Giustizia

La giustizia è la gloria suprema della virtù (Cicerone)

Giulia gemeva giorni giulivi gelati dalla grave scomparsa della persona a lei più cara.

GIUSTIZIA. Ora cercava solamente giustizia. Questa parola le era scoppiata nella testa e le schegge si erano conficcate nella materia cerebrale come ami d'acciaio che la facevano impazzire di rabbia e di dolore. “Giustizia, voglio giustizia”, ripeteva come una cantilena. Come ottenerla? Rivolgersi agli organismi preposti.? Lo aveva fatto, ma…i colpevoli della morte della sua amatissima Giuseppina erano ancora a piede libero.
Isolata, sentiva i disagi e il suo comportamento irrazionale, ma l’amore, che è la comunicazione delle anime, era cessato con la dipartita della luce dei suoi occhi: la sua bambina. Tutto, era finito tutto: il piacere di dare piacere, i sacrifici, le soddisfazioni, la gioia morale e fisica di una carezza e di un sorriso.
Non ci si può liberare, senza inconvenienti, d’altronde, di queste cose. Siamo, a nostra insaputa, oggetti di certi fenomeni che ci portano ad essere e a fare ciò che non vorremmo mai. Sarà il dolore, la debolezza, la mancanza di stimoli reattivi, la mancanza di bio‐elettricità, sarà quel che sarà, ma la nostra mente opera cambi di ragione secondo il bisogno. Ed è il bisogno che giustifica l’atto.
Giulia era soggetta ormai ad atti interiori ed esteriori involontari, condizionati da forze indipendenti dalla sua volontà. Ciò accadeva soprattutto dopo aver visto morire un bambino. La sofferenza indescrivibile che si leggeva sul suo volto rasentava la follia: una scarica elettrica partiva dal cervello e raggiungeva le fibre nervose di tutto il corpo.
Nulla potevano l’amore e le premure del marito, i farmaci poi la inebetivano e basta.
Per fortuna, Giulia manifestava anche bisogni d’altra natura che le permetteva di passare ore abbastanza tranquille e di avere normali rapporti con i familiari ai quali chiedeva perché la GIUSTIZIA era così lenta, e cosa si poteva fare per accelerarla. Questi la rassicuravano dicendole che la GIUSTIZIA stava facendo il suo iter e che presto i colpevoli avrebbero pagato le loro colpe.
Per moltissimo tempo la vita di Giulia fu una continua sofferenza morale e fisica, ma la sentenza del tribunale fu la causa che determinò il totale blackout di Giulia: i medici che avevano determinato con i loro errori la morte di Giuseppina furono condannati a risarcire un’irrisoria somma di denaro. Dopo qualche tempo dalla sentenza, Giulia si recò nell’ospedale, causa della sua disgrazia, e assassinò i due responsabili.
“Giustizia è fatta”, furono le uniche parole in tutto il resto della sua vita.
Non ci si può liberare, senza inconvenienti, d’altronde, di queste cose. Siamo, a nostra insaputa, oggetti di certi fenomeni che ci portano ad essere e a fare ciò che non vorremmo mai. Sarà il dolore, la debolezza, la mancanza di stimoli reattivi, la mancanza di bio‐elettricità, sarà quel che sarà, ma la nostra mente opera cambi di ragione secondo il bisogno. Ed è il bisogno che giustifica l’atto.