I figli della notte

Quando me lo ritrovai davanti ebbi l’impressione che le ossa del suo scheletro rimanessero in piedi per scommessa. C’era qualcosa in lui che mi disturbava, ma lì per lì non seppi capire da dove provenisse tale avversità. Seguivo, come sempre, il mio istinto di poliziotto, che raramente si sbagliava.
In cima alla lunga scalinata fiancheggiata da piccoli pilastri di mattone, lui decise di non indugiare oltre e si congedò da me con uno sguardo di sfida. Si era evidentemente accorto che lo stavo seguendo da quando, dietro l’angolo, lo avevo beccato mentre molestava alcune studentesse davanti all’ingresso della scuola. Raggiunto l’androne delle palazzine in fondo, si era voltato di scatto ed era rimasto alcuni secondi a fissarmi con aria provocatrice.
Quando la sua schizofrenica sagoma sparì dal mio campo visivo, una voce tonante si impadronì della mia mente e disse: “Seguimi, ficcanaso, se ne hai il coraggio!”
Lo stomaco mi si strinse. Dal pendio dove mi trovavo, l’ingresso della scalinata sfiaccolava della luce tetra delle lampade. Mi venne in mente l’ascesa agli inferi.
Deglutii e poi mi inumidii le labbra aride. Fissai la scalinata e uscii in qualcosa di simile a un rantolo di terrore. Sentii che un vincolo di inimicizia si era stabilito tra me e quello strano essere. Il quale ritornò nuovamente a parlarmi con quella voce sinistra che non poteva essere di questo mondo. “Noi eravamo davvero curiosi di conoscere questo poliziotto zelante che s’interessa tanto delle nostre attività clandestine” disse.
“Chi sarebbero 'noi'?” risposi in una botta di lucidità.
“I figli della notte” disse la voce.
A quel punto, le luci delle lampade si spensero e il buio totale inghiottì la mia anima. Gettai un’occhiata dietro di me. Anche il lampione all’angolo del viale era spento. La sua esile sagoma si stagliava in un flebile chiarore di una luce riflessa da altra luce sul muro al di là dell’incrocio. Una luce spettrale, malata, che polarizzava la polvere in un alone impuro intorno alla lampada a collo d’oca del lampione. Ma più che il collo di un’oca sembrava il collo di uno struzzo con la peluria irta in testa.
Mi girai. Ormai i miei occhi si erano abituati all’oscurità e mi accorsi che l’uomo era rispuntato all’ingresso della scalinata. Fermo nella stessa posizione di prima. Rivolto verso la scalinata, mi guardava con la coda dell’occhio. Era un invito a seguirlo, pensai, e lo sentii ridere silenziosamente.
Un gufo chiurlò dai rami di un albero, e mi ritrovai a sentirmi non solo profondamente a disagio ma anche pieno di paura.
"Va bene" dissi. "Ti seguo."
L'uomo iniziò a scendere le scale. Lo seguì, stringendo la pistola nella tasca della giacca. Le scale erano buie e strette, e l'aria era densa di umidità. Sentivo il cuore che mi batteva forte nel petto, le gambe mi tremavano.
L'uomo si fermò. "Ecco" disse. "Questo è il nostro mondo."

Mi sporsi oltre l'uomo e guardai in basso. Era un grande cortile buio e squallido, pieno di uomini e donne vestiti in nero che si muovevano in modo frenetico.
"Cosa fate?" chiesi.
"Facciamo ciò che dobbiamo fare" disse l'uomo. "Ci prepariamo per la nostra ascesa."
Non capivo cosa volesse dire l'uomo. "Ascesa?" chiesi.
"Sì" disse l'uomo. "Ascesa al potere. Ascesa al mondo."
Sentii un brivido lungo la schiena. "Non ci riuscirete mai" dissi.
L'uomo rise. "Lo vedremo! Ora, va. E non tornare mai più.”
Tornerò invece, pensai, ma non dissi nulla.
Mentre camminavo, sentivo gli occhi dell'uomo su di me. Era come se fossi stato marchiato, come se l'uomo avesse messo un sigillo su di me.
Non sapevo cosa significasse quel sigillo, ma ero certo che sarebbe stato lì per sempre.
Entrai in casa e mi chiusi la porta alle spalle. Mi appoggiai allo stipite e mi lasciai andare. Ero ancora scosso. Mi resi conto che non avrei mai potuto fermare gli uomini del cortile. Erano troppo potenti. Ma avevo deciso di combatterli comunque. Promisi a me stesso che avrei fatto tutto il possibile per fermarli, prima che fosse troppo tardi.
“Continua pure a indagare sui figli della notte” disse la voce nella mia testa “non riuscirai a fermarci.”