Viva L'Islanda

Ían era un funzionario dell’ambasciata islandese a Roma. Era giunto nella capitale italiana in seguito alla morte dei suoceri a Parigi allorché era addetto all’ambasciata Islandese in quella città. Aveva scelto la capitale italiana in seguito alle pressioni delle figlie sedicenni Agneta ed Alba che studiavano storia dell’arte. Aveva sposato Sophie vent’anni prima solo per il suo patrimonio, la dama non era particolarmente avvenente ma lui era abituato ad una vita dispendiosa e quindi si era ‘arreso’ alla ragione del dio denaro, fra l’altro amava le donne brune, tipo mediterraneo mentre Sophie era biondissima. Non voleva frequentare prostitute, per lui il sesso doveva essere accompagnato da qualcosa di più tipo simpatia, attrattiva, passione, insomma un’amante. Si era guardato intorno ma senza successo. L’occasione avvenne allorché ci fu un ballo organizzato nella sua ambasciata, invitò l’autista tale Carmelo di origine siciliana che pensava potesse presentargli qualche dama di sua conoscenza. All’arrivo di Carmelo con la consorte il colpo di fulmine, la moglie Lucia era brunissima, alta più media delle donne dell’isola era una bellezza tipo indossatrice. Paesana di Carmelo, nata e vissuta in un paesino in provincia di Enna non le era parso vero poter abbandonare il ‘natio borgo selvaggio’ per andare ad abitare nella capitale. Aveva conseguito il diploma di liceo classico presso un istituto del suo capoluogo ma, per motivi finanziari, non aveva potuto proseguire gli studi. “Carmelo non mi presenti la signora?” “Questa è Lucia mia moglie.” Ían abbagliato da tanta beltade si sbilanciò più del dovuto:“Sei un uomo fortunato se l’avessi saputo mi sarei sposato con una siciliana.” Poi avvedendosi che stava esagerando: “È solo un  complimento, io amo la qui presente moglie Alberta, siamo sposati da vent’anni…” Ebbe la buona idea di smettere di farfugliare baggianate, tutti i presenti avevano capito del suo entusiasmo per Lucia, comprese le due figlie che presero a ridere sonoramente. Ían però non si diede per vinto ed invitò a ballare la dama che aveva avuto l’assenso del marito con un cenno del capo. Ían prese a spostarsi in fondo alla sala lontano dai suoi invitati e poi: “Lucia la vedo un po’ spoglia nel senso che non indossa alcun gioiello, le vedrei bene degli orecchini di perle o una collana d’oro, se un giorno potessimo uscire insieme...io conosco un gioielliere in via del Corso.” Il cervello di Lucia entrò in ebollizione, aveva capito dove voleva arrivare il bell’islandese, guardandolo bene si accorse che come uomo non era male, forse un po’ troppo alto con il suo metro e novanta ma… Nel frattempo Carmelo aveva preso a ballare con Alberta, cercava un argomento di conversazione ma in fondo era un timido e soprattutto non sapeva come avrebbe reagito la  signora se avesse tentato un approccio. Fu lei a venirgli incontro: “Non stia tanto lontano dal mio corpo, prenda esempio da mio marito che con sua moglie…” Figurati se Carmelo non prese al volo  l’invito, il sangue siciliano lo portò a eccitarsi tanto che la signora: “Vedo che hai capito… , se non erro sento qualcosa di piuttosto prorompente dinanzi alla mia cosina che non è insensibile ai maschietti!” “Signora non so che dirle, non vorrei che suo marito…io sono un semplice autista dell’ambasciata e non vorrei perdere il lavoro.” “Il lavoro in senso lato se lo sta guadagnando sua moglie, lei è un siciliano anomalo, i suoi corregionali sono famosi per la loro gelosia…” “Io e Lucia siamo molto anticonformisti, ci vogliamo un gran bene ma questo non preclude a…” “Vedremo di poterci incontrare dopo che il mio beneamato sposo si sarà portato a letto la sua beneamata perché son sicura che finirà in tal modo, lei o meglio tu come uomo sei piacevole, non amo i biondi, in questo ho gli stessi gusti del mio non tanto amato sposo.” Carmelo prese a ballare anche con Alba e con Agneta, le due ragazze sembravano più sveglie della loro età, d’altronde con quei genitori avevano un bell’esempio in famiglia. Ne ebbe la conferma una mattina quando, seduto al posto di guida della Volvo 60…”Carmelo ho chiesto il permesso a mio padre, dovremmo andare sull’Appia Antica, io e mia sorella stiamo studiando storia dell’arte e vogliamo vedere de visu i resti dell’antica Roma.” “Alba quella è la tomba di Cecilia Metella.” Carmelo guardò il rudere e pensò: “Io l’avevo scambiata per un fortino militare dell’ultima guerra!” Ma il ‘meglio’ avvenne allorché si fermarono in uno spiazzo: “Carmelo siamo venute qui non per motivi di studio, se non ti dispiace vorremmo farti un ‘pipe’  come si dice in francese, in italiano non lo sappiamo. Intanto tiralo fuori, non ti offendere ma puliremo il tuo uccello con dei fazzolettini profumati. ‘Ciccio sempre più arrapato stava diventando più grande ‘strappando’  alle ragazze un ‘ohhh’. La prima fu Alba che in poco tempo si trovò la dolce boccuccia ripiena di…” “Ha un buon sapore, quello dei nostri compagni di scuola fa schifo.”  