Stasi d'edere

E poi se vieni
a portarmi un altrove
non lasciare spento un cantuccio
quel giro di parole
piccola stringa di una luce
sorretta insieme

una porta‐finestra
in riva al sangue, devi aprirmi
al ritorno di una città
che gravita tra sé e sé
lobo d’un capestro, eppur carezza
al polso.

Ci si rimane in mente.
Bisogna viaggiare nell’incoscienza
delle nuvole, scalee di piume
da non calcare il peso

credere a stasi d’edere
più profonde, sul gelo.