Elena e Dick Decimo Capitolo

Alle dieci, Elena scese nella hall. Aveva indossato un paio di jeans bianchi e una casacca di pizzo ricamata con paillettes colorate, giubbotto bianco, perchè l'aria in certi momenti era gelida a causa della neve caduta in alta montagna. Tra pochi giorni, anche qui in valle l'autunno si sarebbe fatto sentire, gelido e umido.
Si avvicinò al portiere per lasciare la chiave e lo informò ad alta voce che aspettava una telefonata da un allevatore di cavalli :‐ Se chiama gli dia questo messaggio e lui capirà. E' un codice per identificare un cavallo che deve partecipare ad una gara, domenica.
Porse un foglietto all'uomo con su scritto a grandi caratteri i numeri 
S 2,30 b, m, 200,P . Dick avrebbe capito ?. La sera prima aveva visto uno degli uomini di Federico che parlava con un'altro ed essendo brava a leggere il movimento delle labbra, con tre figli una madre si deve difendere e le studia tutte così aveva capito quel che dicevano i due '' stanotte alle due e mezza sul binario morto a duecento metri da Preglia ( il limite estremo dei binari in disuso )
C'era la possibilità che fosse in arrivo un carico d'armi e che lo avrebbero lasciato in deposito nella zona morta della stazione per non dare nell'occhio. Non aveva fatto in tempo a comunicare a Pablo quel che sapeva, e gli aveva messo in tasca un foglietto col numero dell'albergo e l'ora . Sperava di non aver fatto pasticci.
Federico la stava aspettando fuori con la sua lussuosa Mercedes slk
due posti decappottabile :‐ Tesoro sei splendida, dove vorresti andare ? 
:‐ Sinceramente non ho idea, oggi era previsto un giro su a casa. Volevo rivedere la vecchia torre e, se c'è ancora qualcuno vivo, salu
tare le vecchie conoscenze.
:‐ Lascia stare quei vecchi ruderi. Ti porto io in un posto bellissimo.
:‐ La tua casa è ancora tutta intera ?
:‐ L'ho venduta , quando sono morti tutti. Non sapevo che farmene.‐
Sul suo viso passò un'ombra scura e un vago sorrisetto crudele gli aleggiò sulle labbra . Appena un accenno di un sorriso. >>> non sorride mai ‐‐ pensò Elena‐‐‐ deve avere tanto diquel veleno in corpo. Tutta la cattiveria di bambino si è ingigantita<<<<<<<
Era vero, col passare degli anni, il suo carattere malvagio era peggiorato .
Salirono sulla due posti elegantissima e partì a velocità moderata, lasciando sorpresa la donna che si aspettava una partenza da bullo e invece era partito da signore. Il motivo di questo modo così sobrio di guidare era dovuto al fatto che faceva di tutto per non attirare l'attenzione delle forze dell'ordine. In una città con duemilacinquecento finanzieri, più di duemila carabinieri e altrettanti poliziotti sempre pronti a pattugliare i confini con la Svizzera e i treni che andavano e venivano dal Sempione e da Locarno, era decisamente opportuno comportarsi in modo da dare il meno possibile nell'occhio. Federico sapeva che per portare avanti i suoi affari doveva agire con cautela.
Uscirono dalla città e prima del paese successivo, svoltarono a sinistra verso Caddo. La vecchia strada era ben nota ad Elena per averla percorsa decine se non centinaia di volte. Prima del paese, imboccarono una vecchia strada che saliva verso una sporgenza della roccia . Vista dal basso era come una piattaforma sospesa, ma arrivando si trovarono davanti una radura grandissima circondata da abeti e nel mezzo una villa faraonica. Il posto era di una bellezza da favola, tuttavia lo spirito dell'architetto che viveva dentro Elena trovò subito i difetti e i pericoli ai quali una simile costruzione andava incontro. :‐ Che te ne pare ? chiese lui con una punta di evidente orgoglio.
:‐ Bella, stupenda e gran bel panorama . Da qui vedi il mondo. 
:‐ Ma tu non ne sei convinta. Niente da fare non sai dire le bugie
Eccome no << pensò lei<<< 
:‐ Non voglio mentire su una cosa che per te è importante, ma penso che prima di costruire tu abbia fatto tutti i rilevamenti del caso‐
:‐ Si, ci sono stati architetti e ingegneri e alcuni mi hanno sconsigliato il posto.‐
:‐ Allora se ti dico che corri un grave pericolo, non ti suona nuovo. Vedi, la roccia si cui ci troviamo è qui per caso . Tu sei nato da queste parti e sai benissimo che quel pezzo di granito che si vede lassù in alto è ciò che rimane della vecchia frana che alcuni secoli fa si portò via Caddo . 
:‐ Ma siamo fuori dalla frana, ‐ protestò lui‐
:‐ Senza dubbio, siamo esattamente al margine dove una nuova frana potrebbe cadere al prossimo disgelo. Inutile ricordarti che queste montagne così belle sono friabili come biscottini, sempre pronte a franare. Inoltre lo spuntone di roccia su cui hai costruito non hai idea di quanto sia ancorato al resto della montagna .
Se non viene giù dall'alto potrebbe cadere da sotto i tuoi piedi.‐
:‐ Cavolo come parli.Sembri l'ingegnere Marti . Mi aveva detto le stesse cose che mi hai detto tu. Mi hai demolito la casa e il futuro ‐
:‐ Mi spiace veramente. La casa è bellissima e adesso voglio vedere l'interno. C'è tua moglie ?
:‐Stai scherzando? e chi la sopporta una moglie,sempre libero degg'io ecc. ecc . Mi vuoi sposare tu ?‐
:‐ Nemmeno morta. Mi sono appena liberata di un e non ne voglio un'altro , almeno per ora, domani si vedrà.
Entrarono . Era in assoluto la più bella casa che Elena avesse mai visto. Tutta rifinita in marmo pregiato e arredata lussuosamente ed elegantissima.
Pranzarono su una terrazza circondata da noccioli al riparo dal vento .Gli alberelli, oramai tutti ingialliti creavano un riparo dorato e la vista era spettacolare, si poteva vedere tutte la città fino quasi a Villadossola . In un altro momento Elena si sarebbe lasciata prendere dall'emotività, in fondo Federico in illo tempore le piaceva . Quei tempi oramai erano passati, e lei non subiva più il fascino di un 
uomo per di più un malavitoso delinquente come lui.