Della stessa opinione fu Agneta, insomma Carmelo nel giro di poco tempo si fece due ‘goderecciate.’ Forse era un po’ intontito quando Alba: “Se vuoi guidiamo una di noi, non ti vedo in forma.” Carmelo riprese in mano la situazione: “Non avete la patente, a cuccia!” Tornato a casa riferì  a Lucia l’accaduto.”Non farai tante storie per due pompini!” “Ho capito tu te la spasserai con Ían.” “Si ma niente gratis, ‘l’amico’ deve pagarmi, abbiamo l’appuntamento domani mattina, dovrai darmi un passaggio sino alla’ambasciata, non fare quella faccia ormai siamo in ballo. Ían: “Benvenuti, col tuo permesso Carmelo porterò Lucia a fare delle spese al centro.” Senza ottener risposta mise in moto una Mini verde targata 75 – Parigi – Lucia sorridendo prese posto lato passeggero e salutò con la mano il buon Carmelo che rimase imbambolato, doveva ben sapere che ci sarebbe stata quella l’avventura di sua moglie. Ían si fermò dinanzi ad una gioielleria: “Vorrei acquistare qualcosa di tuo gusto.” “Se proprio ci tieni preferisco i contanti, lo stipendio di mio marito…” “D’accordo, andiamo in un albergo qui vicino di cui conosco il direttore. Il cotale diede la mano a Ían ed un finto baciamano alla dama, non chiese loro di documenti, sapeva che sarebbe stato ben ricompensato. Il direttore era stato un buon padrone di casa: la camera era profumata e ben raffreddata, era luglio. “Cara andiamo in  bagno e poi…” Un problema sorse allorché l’islandese andò sul bidet per lavarsi ma ce l’aveva già tanto duro e lungo da impedirgli di lavarsi. Ci pensò Lucia che si mise a ridere e provvide alla bisogna. Ían si sdraiò sul letto e Lucia sopra di lui, il contrario sarebbe stato problematico per la stazza del signore il quale cominciò dalle tette per finire sul fiorellino. Lucia notò con piacere che il suo amante ci sapeva fare, il suo clitoride fu sollecitato in maniera eccellente tanto da riuscire ad avere due orgasmi in breve tempo. Dopo ‘l’immisio penis’ nella cosina tutta bagnata provò ancora del piacere particolare quando il ‘ciccio’ di Ían proiettò sul collo del suo utero una mitragliata di sperma, sensazione mai provata con suo marito. Il signore si fece più audace e chiese di ‘voltare pagina’. Lucia se l’aspettava ma preferì rimandare alla prossima volta, sarebbe costata più cara al suo amante rispetto al fiorellino. Finalmente soddisfatti i due si rivestirono, Lucia si trovò nella borsetta un mucchietto di  Euro in contanti, a casa li contò dinanzi a Carmelo, erano cinquemila. “La prossima volta saranno il doppio, il signore mi ha insistentemente chiesto il popò, mi porterò un bel po’ di vasellina!” Lucia era stata cattivella, aveva fatto capire al marito che il suo amante che l’aveva più grosso del suo. Nel frattempo si era fatta viva Alberta che impose a Carmelo di ‘vederlo’ in casa di lui, non voleva andare in albergo. Lucia informata della richiesta della dama fece un sorriso a suo marito ma era un sorriso amaro, non  le piaceva che il talamo coniugale fosse diviso con un’altra, in fondo era venuta fuori la sua sicilianità. Carmelo e Lucia abitavano in un isolato di otto piani in via Merulana. C’era il problema della portiera estremamente pettegola che domandò ad Alberta a quale abitazione era diretta, conclusione Lucia fu costretta a non uscire dall’isolato e si rifugiò in casa della sua dirimpettaia. Il tempo non passava mai per lei mentre  i due amanti si davano da fare. Carmelo aveva sempre avuto un debole per le bionde, Alberta era bionda naturale, Carmelo se ne accorse quanto si mise il bocca il clitoride di Alberta che doveva avere una fame sessuale arretrata, non sapeva neppure lei quanti orgasmi stava provando, fece omaggio a Carmelo anche di quello che Lucia non aveva concesso al suo amante. Carmelo all’uscita di Alberta da casa sbatté forte la porta di casa sua per far capire alla moglie che poteva rientrare e così fu senza che nessuno dei due accennasse a quello che era accaduto. La settimana successiva Lucia aveva appuntamento con Ían, prima di mettere in borsa il tubetto di vasellina, con un po’ di cattiveria lo mise bene in mostra dinanzi gli occhi del marito, il suo uso  avrebbe fruttato ben diecimila Euro ben guadagnati in quanto Ían volle rimanere a lungo nel popò di Lucia. Il finale della storia? Un wife swapping all’inglese che permise a Carmelo ed a Lucia di cambiare i mobili di casa e di acquistare una Mini verde come quella di Ían, col tempo forse avrebbero potuto acquistare un’abitazione…Le sorelle Alba ed Agneta impararono a tradurre dal francese in italiano la parola ‘pipe’ e lo misero in atto con alcuni giovani loro compagni di scuola i quali, incuriositi della nazionalità soprattutto dalla spregiudicatezza delle ragazze andarono sulla carta geografica a vedere dove si trovava l’Islanda, forse d’estate ci avrebbero fatto un viaggio per constatare di persona se le femminucce di quell’isola…