Rappresentazione

Cavoli. La sera del debutto il giovane, alto e magrissimo, sedeva al centro del palco. Per nulla emozionato. Incosciente ed arrogante. Guardava un punto bianco che copriva, come una pezza male tagliata, la parete grigia della sua verità.
Uscito per tempo aveva preso il vento buono per le corna, ma non aveva potuto legarlo perché non aveva un laccio. Come re di un perduto reame aveva costeggiato tutti i fiori della strada, le case, il castello, il fiume, l’aria, la luce…
Tutto aveva costeggiato correndo sul filo della speranza senza trovare il filo.
Un filo, anche sottilissimo. Di qualsiasi genere.
Corse allora sul filo dell’intelligenza, senza incespicare. Si fermò in riva al mare e abbracciò la luna dilatata in un cielo di cristallo. Si rotolò con lei sulla sabbia ascoltando una musica che non aveva mai sentito. Amò i suoi mille volti con amore, oltre l’amore.
Finalmente si addormentò stanco fra le sue braccia. Nel buio completo vide una folla di gente sconosciuta scorrere come una fiumana.
Si accostò a questa folla e guardò le loro facce. Bianche, nere, rosse, gialle. Allegre, tristi, sveglie, assonnate, stanche. Interessanti, insignificanti. Facce, facce, facce… ovunque facce. All’improvviso la folla si fermò e fu un continuo scambio frenetico di facce e di … parole. Sì parole, senza suono e senza significato. Lontano da questa babele, sopra uno schermo gigante, la piccola ombra di un bambino inginocchiato raccoglieva una rosa dal fango.
Il giorno arrivò piangendo in un tassì sgangherato.

Rappresentazione molto apprezzata. Il successo sale sulla limousine bianca per entrare nella quotidianità trasformista.
E con ciò?