Lu Sule lu Mare lu Jentu

Vecchie strade bruciate dal vento:
soffio amaro del Sole.
Terre rosse, le spine dei cachi
e i fiori coprono il cemento.

Vecchie strade di antiche parole,
l'erbe tristi di scarpata,
Hai sete d'ombra, la cerchi allora
sotto i dialetti delle nuvole.

Accenti danzanti nell'onde del mare
fra gli antri dei fragili scogli
a piedi scalzi, con tre tamburelli
suonano...
... le tarantelle.

Il Vento dell'Adriatico greco
dipinge di mori colori il volto,
la pelle dei bambini.

Il golfo, fotografato dal sole,
racconta storie di antichi valori
da non dimenticare.

Il ragno, dentro l'ombra del caco,
balla: otto i suoi passi da mago.
Tu danza! Per, il veleno,
cacciare.

Viene da piangere a pensare
ai religiosi credi e le lampare,
ai riti usuali di un tempo,
ai vecchi seduti a riva di un ponte,
a gli anni passati dentro un'orizzonte
troppo circolare per andare
più in la.

Ma gli scogli, il vento ed il sole
hanno fermato l'età che avanzava,
hanno rapito poi gli anni,
portando fino a noi quegli occhi
fatti di lacrime azzurre, di mare,
di coste spinose, di acqua
che va.

E quando poi lascerai
andare
via le ferrose ruote arruginite,

vedendo sempre di più
arrivare
il tuo orizzonte usato, stancante,

non potrai che voltarti
a guardare
quell'orizzonte così circolare...

... e piangerai fino a casa,
forse anche per donne
che non avrai mai.