Voulez Vous Bayler Avec Moi?

Ormai Alberto, funzionario delle poste, aveva provate tutte le cure nei migliori centri oncologici italiani, il verdetto dei medici nei confronti della consorte Viola erano stati unanimi: un mese di vita, un carcinoma ai polmoni, maledette le sigarette! Viola era stata sempre molto attaccata alla religione cattolica e così, dietro consiglio di Monsignor Angelo Davina della vicina cattedrale di S.Giovanni a Roma, suo confessore che veniva spesso a casa loro, (marito e moglie abitavano in via S.Croce in Gerusalemme) decisero, come ultimo tentativo di recarsi in Polonia al santuario di Czestochowa. Sbarcati all’aeroporto di Katowice si fecero condurre da un tassista ad un albergo di sua conoscenza: ’hotel Monopol’. Alberto informò il direttore delle condizioni di sua moglie, il direttore molto comprensivo gli fece portare i pasti in camera. Una mattina Roberto, uscito dalla doccia, cercò di svegliare Viola, inutilmente… era morta. Umanamente da un lato fu sollevato, non sopportava più i lamenti della consorte dovuti ai forti dolori ma da quel momento cominciò a combattere con la burocrazia polacca che non era migliore di quella italiana. Vari certificati delle autorità sanitarie, permesso di esportazione della salma, sigillo alla bara ecc. Poi si recò all’ambasciata italiana, si fece indicare un’impresa di pompe funebri, fu costretto a portare la salma in una chiesa (i polacchi sono molto religiosi) e, consigliato dal signor Novak titolare delle onoranze funebri, decise di ritornare in Italia con un carro funebre Mercedes molto bello e costoso (in aereo gli sarebbe costato di più). Prima di partire una sorpresa: lord (signore in polacco) Novak gli chiese un favore: in compenso di un sostanzioso sconto sulla parcella di spesa gli chiese di portare con sé a Roma la figlia Mikka che studiava lingue a Katovice e voleva perfezionarsi in italiano che in parte conosceva. Alberto si fece i conti, in quel momento non se la passava bene in quanto a moneta per le spese sostenute per curare Viola e così accettò. Mikka si presentò con una valigia e, dopo un inchino: ”buonciorno signore, grazie.” La ragazza sembrava il tipo da non creare grane, di statura leggermente superiore alla media, viso pulito di dodicenne non aveva nulla delle scatenate sue coetanee romane, meglio così. Prima tappa in un motel vicino Milano, camera a due letti  ed in serata arrivo a Roma, la  baby sistemata in una stanza singola dello appartamento. Naturalmente la novità fece il giro del palazzo notizia ‘sparsa’ da Iolanda la portiera. Mikka fu iscritta alla prima media di una scuola delle suore che la apprezzarono perché era ubbidiente e parlava varie lingue. Mikka ritornava il pomeriggio nell’appartamento, era brava anche nelle faccende di casa con gran sollievo di Alberto che in questo campo non se la passava bene. Per motivi sconosciuti nella mente di Alberto saltò una frase: “Niente è come sembra anche se talvolta il sembra è bellissimo (Orwell). Non mi domandate chi è l’autore, ho letto la frase nei cioccolatini Perugina.” Conclusione: una mattina Alberto non andò in ufficio, si mise a leggere il giornale in un bar e alle dieci rientrò a casa senza far rumore, cosa voleva scoprire non lo sapeva lui stesso ma dietro la porta del soggiorno sentì in funzione il suo proiettore. Perplesso aprì uno spiraglio della porta e ..si stropicciò gli occhi: “Cosa videro la mie pupille, una scena da far scintille!” non ricordava l’autore della frase ma era quello che provò nel vedere sul divano Nikka nuda ed altrettanto nudo monsignor Angelo Davino che in quel momento non faceva onore al suo nome. Alberto da buon vergine (astrologicamente parlando) non era il tipo di farsi prendere dalla rabbia con conseguenze poco piacevoli e così si recò in portineria dove Iolanda, quando lo vide, sbiancò in viso. “Iolà, non voglio far casini per poi diventare la barzelletta del palazzo ma raccontami tutto quello che sai senza tralasciare nulla in merito…” Iolanda riprese un po’ del colorito naturale, prese Alberto per mano e lo portò a casa sua. “Dottore non so da dove e come cominciare, vede…” “A Iolà. Lascia per il dottore e…” “La storia è iniziata anni fa quando sua moglie era viva, Viola era religiosa ma a modo suo, da tempo era l’amante di monsignore che la riempiva di regali, a lei diceva che erano di alcuni ricchi parenti americani ma erano soldi del diavolo