletto con un asse posto davanti alla porta della cucina, che per fortuna dava proprio sulla porta d’ingresso, sarebbe stato il banco di vendita.
Se le cose fossero andate bene, si sarebbe potuto pensare ad ingrandirsi ed a realizzare un fabbrica vera e propria e vendere all’ingrosso ai negozi.

La bambina aveva bisogno dell’aiuto di una persona adulta che potesse aiutarla a realizzare il progetto.
Naturalmente i primi a cui chiedere aiuto erano i genitori.
Ma come esporre la cosa in modo da ottenere il loro consenso ed aiuto?
La bambina immaginava già le loro risposte:"Ma che stupidaggini vai pensando? Non è possibile. Non si può fare."

Va bene, se non mamma e papà, allora a chi rivolgersi? La bambina pensò al secondo adulto a cui poteva rivolgersi in ordine gerarchico: zio Giulio.

La bambina sapeva già cosa sarebbe successo se avesse raccontato la propria idea a zio Giulio e questi l’avesse considerato buona: l’avrebbe realizzata da solo, negando che era stata lei a fornirgli l’idea.
Chi le avrebbe creduto?

Va bene, scartiamo zio Giulio. Chi rimane? Zio Furio.
La bambina immaginava cosa avrebbe fatto zio Furio. Invece di dividere i guadagni a metà, avrebbe tenuto per sé la maggior parte, dando a lei una minima parte, millantando che fosse la metà esatta.

Scartiamo anche zio Furio. Rimaneva zio Alfredo.
Ma zio Alfredo viveva lontano. Come contattarlo e realizzare l’impresa a quella distanza?

Rimaneva zia Liliana, ultima della nidiata. Ma zia Liliana era piccola e non lavorava. Come poteva aiutarla?

E così, con questi dubbi, l’idea rimase non espressa e non realizzata.
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Una bambina di 8 anni ha già delle opinioni così nette sugli adulti?
Da dove venivano quelle opinioni?
Il suo giudizio doveva essere viziato da ciò che aveva ascoltato.
Gli adulti tendono a parlare in presenza dei bambini. Ritengono che i bambini non ascoltino o non capiscano.
Gli adulti dovrebbero fare attenzione a ciò che dicono in presenza dei bambini.
I bambini ascoltano e capiscono.
O capiscono in maniera falsata.
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12 anni
"Non capisco perché devi pagare sempre tu!".
La ragazzina alzò leggermente il capo dal libro e sospirò. Non era la prima volta che sentiva quel discorso.
Era la mamma che parlava col papà.
Per quanto poteva saperne, la mamma si riferiva a qualche spesa per la palazzina di famiglia, da cui si erano trasferiti da qualche anno e dove vivevano ancora gli zii Giulio, Furio e Liliana.
La palazzina aveva bisogno di continui lavori.
La ragazzina pensò che probabilmente papà si stesse sobbarcato da solo qualche spesa per la palazzina di famiglia. O, almeno, che stesse pagando anche parte delle quote che spettavano ai suoi fratelli.
La ragazzina era orgogliosa del proprio papà!
Era fiera che nella propria famiglia non vi fosse l’attaccamento al denaro come nelle famiglie di zio Giulio e zio Furio.
Certo non era bello che zio Giulio e zio Furio se ne approfittassero.
Come se ne avessero bisogno poi!
E come se il loro fratello maggiore non avesse figli propri a cui provvedere!
Però a volte la ragazzina pensava che il papà volesse più bene ai suoi fratelli che ai suoi figli. In fondo papà conosceva ed amava i suoi fratelli da tanti anni.
Loro erano venuti dopo.
La ragazzina sapeva come la pensava il papà: una volta assicurato loro il vitto, l’alloggio e la possibilità di studiare, non occorreva altro. Altrimenti si cominciava ad “avere grilli per la testa”.
La ragazzina condivideva che una volta assicurato loro il necessario, papà dei suoi soldi aveva il diritto di farne quello che voleva.

