Una Vendetta Crudele

‘Amare se stessi è l’inizio di una storia d’amore che dura per tutta la vita.’ Oscar Wilde, malgrado le sue vicissitudini personali, non aveva mai perso di vista l’amore, l’amore che ti può innalzare alle stelle o distruggerti la vita. ‘Mai un genitore dovrebbe sopravvivere ad un figlio’, non ricordo l’autore della frase ma penso che questo aforisma racchiuda in sé il sentimento di un immenso dolore.  Neanche la fede in Dio può lenire la pena, un padre ed una madre riescono solo a sopravvivere. In questo ambito si colloca la storia di Alberto M. quarantenne padre di Massimo, Pericle ragazzo dotato di doti assolutamente superiori alla media in tutti i campi. Nessuno era riuscito a rispondere alla  domanda di Alberto che chiedeva di conoscere come due genitori nomali, lui insegnante di materie letterarie allo Scientifico in via Cavour, la moglie Isabella impiegata al Catasto avessero potuto generare un tal fenomeno che metteva in crisi anche i suoi insegnanti. All’età di tre anni già aveva imparato a leggere, a quattro a scrivere e andando avanti negli anni le cognizioni, appena apprese, rimanevano e si sviluppavano nel suo cervello. Letta una pagina la ripeteva tutta a memoria, anno per anno stava imparando il francese, l’inglese, lo spagnolo e voleva cimentarsi anche col tedesco. Avere un figlio ‘tontolone’ non è certamente l’aspirazione di ogni genitore ma un fenomeno tipo Massimo Pericle! Lo era anche in campo atletico, velocissimo nei cento metri, al calcio ‘scartava’ gli avversari come birilli; talvolta, entrava nella porta avversaria con tutto il pallone! Un avvenimento imprevedibile si stava per abbattere sulla famiglia M.: Massimo dentro un negozio  in compagnia della madre, vide un pallone che rimbalzava dinanzi all’esercizio e si precipitò in strada per raggiungerlo quando si trovò dinanzi un’automobile che lo prese in pieno rimanendo a terra inanimato. Il conducente della Bentley era sceso dall’auto con le mani nei capelli, Isabella uscì dal negozio urlando, fu chiamato il 118 che, a sirene spiegate portò il suo corpo al più vicino nosocomio. Isabelle si accomodò sull’auto dell’investitore  che seguiva l’ambulanza. Al pronto soccorso Massimo che non dava segni di vita, fu sottoposto a tutti gli accertamenti possibili che, però, avevano dato esito negativo: Massimo era morto! Nel frattempo Alberto era giunto in ospedale, i genitori e Federico F., l’investitore, erano seduti nel corridoio su una panchina con lo sguardo nel vuoto. Nel frattempo era apparso anche un ‘corvo nero’ come Alberto, ateo,  chiamava i preti. “Per favore reverendo…” “Non sono reverendo…” “Non so chi cacchio sia ma  si levi dalle balle.” Perché la sorte si era rivoltata contro Alberto seguace del dio Hermes, dov’era finito il suo protettore? Maledizione! Era stata una congiura di Giunone che, sempre in lite con Hermes, aveva convinto Palestra, fidanzata del predetto, ad invitarlo a cena dove il cotale si ubriacò rimanendo groggy sino alla mattina seguente. Hermes, al risveglio, fu assalito dalle ingiurie di Alberto, si informò dei fatti ma ormai… Alberto e Isabella  sembravano due fantasmi, , avevano chiesto le ferie in ufficio, stavano in casa senza parlarsi, l’investitore Federico Z. era andato a trovarli nella loro abitazione per mettersi a disposizione ma, oltre al risarcimento in denaro non aveva altro da offrire. Lasciò un assegno sul tavolo  e invitò i due coniugi ad uscire da casa, inaspettatamente Isabella accettò. Da dietro i vetri, Alberto vide la consorte salire lato passeggero sulla Bentley destinazione…”chi se ne