su "La mia dolce cenere"
La mia dolce cenere, una silloge di cinquanta poesie, che si presenta con testo a fronte in lingua serba. Un percorso intimo ed introspettivo, di tematiche attuali ed esistenziali che attraversano la coscienza del singolo, in più fasi del cammino umano. Passaggio diretto verso la parte più “pessimistica” e malinconica: “trapassa le cose vive da sé al fianco e nel fuoco di tutte le cose” per trovare in “dulcis in fundo”, il ponte che unisce silenzio e parole, creazione e cenere, tempo e spazio. Monica Osnato diviene voce instancabile; nonostante la fatica del quotidiano vivere. “Parlerò del seme/ che porta agli occhi/ il suo elogio della penombra/ dirò delle mura degli orizzonti”, immedesimata di chi vive in prima linea il combattimento di volere vivere.
“Dalle mie ossa/ da ogni sillaba”, senza scomporsi, “vola tra luci e fantasmi delle sue torri bianche”, ricostruendo “tra le radici ignorate e marcite”, trasformazioni allegoriche di ricordi e tentando di dare risposte presenti, ad azioni, che lasciano spesso, il vuoto. “Una poesia che non ha fine/ silenziosa erode il marmo delle mura/ della pelle stessa/ e lascia vivi/ a morire in un barlume di luce/ soltanto intravista.”
Fiume di immagini, di “macchie scure sull’acqua”, scorrono per arrivare alla porta: il mare. Infinito e misterioso, naufrago e compagno, viaggiatore sapiente e paziente di attese e di canti alla luna o di messaggi portati dal vento. Consapevolezza di arrivare a “un porto dove attraccano le stelle, di rose sfacciate”, di “candori sospesi”, di origine e di esili inclementi. Amore imperfetto che lascia segni e rumori, ricamato sulle distanze. Fragilità che mostra la sensibilità umana persa in assurde paure, per cui basterebbe un solo “guizzo”, per smascherare i “demoni accaldati”, risvegliandosi nella reale oasi, fatta di follia, di versi, di magia e sete “nel sogno dell’oggi”, senza più temere di chiamare per nome, anche il mondo. Una conquista nel riconoscere i limiti, e dalla cenere, diventare “l’uccello dalle ali di fuoco”, così spalancando, una matura dolcezza.
La mia dolce cenere
Prosveta
151 pagine