William viaggiatore solitario

Il suo volto era quello di un uomo non ancora troppo anziano ma che sentiva già su di sé il peso dei suoi anni. Nella sua vita il dolore aveva più volte prevalso sulla gioia, nei suoi occhi si leggeva la voglia di tornare indietro che non di rado lo assaliva. Uno dei suoi vizi principali era l'alcool che aveva decretato tra l'altro la fine del suo matrimonio. Anche i suoi pochi amici lo avevano abbandonato perché lo giudicavano una persona pericolosa dati i suoi frequenti scatti d'ira.
Era questo William, un italo‐americano di circa sessanta anni ma che ne dimostrava molti di più poichè fino ad ora aveva dedicato la sua intensa esistenza a quelli che lui amava definire i piaceri della vita, quegli stessi piaceri che lo avevano condannato alla sua perenne solitudine.
Ritrovatosi da solo ad abitare un modesto appartamento situato nella periferia di New York, dove la sua unica compagnia era un cucciolo di pastore tedesco chiamato Dick, decise un giorno di dare una svolta decisiva alla sua vita che fino a quel momento gli aveva fatto conoscere soltanto amarezza e senso di smarrimento.
Da sempre, la più grande passione di William, era quella dei viaggi e già da un po' progettava nella sua mente di raggiungere il tetto del mondo a bordo della sua auto sebbene essa non fosse in ottime condizioni. I viaggi lo avevano in più di un'occasione distolto da quel mondo in cui era abituato a vivere fatto di distrazioni non sempre lecite ed è proprio partendo da questa sua grande passione che William intendeva ricominciare a vivere.
Preparato qualche bagaglio con soltanto il minimo indispensabile, salì a bordo della sua auto in compagnia del suo fedele amico a quattro zampe e cominciò la sua avanzata verso Capo‐Nord. Tappa dopo tappa William si rendeva sempre più conto che da qui in poi era quello il tipo di vita che preferiva ossia essere un viaggiatore solitario e stare a contatto perenne con la natura e con le persone che incontrava nei luoghi in cui di tanto in tanto si fermava. I giorni di viaggio erano sempre più numerosi e sul volto di William erano visibili i primi segni di stanchezza a causa del lungo tempo trascorso alla guida. In lui però non si era di certo spento l'entusiasmo di raggiungere quella meta da molto tempo sognata e da sempre così lontana, sebbene la sua passione per i viaggi lo avesse portato a girare quasi tutto il mondo.
Dopo lunghi ed estenuanti giorni di viaggio ecco arrivare William ed il suo cane Dick, a Capo‐Nord; William si rese subito conto di trovarsi ben lontano dalla sua New York e dal caos da cui le strade della Grande Mela sono da sempre caratterizzate. Ad attirare l'attenzione dell'uomo era proprio l'enorme panorama montuoso di quel piccolo angolo di mondo situato a nord della Norvegia e sembrava quasi aver completamente dimenticato gli Stati Uniti.
Man mano che i giorni passavano William si adeguava sempre di più a quelle che erano le abitudini del luogo e a tutto ciò che lo circondava. Con il trascorrere del tempo l'anziano William entrava in contatto con un numero considerevole di persone tra cui Sara; una donna della sua stessa età, anch'ella di origini italiane, che da anni si era stabilita in Norvegia e con una storia alle spalle molto simile a quella di William. Nemmeno a Sara infatti la vita aveva riservato sorprese non sempre positive. Era la più grande di cinque figli e, rimasta orfana in età giovanissima di entrambi i genitori, era costretta a fare da padre e da madre ai suoi quattro fratelli; inoltre spesso non sapeva come fare per tirare avanti poiché non aveva mai avuto un posto di lavoro fisso ed era costretta a svolgere professioni molto umili. Tra i due nasce subito una certa simpatia tanto che cominciano a raccontarsi le loro rispettive storie così diverse e così uguali allo stesso tempo.
I mesi trascorrevano inesorabili e nonostante William avesse deciso di diventare un viaggiatore solitario avvertiva una certa simpatia per Sara; decise quindi di fermarsi ancora per un po' a Capo‐Nord per conoscere meglio quella donna che fin dal giorno che la aveva incontrata lo aveva reso felice. Ogni giorno trascorso insieme a Sara era sempre ricco di sorprese per William. Infatti nonostante il suo passato non proprio felice, Sara era una donna molto simpatica e piena di vita. Spesso coinvolgeva il suo uomo nell'organizzazione di serate da trascorrere in allegria con gli amici e in tutto ciò in cui il divertimento la faceva da padrone. La donna era inoltre un'ottima cuoca; spesso e volentieri infatti si divertiva a prendere William per la gola preparandogli dei gustosi piatti italiani. Così facendo, Sara sperava di tirar fuori per sempre William dal ricordo del suo doloroso passato e poterlo finalmente trasformare in una persona nuova.
Il legame tra William e Sara si faceva sempre più solido e il nostro viaggiatore solitario continuava a rimandare la sua partenza per un altro luogo. Sara gli aveva ormai preso il cuore e non sapeva davvero più come fare per distaccarsi da lei per poter riprendere il suo viaggio. Anche Sara contraccambiava l'amore di William e spesso era anche lei a trattenerlo in Norvegia e ad alimentare in lui la voglia di non ripartire.
Spesso gli diceva:
‐ "Resta con me per sempre, insieme potremo ricominciare a vivere una vita serena".
A queste dolci parole di Sara, William non sapeva proprio dire di no e non riusciva proprio più a resistere alle amorevoli attenzioni della donna.
Era ormai trascorso un anno dall'arrivo di William in Norvegia e l'amore di Sara sembrava aver affievolito in lui la voglia di viaggiare perennemente.
Un giorno però, mentre Sara si accingeva come sempre a preparare la colazione al suo uomo, scorse William in un'altra stanza preparare la sua modesta valigia che per un anno intero era stata riposta nel fondo di un armadio. Vedendo ciò Sara rimase perplessa e cominciò a farsi mille domande e a chiedersi soprattutto che cosa avesse sbagliato. Quello stesso giorno Sara decise di affrontare l'argomento con William e con la voce rotta dal pianto gli chiese:
‐ "Perché hai deciso improvvisamente di partire? Ho forse sbagliato qualcosa? Dimmi tutto in modo che io possa riparare alle mie colpe".
William, con voce altrettanto disperata le rispose:
‐ " Mia dolce Sara, un anno fa, quando ho lasciato New York, ho promesso a me stesso di diventare un viaggiatore solitario e solo le tue attenzioni mi hanno spinto a fermarmi qui così a lungo; ma ora per me è giunto il momento di ripartire ed esplorare nuove mete e nuovi mondi anche se mi costa moltissimo farlo".
A queste parole di William, Sara non potè fare altro che accettare, seppure a malincuore, la sua decisione di allontanarsi da lei. L'indomani, giorno della partenza di William, Sara riuscì a strappargli la promessa di rimanere sempre in contatto con lei. Gli disse:
‐ "Mi raccomando scrivimi e se per caso dovessi ripensarci torna qui da me; casa mia è sempre aperta".
Dopo quest'ultimo saluto William partì, lasciò quel luogo che per un anno era stato la sua casa e nel quale aveva trovato l'amore. Visitò l'Asia, l'Africa, i panorami mozzafiato dell'Australia ma con il cuore sempre in Norvegia perché era consapevole che lì c'era sempre la sua Sara che prima o poi lo avrebbe riaccolto presso di lei con un affetto ancora maggiore della prima volta.