su "Caduto fuori dal tempo"

Durante la stesura di “A un cerbiatto somiglia il mio amore”, nel 2006, David Grossman ha perso suo figlio nella guerra del Libano. Aveva l’illusione, scriveva, che il libro lo proteggesse. Non è stato così. In “Caduto fuori dal tempo”, scritto sei anni dopo il lutto (2009-2011, pubblicato in Italia nel 2012), Grossman rompe il silenzio con il mondo – a cominciare dal suo interiore – e affronta con immane fatica la profonda nostalgia, il senso dell’irreparabile che lo legano a questa tragica esperienza.
Tutto quello che riesce ad elaborare è una narrativa frammentata, spezzata da continui a capo, enjambement, lamenti: un’operazione che immagino funzionare in lingua originale come una litania. Una preghiera.
L’unica prosa lineare è quella del narratore, per l’esattezza un cronista, che si muove tra persone e voci diverse, tutte accomunate dalla perdita di un figlio. Ecco la madre che non si dà pace, ecco il padre che vuole andare “laggiù”, ecco un altro padre che invece non ne vuole parlare. Attraverso la tematica del viaggio vengono confrontate le rabbie, le disperazioni, i dolori che queste persone condividono, per guarirle, superarle… capirle? Certo ci sono cose che non hanno soluzione, e noi, dal di qua, non possiamo fare altro che accettarle, anche perché, per ogni persona che muore, dobbiamo prendere coscienza che la sua morte non muore mai.
Libro da maneggiare con cura e con rispetto, perché è molto intenso.

“Io
immancabilmente penso: come posso
passare a settembre
mentre lui rimane
in agosto?”

“Vorrei imparare a separare
i ricordi
dal dolore. O per lo meno una parte di essi,
per quanto è possibile, perché non tutto il passato
sia così intriso di dolore.
In questo modo potrei ricordarti ancora di più,
capisci? Non avrò paura ogni volta
del bruciore dei ricordi.”

Caduto fuori dal tempo

di David Grossman

Libro "Caduto fuori dal tempo" di David Grossman
  • Casa Editrice
    Mondadori
  • Dettagli
    185 pagine
  • ISBN
    8866210625