Sorridendo all'alterigia

Tanto semplici e serene
sorgon parve le tue luci
tra volute
che son catene.
Mi dimeno,
mi sciolgo
e in un baleno
mi coivolgo
in quel candido silenzio,
seppur nel buio,
di ragion che
ricompone,
anche se nell'effluvio
di tanta offerta,
la sua maestà.

Che poi da offrir
non c'era proprio nulla
se non soffrir
la silenziosa culla
che nella notte
e nelle scie di resina
tramuta in botte
le dolci carezze.

Allora avanti!
Che scruterò il tuo sguardo
timoroso ed infingardo...
Avanti
gentil donzella
che tra i tanti
decise che
l'insicurezza è mia padrona.
Però il mio ciglio
non perdona.
Il margine fatal
del mio sapore
non propone respir
che non mi soffi dentro.

Ma mi rifiuto.
E solo un poco tremo.
Cadendo.
Sorridendo all'alterigia,
sia alla tua,
sia alla mia.