Tramonto

Ero appena arrivato, trafelato. Sapevo dentro di me che lì sarei potuto stare in pace, almeno per qualche minuto. Mi tolsi le scarpe e le appoggiai sopra un ammasso confuso di legni. Il sole tiepido stava scendendo e, d'un tratto, salì il rumore del mare. Era un suono che veniva da lontano, che parlava di immensità incomprensibili e di angoli nascosti chissà dove. Erano ricordi di millenni, di forze e debolezze umane, di desideri e speranze. Il rumore era incessante e vigoroso; anche senza uditori, esso continuava imperturbabile riversandosi sulla terra ferma assieme a tutto quello che doveva far sentire. "Ci vuole coraggio per ascoltarlo" pensai tra me. L’aria era strana, commovente e delicata, così mi prese e mi trascinò in un alone di abbandono; fui inebriato e l’orizzonte all’improvviso mi apparve più vicino. La luce, sebbene perdesse vigore, assunse una dimensione nuova, colorava in modo diverso il mondo che gli stava di fronte, ne esaltava particolari prima ignoti e ne attenuava altri. Il rosso intorno al disco in fiamme sulla linea dell’orizzonte sembrava voler raggiungere il cielo sopra la mia testa, ma non serviva che lo facesse per disegnare un quadro meraviglioso quanto sfuggente. L’azzurro del mare si trasformò e rese omaggio alla maestosità di quell'evento, colorando ogni singola onda della sua distesa infinita di un celeste irreale, purissimo e inimitabile. Al suo interno lasciò spazio solo al grande riflesso di luce che, per quanto tentasse di ingigantire il riverbero, inevitabilmente si assottigliò insieme ad esso. Le montagne in lontananza, imponenti nella loro mole, stavolta addolcirono le proprie forme per lasciare che il quotidiano addio della luce e del calore avvenisse nel tripudio che meritava. Un brivido mi pervase mentre mi resi conto che il disco già non era più distinguibile, le nuvole si allungarono per timore di non resistere senza, il cielo porpora sembrò voler trattenere ancora il giorno, ma il mare, profondo conoscitore dei segreti umani, sapeva di dover far morire tutto quel calore dentro di sé, affinché l’indomani esso potesse di nuovo nascere e stupire. La sabbia sotto i miei piedi, nel frattempo, aveva ceduto e tra le dita il mare non aveva smesso il suo dovere. Rialzai la testa e c’era solo il ricordo di quello che avevo visto ma che non riuscii ad assaporare fino in fondo. Il buio corse a rintuzzare gli ultimi spazi ancora concessi a quella luce tremula e delicata che mi aveva inebriato. L’aria allora mi colpì al volto con un colpo di vento inaspettato e il freddo mi percosse con un brivido ben diverso da quello precedente. Respirai forte. Il rumore del mare continuava. Fu allora che, inaspettatamente, sentii la sua voce. Mi voltai di scatto e non vidi nessuno. Cercai di scorgere qualche figura in lontananza ma l'oscurità scendeva velocemente e gli occhi mi ingannavano di continuo. Niente. Non c'era nessuno. Capii subito che ero tornato al mondo reale. Il suo ricordo era tornato prepotente ad infastidirmi. Solo per pochi attimi, di fronte ad una meravigliosa quotidianità, mi ero dimenticato di essere nuovamente solo.