Una semplice giornata in Spagna

La mattina scesi Avenida Zagasta sino a Gran Via per il caffè e la brioche. Era una mattina piovosa. La pioggia scendeva fitta sopra le nostre teste. C’era la spiacevole sensazione che dà, di primo mattino, una giornata di pioggia. Lessi il giornale, “El Pais”, mentre bevevo il caffè, poi fumai una sigaretta. Tutti i fumatori sentono la necessità di fumare una sigaretta dopo il caffè. Passavano studenti che salivano verso la facoltà di economia o verso il grande campus universitario san Francisco. Il tram era pieno di gente che andava al lavoro. Uscì dal bar e percorsi circa duecento metri a piedi prima di arrivare alla facoltà di economia, la mia facoltà. C’era un uomo di colore che cercava di vendere i suoi oggetti – non so come faceva a tenere tra le mani tutta quella roba – a due turisti, ma senza successo. Da ogni parte c’era gente che andava al lavoro. Tutti avevano la faccia di chi già non ce la fa più, e questo a causa della pioggia. Era, comunque, piacevole andare a lezione.
Dovevano trascorrere tre quarti d’ora prima dell’inizio della mia lezione, quindi continuai a leggere il giornale.
Tornando dalla sala lettura, dove mi ero fermato a leggere il giornale, incontrai Matteo e Lucia, anch’essi studenti Erasmus come me.
“Cosa fai di notte, Luca?” domandò Matteo. “Non ti vedo mai in giro”.
“Oh giro per i bar del centro”.
“Bisogna che si esca insieme una sera. Alla Martinica. È quello il locale più conosciuto dagli Erasmus, no?”.
“Sì. C’è anche la Chucaracha, ottima per bere a basso prezzo”.
“Siete andati alla palestra dell’università?” domandò Lucia.
“Veramente no” disse Matteo. “Quest’anno ho deciso di rallentare con lo sport, mi ha preso sempre troppo tempo”.
“Io ho solo due corsi da frequentare prima della laurea, quindi ho molto tempo libero” disse Lucia.
“Beata te” replicò Matteo. “Sai cosa ti dico? Non vedo l’ora di finire con questa cazzo di università così avrò tutto il tempo del mondo per fare ciò che più mi piace”.
“Andiamo al bar?” disse Matteo.
“Io non posso, tra pochi minuti inizia la mia lezione” risposi io. “Fra due ore siete disponibili?”
“Io no, devo andare al lavoro” disse Matteo.
“Io invece posso” replicò Lucia. “Quindi ci vediamo qui tra due ore per prendere un caffè insieme”.
“Certo”.
Finita la lezione uscì dall’aula e Lucia mi stava già aspettando. “Ciao, Luca” disse. “Visto che ormai è quasi mezzogiorno andiamo a pranzo?”
“Sì, volentieri. Mi è venuta una certa fame…”
“Dove andiamo a mangiare?”
“Che ne dici del Mithos? Hanno un ottima paella.”
Al ristorante abbiamo ordiniamo un piatto di paella da dividere in due e una coca‐cola. La cameriera ci portò un piatto di paella enorme.
“Cosa hai fatto questa notte?” domandai.
“Niente. Sono stata a casa”
“Come va lo studio?”
“Malissimo. Da quando sono arrivata in spagna faccio di tutto tranne che studiare”.
“Hai più pensato di andare in Andalucia?”
“ Lo desidero sempre, ma devo risparmiare prima un po’ di soldi. Ho visto che costa molto il viaggio. Inoltre non vado anche per altri motivi”.
“E quali sarebbero questi motivi?”
“Francesco”
“Be’” dissi. “Potete andare insieme”.
“Non gli piacerebbe. In questo momento desidera solo stare a Zaragoza, perché , dice , che non è riuscito ancora ad ambientarsi come avrebbe voluto”.
Ad un tratto la vidi scoppiare in lacrime.
“Va tutto bene?” le chiesi.
“Lascia perdere. Va tutto bene. Mi sono irritata solo per un attimo. Questo ragazzo mi sta distruggendo” disse. “Bene, mangiamo”.
Finito di pranzare, ritornammo in facoltà, entrambi avevamo un’altra lezione.
Al ristorante capii che Lucia avrebbe voluto parlare ancora di Francesco, ma glielo impedì per tutto il tempo che siamo stati insieme. Non mi è mai piaciuto vedere le tragiche reazioni d’una persona travolta da un amore non corrisposto.