su "Una donna"

Italia, 1906. Sibilla Aleramo, pseudonimo di Rina Faccio, pubblica il suo libro di esordio, "Una donna". Il romanzo parla di un matrimonio violento e della chimera di una vita sempre sognata, in cui soddisfare le proprie esigenze intellettuali ed esercitare la propria libertà d'espressione. Ne nasce l'esigenza di fare una scelta: andare o restare? Lo scandalo di una madre che abbandona il proprio figlio per pensare a se stessa avrebbe vasta risonanza anche oggi, figurarsi nel primo Novecento. Abbiamo alla fine un'opera fortemente autobiografica, dalla narrazione sofferente, a tratti vittimistica perché bisognosa di giustificare dei comportamenti facilmente attaccabili dall'esterno, specie da una società rigorosa e bigotta. Il messaggio che rimane è valido al di là dai secoli: tutti, non solo "una donna", hanno necessità di essere ascoltati.
"Un libro, il libro... Non lo avrebbe mai scritto nessuno? Nessuna donna v'era al mondo che avesse sofferto quel ch'io avevo sofferto, che avesse ricevuto dalle cose animate e inanimate, gli ammonimenti ch'io avevo ricevuto, e sapesse trarre da ciò la pura essenza, il capolavoro equivalente ad una vita?" (Sibilla Aleramo)

Una donna

di Sibilla Aleramo

Libro "Una donna" di Sibilla Aleramo
  • Casa Editrice
    Feltrinelli
  • Dettagli
    220 pagine
  • ISBN
    8807810360