perché tolti ai poveri. A dir la verità monsignore ‘ungeva’ pure me, lo sa che la paga è poca ed ho due figli all’università. Ha conosciuto Nikka a scuola nel far lezione di religione, belle lezioni! e poi un giorno si è presentato da me chiedendomi di aiutarlo a…far compagnia alla ragazza, è finita come ha visto.” “Non ti preoccupare, la vita è complicata ci mancherebbe …grazie, tutto deve rimanere come prima.” Alberto ritornò a casa alle diciotto, Nikka stava studiando e l’abbracciò more solito. “Papino’ (lo chiamava così) ti vedo strano, ti è accaduto qualcosa?” “Sono solo stanco per gli ultimi avvenimenti e per il lavoro, dopo cena vado a letto.” Ma oltre a quanto detto a Nikka ad Alberto bruciava il fatto di essere stato fatto ‘becco’ da sua moglie Viola, chi l’avrebbe mai detto con quella faccia angelica, forse le corna di un prete hanno un valore spirituale, in fondo, col suo senso dello humor riusciva in parte e riderci sopra. Predispose un piano, doveva trarre vantaggio dalla situazione. Prese da parte Iolanda e Nikka e concordò con loro di ‘prendere sul fatto’ il monsignore mandrillo e tranne benefici economici e così una mattina Angelo Davino, senza subodorare nulla, si presentò per il solito incontro con Nikka ma male glene incolse: nel più bello Alberto aprì la parta della camera di Nikka e con la Canon prese a scattare foto a raffica, foto decisamente compromettenti. Il prete, preso alla sprovvista, cercò di coprirsi col lenzuolo, troppo tardi. Alberto decise di usare il dialetto romano che ritenne in quel frangente più efficace: “Zi prè, ormai hai capito, sei nei guai, nun te la porto pè le lunghe, mollerai ogni mese €. 5.000 a NIkka pè la sù famija bisognosa ed altra somma a Iolanda per fà studiare i figli, farai un’opera di bene per andare in Paradiso sempre che S.Pietro sia d’accordo della qual cosa dubito. Mettiamola sul ridere: ti racconto una barzelletta: tre sorelle in macchina hanno un incidente stradale, muoiono contemporaneamente e si presentano a S.Pietro il quale chiede notizie sul loro comportamento sulla terra. la prima Mirella:  “Padre…l’ho data ai militari…” “In paradiso per amor di patria!” La seconda Giuditta: “Padre sono vergine.” S.Pietro perplesso: “E che hai preso il Paradiso per un pisciatoio? All’inferno!” La terza Melania:”Padre l’ho data ai sacerdoti.” S.Pietro senza esitazioni: “in Paradiso per amor di Dio.” T’è piaciuta? Ti faccio vedere nel video della macchina fotografica un solo fotogramma, ti piace? ora sai quello che ti aspetta.” Alberto e Kikka lasciarono la stanza mentre il prete si vestiva in gran fretta passando a testa bassa dinanzi alla portiera che, in seguito,fu messa al corrente della situazione. “Kikka non pensi di dovermi delle spiegazioni?” “Papino, in Polonia ufficialmente c’è molto puritanesimo ma poi la ragazze fanno vita libera la maggior parte per soldi, c’è ancora in giro della miseria e le femminucce aiutano la famiglia. La mia è composta oltre che dai miei genitori anche da una mia sorella gemella Irena, quella che ha girato il video, e da quattro fratelli maschi. Puoi immaginare che i soldi non bastano mai e così… L’unico lato positivo è che se una ragazza si innamora lascia tutto e si dedica anima e corpo al suo uomo ed io…” “Hai solo tredici anni anche se ne dimostri di più, ho capito quello che mi vuoi esternare. Tramite amici influenti e con il consenso di tuo padre cercherò di sistemare la tua situazione in Italia, tu seguiterai a studiare e a diciotto anni compiuti…” Nikka subissò di baci Alberto: “Sarai l’unico grande amore della mia vita” e gliene diede una prova tangibile…Anche la portiera Iolanda ebbe la sua fetta di felicità. Immaginate un po’: monsignor Angelo Davino prese a frequentare Iolanda molto da vicino…Anche se la dama aveva qualche pelo bianco sulla cosina era ancora stuzzicante e poi, in tempo di magra ogni porto è appetibile! A questo punto sento la condanna definitiva dei benpensanti cattolici: non sono d’accordo con loro. Se Salomone ha avuto settecento mogli e trecento concubine (e forse mille suocere) come condannare il sempre arrapato Angelo Davino, io sto dalla sua parte! Mi vien che ridere nello scrivere l’ovvio: e vissero… C’è da far un appunto al titolo di questo racconto: balaier in francese vuol dire scopare con la scopa, il verbo esatto è: baiser verbo che il nostro monsignore usa con la sue amiche e che risponde più a verità.