su "Amare Platone. Una lettura del Fedro"

Se non fosse per ciò che essi amano, come si potrebbe mai arrivare a comprendere gli esseri umani? Non è un caso che Livio Garzanti intitoli il suo lavoro “Amare Platone” - e non con un semplice “studiare Platone”, termine ormai volgarizzato da un uso scolare e decettivo. Quella che l’autore presenta, in apparenza, come una lettura del Fedro, il dialogo sulla bellezza, è invece una lettura attentissima dell’intera opera del filosofo e dei suoi commentatori.
Livio Garzanti, nella toccante ma perentoria dedica d'apertura, dichiara anche che questo studio su Platone è stato per lui, dopo la morte dell’amata moglie, un lavoro per “ridare un senso all’esistere”. Da autentico uomo di lettere quale egli è, l’autore confessa qui di ritornare alla filosofia di Platone per riconquistare, dopo una grande perdita, il significato dell’esistenza per tramite della scrittura. La finezza di queste dichiarazioni può essere colta solo da chi intende la relazione intensa e vera tra senso ed esistenza, tra il vivere e l'esistere, quella connessione che, portata alle sue conseguenze, conduce al rapporto tra parole e lacrime che Ferdinand Ebner stabilì in ben altro libro.
Nell'opera di Garzanti ci sono tutti gli elementi che un libro autentico deve contenere: c’è il pensiero e la passione, i due fattori più importanti in ogni aspetto dell’umano esistere. Livio Garzanti lo scrive con eleganza: «Ho cercato di trasmettere le mie impressioni come suggerimento per un avvio all’amore di Platone. L’amore è conoscenza, conoscenza di un’essenza, di una unità, ed è quello che chiede il molteplice che è nell’animo di Platone».
Nel mondo contemporaneo non abbiamo molta filosofia intorno a noi, ma canzonette, paralogismi, trivialità d'ogni genere, mentre il pensiero autentico langue, anzi, dire oggi di un argomento che è “filosofico”, sembra quasi usare un termine denigratorio. Se così non fosse il mondo non potrebbe andare tanto male quanto va, ma da troppo tempo si è lasciato il controllo di questa società ai peggiori tra noi e sarebbe ormai irragionevole attendersi da costoro alcunché di buono - e Platone non solo lo aveva già ben spiegato, ma aveva anche fornito l'antidoto. Oggi, chiaramente, la società dei peggiori arriva a definire Platone come un “cattivo maestro”, ma anche quest'epiteto è solo l'ennesima testimonianza del nostro piccolo tempo e dice più su noi di quanto non possa dire sul grande Greco. Garzanti, nel suo scritto, svela tante profondità del pensiero platonico riproponendole con voce leggera, come nella contrapposizione tra l'episteme del Grande Greco, contro l’inconsistenza della volgare doxa dei Sofisti: «Tanto maggiore è il bisogno del vero e del giusto, quanto maggiore è l’incertezza del proprio esistere». Ecco, in frasi profonde e belle, le radici della filosofia autentica, quel pensiero che si muove sempre sul confine tra l’esistenza e l’esistere e così getta uno sguardo a quei monti del vero da cui si intravvedono le forme del significato e del significante. Tutto è connesso, tutto canta in una musica dolce e leggera che solo orecchie finissime sanno cogliere.
Bisogna ringraziare Livio Garzanti per aver dimostrato, con un libro da ricordare, che all’arbitrio e al delirio si può contrapporre la profondità di idee senza tempo e che, anche in questa notte dello spirito, il pensiero sa come far vibrare quelle corde che rendono la vita vera esistente e significante. Liber legendus est.

Amare Platone. Una lettura del Fedro

di Livio Garzanti

Libro "Amare Platone. Una lettura del Fedro" di Livio Garzanti
  • Casa Editrice
    Garzanti
  • Dettagli
    124 pagine
  • ISBN
    881159782X