Mes enfants

I piedini sono scalzi nel fango
tra pozzanghere di respiri invisibili.
Le notti di primavera sono gelide
e la landa giardino di boccioli opachi.
Il mio bimbo ha fame, mi abbraccia, mi stringe
… poi chiude gli occhi sulle gambe calde.
L’acqua è torbida tra le case di burro,
lontano, fuori da Phnom Penh.
La pentola è vuota, attendo il miraggio, mi chino
… asciugo le guance umide e lo accarezzo.
Si disperdono le piccole, grandi anime
consumate, disprezzate, vendute per le strade.
Il pancino brontola, lo stringo a me
… vorrei spegnere il risveglio amaro.
Torna la sete del padrone estinto,
l’ombra pungente delle cicatrici
e una canzone rivoluzionaria per gli innocenti.
Domani la Cambogia svezzerà gli eletti,
domani le madri non smetteranno di piangere dentro
… non smetteranno di piangere fuori.   La Cambogia e le tante anime dimenticate   Molti sono i nuclei famigliari allontanati dalle case in cui vivono a Phnom Penh. Un governo corrotto permette ai costruttori di edificare e costringe le famiglie allo sfratto, ad essere confinate in periferia. Luoghi dove manca acqua potabile e servizi sanitari. Un bimbo gioca in una pozzanghera. Sua madre lo osserva, lo accarezza, lo strige a se. Il suo amore lo scalderà nel cuore ma domani chi lo salverà da un futuro così fragile e corrotto?