su "Non finché vivo. Poesie inedite 1942-1996"

Possiamo oggi dire che Allen Ginsberg è il primo e il più grande Poeta della Beat Generation  e di quel modernismo poetico che esplose dopo gli anni Cinquanta. La poesia – quasi sempre urlata e mai pacata, urlata con voce cancerosa impastata di jazz, nicotina, peyote – di Allen Ginsberg è molto superiore a quella di Jack Kerouac, e questo perché Ginsberg sulla poesia ci lavorava, e non si stancava mai di rivedere i suoi scritti. Ginsberg non era quel tipo di poeta che lasciava che la poesia fosse il semplice parto di una ispirazione improvvisa, nata per caso. Jack Kerouac, ottimo romanziere, pensava invece che la poesia dovesse essere scritta e non rimaneggiata, perché, per lui, soltanto l’ispirazione nata sul momento era giusta e in qualche modo veritiera. La poesia di Kerouac non è affatto perfetta: suscita emozioni, certo che sì, ma è rappresentativa di un movimento culturale e in esso rimane, per così dire, (parzialmente) prigioniera.
Attraverso le sue poesie, più di chiunque altro, Allen Ginsberg ha ritratto l’America, ha denunciato l’America e i suoi sporchi affari, gli stessi che ancor oggi vengono portati avanti da uomini senza alcuna coscienza. La poesia di Allen Ginsberg non conosce censure, non ne conosce perché è il poeta stesso ad aborrire l’idea, fosse anche passeggera, di autocensurarsi.
Allen Ginsberg nacque a Newark (New Jersey) da una famiglia ebraica. Suo padre era poeta e professore di liceo, mentre la madre, Naomi Livergant Ginsberg, non godeva purtroppo di buona salute, era infatti affetta da una malattia psicologica che nessuno riuscì a comprendere appieno. La malattia della madre, la sua sofferenza, la sua instabilità segnarono in maniera profonda il giovane Allen, che, nel corso degli anni, parlerà della madre in tante e tante poesie, sempre con affetto e con rabbiosa-rassegnata disperazione.
È fuor di dubbio che la poesia di Ginsberg subì il fascino del jazz (del suo ritmo e delle sue cadenze); e fu non poco influenzata dal modernismo, oltreché da una non mai rinnegata fede Buddhista contaminata dall’Ebraismo.
Allen Ginsberg collaborò anche con Bob Dylan per l’album Desire (1976, Columbia Records); in realtà la collaborazione del poeta con Dylan iniziò ben prima, già negli anni Sessanta per la realizzazione del famoso video Subterranean Homesick Blues.
Allen Ginsberg, anche se non ci sarebbe bisogno di sottolinearlo, rimane il più attuale e il più grande poeta-profeta americano, dal quale ognuno di noi ha davvero molto da imparare. I mali di ieri sono gli stessi che affliggono la società di oggi, proprio gli stessi: questo e molto altro lo possiamo capire leggendo gli urli jazzati di Allen, e non è davvero poco.
Non finché vivo. Poesie inedite 1942-1996 di Allen Ginsberg, edizione a cura di Bill Morgan, prefazione di Rachel Zucker (traduzione di Leopoldo Carra, Milano, Il Saggiatore, 2017) raccoglie buona parte di quelle poesie che l’autore non pubblicò quand’era ancora in vita, o se sì, su qualche rivista.
Non finché vivo. Poesie inedite 1942-1996, ovviamente, accoglie una ben documentata sezione relativa alle fonti di tutti i testi, una per tutte le referenze fotografiche e una con delle ottime e più che mai fondamentali note di lettura.

Non finché vivo. Poesie inedite 1942-1996

di Allen Ginsberg

Libro "Non finché vivo. Poesie inedite 1942-1996" di Allen Ginsberg
  • Casa Editrice
    Il Saggiatore
  • Dettagli
    378 pagine
  • ISBN
    8842822981