Sei quartine erotiche

il viso tuo in penombra è come un prato
dove ha attecchito a cumuli dispersi
la luce della neve che ha spogliato
il cielo ormai digiuno a trattenersi

sulle mie labbra notte e tuo tepore 
di voglie appese al tempo dilatato 
spazio feroce, madido languore
ostia che scioglie un brivido assetato 

la vita ti sussurra rude in bocca
di pietra dentro l'urna il graffio cieco
colma d'ardore che ogni lato tocca
e asperge rorida dell'onda un'eco

all’alba gronda di rugiada il fiore
straziato dalla tenebra d’un fiato
franto dal buio un petalo si muore
da stelo inflesso al morbido sostrato

tracima il fiume dalla cava, strazia
pareti esauste, palpiti di gogna
delta che stringe alla violata grazia
arresa e complice alla bisogna

e poi venire tu mi senti piano
per me che mordo la tua voce acerba
per te che ‐ amore ‐ sguazzi nel pantano
e colmi vuoto come vento d'erba