Bruno e la tempesta

C'era un uomo di nome Bruno, che viveva in un piccolo paese tranquillo.
Non era ricco, non era povero, ma aveva una casa, un gruppo di amici col quale si ritrovava al bar. Commentava i risultati sportivi e le vicende politiche, senza sovrastare il parere degli altri.
In trent'anni non era mai uscito dalla sua routine.
Una sera ci fu un temporale bello grosso che provocò parecchi danni alle abitazioni, tanto che alla casa del poveretto strappò via il tetto come si fa con una scatoletta di tonno.
Il mattino dopo videro Bruno incamminarsi con un grosso zaino e lasciare il paese.
Passarono quasi dieci anni, quando un temporale simile si riversò di nuovo sulla cittadina.
Il giorno dopo, una figura con la barba lunga, un grosso zaino, con vestiti puliti ma logori dall'utilizzo, entrò nel bar del paese.
Qualcuno sospettoso, fece cenno al barista imbarazzato di chiedere informazioni al viandante
‐ Ehm... Salve, cosa posso fare per lei?‐
L'uomo dalla barba lunga ‐ Il solito grazie.‐
Il barista con aria pensierosa guardò il resto dei clienti, poi si rivolse di nuovo all'uomo
‐ Non saprei, vuole un caffè?‐
L'uomo sorridendo ‐ Posso avere la barba lunga ed esser stato via dieci anni da qui, ma io prendo sempre un amaro alle erbe‐.
Al che il barista e gli altri si ricordarono del loro concittadino andato via da parecchio tempo e con fare festoso cominciarono a salutarlo. Il macellaio del paese, famoso per essere un ficcanaso, fu il primo a porgli la domanda che tutti si stavano pensando ‐ Che cosa hai fatto in questi dieci anni?‐
Così Bruno, sorseggiando il suo amaro rispose in tono pacato ‐ Niente...‐
La gente era sbalordita per la risposta. Il farmacista noto per essere uno stacanovista borbottando chiese a sua volta ‐ Come sarebbe a dire niente? Hai girato per il mondo!? Sei stato via dieci anni, avrai fatto qualcosa!‐
Bruno allora appoggiando il bicchierino si girò verso il farmacista ‐ A dire il vero ho pensato. Pensato parecchio, camminato molto ed ho visto buona parte del mondo‐.
Lo stupore si diffuse tra i clienti, mentre il parroco, forte bevitore di brandy e fervente religioso, si avvicinò a Bruno e dandogli due buone pacche sulle spalle eslamò ‐ Chiaro che hai visto le cose belle del Signore, e sei ora qui per raccontarcele! 
Ma Bruno in realtà fece cenno di no. ‐ Mi dispiace ma non ho preso appunti durante questi anni e non ho niente di eclatante da raccontare‐.
Il libraio quasi si soffocava col prosecco ‐ Come non hai preso appunti e non hai vissuto niente di straordinario? Di solito chi parte per queste esperienze, poi torna e pubblica un libro, fa un documentario... te non hai tenuto nemmeno un diario?‐
Allora Bruno con un sorriso rispose ‐ Mi dispiace, ma ero troppo preso a viverla la vita che a perder tempo per annotarla e viverne i ricordi. ‐
Detto questo pagò il suo amaro e si avviò verso la porta.
Il postino allora tentò un ultima domanda.‐ Ma almeno dicci perché hai scelto di partire quel giorno dopo la tempesta! ‐
Fermo sull'entrata Bruno si girò verso il postino ‐ Quando il temporale mi portò via il tetto ho avuto paura che si portasse via la mia vita senza che io avessi fatto qualcosa per me. Allora l'ho inseguito in giro per il mondo per dimostrargli che ero coraggioso‐.
Detto questo Bruno uscì e lasciò di nuovo il paese.