Automatismo marino

Ti sfiorano i miei pensieri.
E poi si ritraggono, per non provar più dolore.
Tu, come Medusa che mi strugge e mi lascia senza fiato,
mi fa anelare,
ora,
come avessi dei chiodi su quei tentacoli che vogliono me. Ed è un piacere sublime,
un dolore gaudioso che mi innalza al di sopra di ogni cosa.
Ma io non posso non posso...
Quanto male che mi fai!

La spuma del mare ti porta sulla costa e tu,
in balia delle onde ti trascini sempre verso di me.
Mi stringi.
Poi la spuma si ritrae: ti allontani.

  Per il tempo di quella ritrazione sembra che tutto perisca.

Non si sente più nulla.

E' il silenzio.

Poi tutto riprende a vivere quando
come ad uno schiocco di dita
s'ode il piacere gaudioso della spuma che s'unisce alla sabbia
e tu ritorni da me.

Quanto male che porta quel ritorno!
Invade la spiaggia su cui mi trovo,
la inquina
la sporca.
Invade il suo spazio, il mio.

  Eppure mi piace.
Occupi il mio mondo col colore che vorrei,
stanca dei soliti colori marini,
seppur i più belli.

  Ma tu... TU mi avvolgi mi travolgi e mi sconvolgi l'anima e il corpo.

Eppure...
ahimé,
TU lo fai senza coscienza, vittima dell'automatismo marino.