14 anni
La ragazzina sta leggendo un libro per l’educazione degli adolescenti.
Si ferma e ripone il libro.
Il libro è scritto molto bene.
Le viene in mente quel vecchio episodio con Poldo.
Adesso sa cosa stringeva quando il cugino Poldo aveva bisogno di aiuto per fare un nodo intorno al dito.
La ragazzina è ferita per essere stata ingannata. Però, pensa, Poldo allora era solo uno sciocco adolescente spinto dalle pulsioni dell’età e dalla scoperta di sé.
Adesso sarà maturato. Magari è pentito e si vergogna pure per quello che ha fatto.
La ragazzina decide di perdonarlo.
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25 anni dopo. Perché l’ex‐ragazzina è inquieta e pensa che dovrebbe dire ad Andreina di stare attenta quando lascia la bambina sola col padre? Ma quali assurdità va pensando?
30 anni dopo. L’ex‐ragazzina sente la mamma dire: “Poldo è lo stesso di quando aveva sei anni: getta il sasso e nasconde la mano!”
40 anni dopo. Dei ragazzini di sedici anni dicono all'ex‐ex‐ragazzina: “Signora! E non lo sapete che chi nasce tondo non può morire quadro?”
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21 anni
Viene a mancare la madre di zia Susanna, moglie dello zio Furio.
Si recano al cimitero.
La salma è tumulata nella cappella Landri.
Nella cappella è già tumulata la salma del padre della zia Susanna.
Il fratello di zia Susanna ha un caseificio. Ha anche vinto l’appalto per la fornitura alla mensa dell’università del capoluogo.
La sorella di zia Susanna ha sposato il titolare di una delle prime rivendite di elettrodomestici in B.
Quando era una ragazzina, l’ex‐ragazzina aveva spesso sentito la presidente dell’Azione Cattolica locale dire: “A B. ci sono famiglie che tengono i miliardi, ma non hanno pensato a farsi una cappelletta al cimitero”.
La ragazzina non aveva mai replicato, ma aveva sempre considerato quel pensiero poco caritatevole.
Adesso, suo malgrado, le torna in mente
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25 anni dopo. Il papà dell’ex‐ragazzina fa: “Quella cappella l’abbiamo fatta fare solo Giulio ed io.
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24 anni
Al telefono è zia Liliana. È sconvolta. Vuole parlare con il fratello maggiore, il papà dell’ex‐ragazzina.
Una volta chiusa la telefonata, il papà della ex‐ragazzina telefona al fratello Furio. Durante la conversazione, l’ex‐ragazzina vede la madre afferrare la cornetta del telefono ed urlarvi dentro:<<Fai schifo!!!>>. 
Non chiedete conferme alla madre dell’ex‐ragazzina, vi dirà che non ricorda.
La sera dopo, il fratello minore dell’ex‐ragazzina racconta che ha incontrato Lorina, figlia minore di Furio, che gli ha detto:<<Hai sentito che belle parole si sono scambiate ieri i nostri genitori?>>.
Cosa era successo?
Zia Liliana e zio Furio avevano delle proprietà a S. ereditate dalla madre.
Quello che l’ex‐ragazzina riuscì a capire ed a sapere fu che zia Liliana aveva fatto dei lavori nella sua parte di proprietà ed il fratello Furio l’aveva denunciata.
Forse la zia aveva fatto i lavori senza comunicazione al Comune?
Mesi dopo la madre dell’ex‐ragazzina le dice che zio Furio era riuscito a ‘spillare’ dieci milioni alla sorella.
‘E perché’ – si chiede l’ex‐ragazzina – ‘come risarcimento per l’aumentato valore della proprietà della sorella?’
La madre dell’ex‐ragazzina le dice anche che lo zio Furio aveva diviso in parti uguali la cifra che aveva ottenuto dalla sorella e li aveva versati su due libretti che aveva intestato ai due figli della sorella, affermando che lui ce l’aveva con il cugino e non aveva potuto fare a meno di coinvolgere la sorella.
Sarà. Per l’ex‐ragazzina quello che aveva fatto lo “zio” Furio rimane inqualificabile.
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20 anni dopo.
Lo zio Edmondo, marito di zia Liliana, spiega all’ex‐ragazzina che Furio aveva citato la sorella per i presunti danni arrecati alla palazzina con i lavori.
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31 anni
Erano sedute sotto la pergola della casa al mare di zio Giulio.
Lo zio Giulio esce di casa, si ferma un instante e fa all’ex‐ragazzina:"Li guadagni adesso 3 milioni al mese dove lavori?".
La figlia dello zio Giulio fa uno sguardo mezzo esasperato e mezzo finto divertito e sbuffa con tono di rimprovero:"Papà?!?".
L’ex‐ragazzina guarda lo zio Giulio e non risponde.

