Tu eri il motivo per cui uscivo ogni giorno. Eri i miei sbalzi d’umore. Eri il senso dei miei sorrisi. Eri le attese infinite e i miei battiti accelerati quando mi arrivava un tuo messaggio o mi telefonavi per raccontarmi anche solo sciocchezze. Eri la sensazione magica che mi dava il tuo sguardo che s’incrociava col mio, delle tue dita che si annodavano alle mie quando scherzavamo o giocavamo o semplicemente ci stringevamo senza un perché.
Scorre lento e inesorabile, il tempo, come un fiume che si rigetta alla foce dei perché. Quella foce che di risposte non ne ha. Quella foce che di risposte non ne dà.