su "La diaspora del senso"

Interrogarsi sul senso della vita e di quanto questa possa dare e togliere è alla base dell’esistenza e della conoscenza dell’essere umano. C’è chi cerca di carpire questo segreto, affiancandosi alla scienza o immergendosi nella spiritualità.
Albert Einstein, autore della Teoria della Relatività e premio Nobel per la fisica affermava: “Qual è il senso della nostra esistenza, qual è il significato dell’esistenza di tutti gli esseri viventi in generale? Il saper rispondere a una siffatta domanda significa avere sentimenti religiosi. Voi direte: ma ha dunque un senso porre questa domanda? Io vi rispondo: chiunque crede che la sua propria vita e quella dei suoi simili sia priva di significato, non soltanto è infelice, ma appena capace di vivere”.
Il filosofo francese Jean Paul Sartre sosteneva che l’uomo è “condannato ad essere libero”, in quanto in lui l’esistenza precede il significato della sua vita e quindi è obbligato, assurdamente, a progettare la sua scelta senza sapere chi egli sia.
Ed è in questo inizio che le parole di Colli diventano quel “verbo” messaggero. Il poeta ha la missione, non semplice, di carpire le voci impazzite, echeggianti dalla barbara vita, di una società/babele, che troppo spesso annichilisce la creatività, premendo le persone su quel confine in bilico tra luce e ombre.
Eppure la stessa poesis, che cresce profonda nell’intimo IO, potrebbe davvero essere quella panacea o “pangea” e genesi della vera felicità? Una rivelazione epifanica che svincola dalle catene quotidiane, e va oltre ogni regola chimica, esaltando così la funzione del Poeta.

“Perché la poesia è una seconda pelle/che non si decompone al cambio di stagione".

Certo che le prove da superare sono molte, e chi scrive ha quell’empatica sensibilità che martella e consuma notte e giorno l’anima: “un rito quotidiano/che stordisce come assenzio”, e fa del “vivere il suicidio più lento/che prolunga l’esilio dei poeti/.Già, perché chi vive nelle parole, sa bene quanta carica energetica possono dare e con lo stesso potere possono diventare lame appuntite.

Catarsi nel dolore, affrontando la mortale indifferenza e le perdite incomprensibili, immersi in un mare di emozioni contrastanti, è l’iter da perseguire per “espiare” quei pesi, per rinascere come fenici “esorcizzando il male”. Affacciarsi poi, sulla soglia del mondo, per esplodere in un concerto di nuove emozioni, privi di scadenze imposte; anestetizzando il malessere, i dubbi, le ombre, e salire sulla giostra del tempo. Prenderlo per mano, e gustare l’amore sincero di un abbraccio, di un sorriso, di una carezza, di un silenzio, senza più temere di quello che siamo, brindando baciati dal sole o dalla luna, con nuove pagine bianche da scrivere con più buon senso.

La diaspora del senso

di Stefano Colli

Libro "La diaspora del senso" di Stefano Colli
  • Casa Editrice
    Edizioni Helicon
  • Dettagli
    78 pagine
  • ISBN
    8864664467