su "Serotonina"

Michel Houellebecq, nel bene e nel male, fa discutere, accende gli animi, suscita invidia e non solo. Serotonina (La Nave di Teseo) è l’ultimo romanzo pubblicato dallo scrittore francese, che a detta di molti è l’ultimo grande scrittore francese, l’erede di Louis-Ferdinand Céline. Houellebecq ci ha abituati a romanzi profetici, o perlomeno a storie che sono state bollate così. Serotina è un romanzo completamente diverso rispetto a ogni altro lavoro messo nero su bianco da Houellebecq, è una storia che per stile e temi trattati fotografa la realtà quotidiana, lasciando da parte, in maniera volontaria, qualsiasi istanza di preveggenza. Houellebecq fotografa il nostro tempo storico, il presente, e lo fa con una precisione che potremmo definire esistenzialistica. Serotonina, forse, non è il capolavoro di Michel Houellebecq, ma solo il tempo potrà dirlo con sicurezza e non chi oggi si scaglia contro lo scrittore, accusandolo di non essere più quello di un tempo. È più giusto dire che siamo di fronte al lavoro di uno scrittore maturo che, oggi, preferisce fotografare la storia odierna in una cornice letteraria falsamente gogoliana, dove il realismo è più che mai potente mentre la componente filantropica e romantica è quasi del tutto assente. Houellebecq ci ricorda, casomai ce lo fossimo dimenticato, che siamo fragili e imperfetti, e, più nello specifico, che se è vero che siamo polvere, allora in polvere ritorneremo (Memento, homo, quia pulvis es, et in pulverem reverteris – Genesi 3,19).Flaurent-Claude Labrouste ha quarantasei anni, ha avuto tante donne, e le ha perse tutte. Non è un uomo felice. I soldi non gli mancano, ma la felicità non è cosa che si possa acquistare. Flaurent, a un certo punto, si rende conto che le escort non lo attirano più, che non riescono più a tradurlo sulla sponde cedevoli e limacciose di una felicità fatta di illusioni. Flaurent è un uomo come ce ne sono a migliaia, un personaggio la cui identità è volutamente banale e stereotipata. Flaurent ha una buona cultura ma non è un genio, ha incontrato l’amore e l’ha distrutto in pochi minuti per abbracciare la stupidità, ed ha un discreto gruzzoletto che gli assicura di non finire a chiedere l’elemosina. Flaurent è un uomo finito che, consapevolmente, va incontro alla propria distruzione (o autodistruzione). Può fare una sola cosa, assumere ingenti dosi di serotonina, un antidepressivo (Captorix) che, nel corso di anni e anni, lo condurrà a distruggersi sul piano fisico e su quello mentale. Flaurent si suicida lentamente, passando i suoi giorni in uno stato vegetale o quasi. La serotonina gli toglie ogni desiderio, anche quello sessuale. Sprofondato in una condizione di apatia irreversibile, oramai incapace di fare a meno della serotonina, Flaurent, al pari di un malato terminale, cercherà le donne e gli amici che in gioventù ha creduto di amare. Gli ultimi giorni di Flaurent sono tutti votati a racimolare ricordi sempre più sbiaditi, uguali a polaroid che perdono il loro colore.​In Serotonina c’è la nausea per la vita, l’inferno dantesco che essa è, e solo di rado l’autore si concede di condire la narrazione con un pizzico di ironia petroniana. Michel Houellebecq ci ricorda che siamo destinati a fallire nonostante il nostro continuo affannarci per lasciare ai posteri una traccia di noi. E non da ultimo, a chiare lettere, ci dice che l’inferno si manifesta in ogni angolo calpestato dall'uomo.

Serotonina

di Michel Houellebecq

Libro "Serotonina" di Michel Houellebecq
  • Casa Editrice
    La nave di Teseo
  • Dettagli
    332 pagine
  • ISBN
    9788893447393