32 anni
L’ex‐ragazzina sta suonando il pianoforte, quando la raggiunge zia Liliana.
Zio Edmondo (il marito della zia Liliana) aveva intenzione di costruire una casa su un terreno che aveva a Br.
Erano in attesa dei permessi.
Nel frattempo avevano deciso di vendere l’appartamento nella vecchia palazzina di famiglia.
Avevano l’occasione di una buona sistemazione in affitto a Br.
L’ex‐ragazzina le consiglia:"Zia Liliana, non vendere. Affittala. Quando poi avrete i permessi per costruire, se ne avrete bisogno, la venderete".
La risposta di zia Liliana è decisa: "No. Voglio chiudere".
Segue la spiegazione.
Furio le rende la vita impossibile.
Appena qualcosa non funzionava nel condominio, Furio si metteva a sbraitare per le scale o nel cortile condominiale contro zio Edmondo.
Una delle cause più frequenti era il cancello automatico di accesso al cortile che era sempre rotto e Furio ne dava la colpa ad Edmondo.
La goccia che aveva fatto traboccare il vaso era stato proprio il cancello.
Zia Liliana era in casa quando sentì un’ennesima volta Furio fare una chiassata all’aperto, praticamente sulla strada, urlando contro Edmondo, che non era in casa, perché il cancello non funzionava.
Zia Liliana raccontò:"Non ci vidi più. Mi ero lavata i capelli, stavo con i bigodini in testa. Uscii come mi trovavo, in vestaglia, con le pantofole e con i bigodini. Mi fermai di fronte a lui e dissi:”Io vendo”".
Oltretutto Furio stava sempre a fare questioni su qualsiasi cosa.
Zia Liliana continua a raccontare. "Una volta lo vedo presentarsi a casa mia e dire:"Devo sapere quello che è mio!". Hai presente il vaso che tengo nell’ingresso? Lo afferrai e gli risposi:"Se non te ne vai, te lo tiro addosso". Quello uscì e per le scale fece la solita scena di sentirsi male, bussando alla casa di Giulio lamentandosi:"Mi ha cacciato fuori!".

L’ex‐ragazzina collega l’esasperazione della zia Liliana alla mascalzonata che lo zio Furio le aveva fatto per le proprietà che tenevano a S. 
Non insistette oltre.
All’ex‐ragazzina dispiacque quando seppe che la zia Liliana aveva trovato un compratore, ma, rifletté, forse l’unica soluzione era veramente che in quella palazzina entrasse un estraneo.
L’ex‐ragazzina conosceva i problemi di umidità dell’appartamento di zia Liliana. Era l’unico appartamento che poggiava direttamente sul terreno.
Da anni parlavano di lavori per individuare e risolvere quel problema.
Parlavano e non facevano mai niente.
L’ex‐ragazzina imputava i ritardi di quei lavori alla tirchieria di zio Giulio ed alla cattiveria di zio Furio.
Un estraneo avrebbe preteso che i lavori venissero svolti e quei signori forse si sarebbero vergognati di svelare quelli che erano di fronte ad un estraneo.