frega”, ormai i rapporti coniugali si erano guastati né il mancato rientro in casa la sera da parte di Isa preoccupò il marito. Il problema era che Alberto si stava lasciando andare con ovvie conseguenze, si era rotto il suo feeling interno, non si amava più se stesso. La portiera dello stabile Giuseppa A., donna di buon cuore, si rese conto dello stato d’animo del professore e una mattina bussò alla sua porta. Aprì un Alberto assonnato, non era andato a scuola, barba lunga, casa in estremo disordine, tapparelle chiuse. “Professore col suo permesso vorrei mettere un può di ordine, per favore lei vada nel salotto. Dopo due ore l’abitazione aveva completamente cambiato aspetto. “Spero che sia contento, mio marito Augusto mi ha detto che vorrebbe controllare la sua Cinquecento, forse la batteria…”Alberto mise mano al portafoglio ma Giuseppa: “Professore non mi deve nulla, se proprio vuole sdebitarsi può dare qualche lezione privata ad Adele, frequenta il terzo liceo classico, il suo collega mi ha detto che ne ha bisogno, oggi e quando vuole è invitato a mangiare da noi vedrà che…” Vedere l’abitazione luminosa (tutte le tapparelle erano state alzate) ed in perfetto ordine diede una spinta psicologica ad Alberto che andò in bagno, si rasò, fece una doccia e alle tredici si presentò a casa della  portiera accolto con grandi sorrisi. “
C’era tutta la famiglia,  il mangiare era buono, non ricordava da quanto tempo…Il pomeriggio alle sedici si presentò a casa di Alberto la diciottenne Adele con sotto braccio dei libri e quaderni. Il professore la fece accomodare nello studio: “Qual è il tuo problema?” Alberto aveva visto la ragazza da lontano, da vicino gli parve più bella, assomigliava molto alla madre, alta come lei, castana, viso da intelligente, niente trucco, tette ben visibili sotto la camicetta sbottonata, gonna a libro, gambe lunghe, niente tacchi. “La materia che ami di meno?” “Il greco professore specialmente gli accenti, non li azzecco mai!” “E noi te li faremo azzeccare come dici tu. Cominciamo con le ‘Anabasi’ di Senofonte. È la storia di due fratelli figli del re Artaserse e Ciro…” “Professore mi permetta di essere sincera, a scuola sono abbastanza brava, non penso di aver bisogno di lezioni private, di qualche… lezione invece è bisognosa mia madre, voglio e debbo essere sincera con lei. La mia genitrice è innamorata di lei, non ha più rapporti con mio padre ma non per sua volontà, mio padre ha sessanta anni e molti problemi in campo sessuale, ho finito la mia lezione. Lei è una persona intelligente pensò avrà capito, le sarei grata se lei… accogliesse in casa sua la mia genitrice!” “Le mie recenti sventure familiari mi hanno fatto perdere di vista la vita reale, tu mi hai riportato alla realtà, dì a tua madre che sono a sua disposizione, senza vergogna, mi telefoni prima di venire.” Dopo due giorni alle dieci di mattina: “Professore sono Pina la portiera, mia figlia mi ha riferito che lei avrebbe bisogno di una donna le rimetta a posto la casa, quando vuole sono a sua disposizione.” “Cara Pina io sono in aspettativa dalla scuola quindi sono sempre in casa, per qualsiasi evenienza sia mia ed eventualmente tua.” Un lungo silenzio poi: “Professore anche se ho quarant’anni sono stata e sono una donna timida, mi dia una mano lei…” “Cara, dopo la tragedia che mi ha colpito qualsiasi persona che chiede il mio aiuto è la benvenuta in qualsiasi campo, il mondo per me è totalmente cambiato anche perché mia moglie mi ha lasciato, vieni quando vuoi a casa mia, anche subito.” Dopo un’ora il campanello, apparve Giuseppa vestita dalla testa ai