33 anni
Sembra che l’ex‐ragazzina avesse avuto ragione. Una volta subentrato il nuovo proprietario nell’appartamento di zia Liliana, i lavori per risolvere i problemi di risalita dell’acqua nelle pareti erano iniziati.
Pareva proprio che i suoi zii ci tenessero a sembrare delle persone per bene di fronte ad un estraneo.
Il direttore dei lavori era l’ing.Carmelo Landri, secondogenito del sig.Giulio.
L’ex‐ragazzina incontra Ferruccio Soldini che ha comprato l’appartamento di zia Liliana. Le fa: “Tuo padre ha detto che il suo appartamento se lo vende proprio. Ah, ah!”
E così l'ex‐ragazzina dimenticò tutto.
Dimenticando che aveva detto a Pino: "Papà vuole che vada a vivere in via V., ma se lo può scordare. Non andrò a vivere lì per far passare ai miei figli quello che ho passato io da piccola", decide di assecondare il desiderio che il padre aveva espresso già da dieci anni: voleva che l’ex‐ragazzina andasse a vivere e si prendesse cura della casa nella vecchia palazzina di famiglia.
Il fidanzato non è d’accordo. Le sue resistenze hanno un cedimento quando vede lo stato di abbandono dell’appartamento. Non riesce a tollerare che una casa venga fatta deperire in quel modo!
L’ex‐ragazzina, pensando all’esperienza della zia Liliana, ha ancora dei dubbi: “Pensiamoci bene. Se mettiamo a posto la casa, dobbiamo fare tutto in regola. Quello per niente ci denuncia!".
Quello sarebbe lo zio Furio.

35 anni
L’ex‐ragazzina alla fine ha deciso di sposarsi.
Dice alla mamma: ‐ Guarda che non voglio zio Giulio al mio matrimonio.‐
La madre non replica nulla. Non c’è bisogno di spiegazioni.
L’ex‐ragazzina continua: ‐ E, visto che ci troviamo, diciamo che a me direttamente non ha fatto niente, ma per quello che ha fatto a zia Liliana non voglio nemmeno zio Furio. –
Qui la mamma insorge: ‐ Ma come! So che Liliana e Furio si parlano, si frequentano e tu fai problemi? –
‐ Mamma, quello che zio Furio ha fatto a zia Liliana è come se lo avesse fatto a tutti noi. E poi è anche colpa sua se quella casa è andata in mano ad estranei.
Poi, visto che ci troviamo, non voglio nemmeno Poldo. Per quella volta che si è unito al paparino nel prenderti in giro riguardo all’‘amica’ di Giulfurio[1]. –
La mamma sbuffa: ‐ Quello! È come il padre. Sempre pronti a farsi belli a chiacchiere ed a sparlare degli altri! L’unico in quella famiglia che si salva è Carmelo!–
‐ Facciamo così – continua l’ex‐ragazzina – Sono sicura che mi dici  “O tutti o nessuno”. Oltre la famiglia stretta, invito solo gli amici, al massimo invito Giulietta e Dorina[2]  che hanno fatto parte del gruppo di amici. ‐
Alla fine, vince la tradizione.
La madre del futuro sposo vuole invitare i parenti e l’ex‐ragazzina, nello spirito del perdono cristiano e della commozione per l’imminente matrimonio, lascia che le cose vadano secondo i canoni. L’unico dispiacere è che per il ritardo della decisione non riesce ad invitare i cugini della madre. Spera di potersi rifare con il battesimo.
La madre del futuro sposo conosce lo zio Furio la sera di Natale, dieci giorni prima del matrimonio.
Furio si è recato con la moglie a fare gli auguri al padre dell’ex‐ragazzina, come consuetudine. E coglie l’occasione per comunicare alla futura suocera dell’ex‐ragazzina:<<Noi lì mica lasceremo così. Faremo i lavori!>>.
Successivamente il fidanzato riferì all’ex‐ragazzina che sua madre aveva commentato: <<Ma quelli aspettano che andate voi lì per fare i lavori?>>.

 


[1] Giulfurio è il fratello maggiore dell’ex‐ragazzina
[2] Cugine coetanee dell’ex‐ragazzina, la prima figlia di Giulio, la seconda figlia di Furio.