piedi. “Benvenuta ma non ti sembra eccessivo il tuo abbigliamento, siamo a luglio e fuori non c’è la neve!” Alberto prese l’iniziativa, baciò delicatamente l’ospite in bocca, l’interessata che chiuse gli occhi e abbracciò Alberto che cominciò a spogliarla; sotto il vestito solo la biancheria intima che il padrone di casa tolse pian piano fino a scoprire un corpo da ammirare, Pina, anche se un po’ più robusta, era la copia della figlia. Passaggio sul lettone matrimoniale e inizio del cunnilinguus che dopo poco portò la donna ad un lungo orgasmo . Alberto si accorse che Pina piangeva…”Ti sembrerà strano questo mio comportamento ma devi sapere che questa è la prima volta che provo questa sensazione. Le mia amiche sposate mi dicevano che i loro mariti usavano questo modo erotico ma a mio marito faceva schifo, non sono mai andata a letto con un altro uomo, tu sei il primo dopo tanto tempo, ho paura di affezionarmi a te…” “Appena ti rimetti in…sesto voglio farti provare un altro modo di…, per ora restiamo abbracciati.” Invece poco dopo Pina prese in bocca il pene di Alberto il quale poi entrò delicatamente in vagina, voleva far provare alla signora il lungo orgasmo del punto G. Ci volle del tempo, ad un certo punto il corpo di Pina cominciò a vibrare, la signora muoveva il bacino sia in verticale che in maniera circolare, lanciava urletti sempre più forti, durò a lungo fin quando, spossata,  si abbandonò incredula di aver provato una sensazione così forte. Dopo un riposino postludio:“ Devo scendere a casa, ho detto a mio marito che venivo da te a far pulizie, le gambe mi tremano, non so che dirti, ho paura per il mio futuro, meglio non pensarci, vivi l tua vita, non voglio crearti problemi.” Una telefonata il pomeriggio da parte di Adele: “Egregio professore complimenti, lei è un mago del…ha distrutto, in senso buono, mia madre,  guardandola in faccia non sembra più la stessa, dovrebbe dare lezioni al mio fidanzato Vittorio che, in questo campo, da quanto riferitomi da mammina, ha bisogno di essere ‘imparato’ scusi l’errore voluto, by by.” Perplessità da parte di Alberto, forse la figlia voleva provare le stesse sensazioni di sua madre? La mattina dopo Al. si recò sulla tomba di Massimo: “Mio caro avrai visto quello che combina quello zozzone di tuo padre, mi domando se da grande avresti seguito le mie orme in  quel campo…mi manchi da morire…” Alberto piangeva, la sua era una ferita sempre aperta. Gli venne in mente l’aforisma di Oscar Wilde ma capì che ancora non aveva fatto pace con se stesso. Due giorni dopo, il telefono: “Egregio professore lei è un birichino ed io una…” “Scusa se interrompo ma forse volevi dire mignotta, se è così sappi che io le amo profondamente, parlo di quelle intelligenti, ho scritto anche dei racconti su di loro, adesso esprimiti.” “Non ho più nulla da esprimere, lei ha inquadrato la situazione, me lo immagino seduto sul divano sorridente mentre sta pensando:’fornicata est mater filia amplius’ non so se il latino sia maccheronico ma riflette la mia situazione di questo momento.” “Ti rispondo anch’io in latino maccheronico: ‘professor copula cum matre et filia’, prima però dovrò domandare un consiglio al mio dio.” “Non la facevo religioso!” “Sono pagano, il mio dio protettore è Hermes ma una volta si è ubriacato e non mi ha difeso da Giunone che mi odia e mi ha combinato un grosso guaio.” Hermes, questa volta attento, diede il suo verdetto in romanesco: ‘Vade securus!’ e così fu per la gioia un po’ di tutti tranne che di un marito il quale, da giuggiolone nato, non si spiegava i cambiamenti della consorte e della figlia!