Giorgia Spurio
  • Ascoli Piceno (Italia)
  • 21/12/1986

Biografia

Insegnante di lettere presso scuola secondaria I grado.

Ho insegnato musica e lavorato nel sociale come educatrice.

Le mie sillogi: “Quando l’Est mi rubò gli occhi”, “Dove bussa il mare”, “Le ninne nanne degli Šar”, "L'orecchio delle dèe", "Purple Circus".

Narrativa: le mie fiabe "I Bambini Ciliegio e altre storie", i miei romanzi "L'inverno in giardino" e "Gli occhi degli orologi".

Segni particolari

Lettrice amante e scrittrice allucinata.

Capro espiatorio preferito di bambini e animali.

Persuasa dalla Poesia. Sedotta dalla Narrativa.

Sempre stata amante della letteratura, scrivo pensando in particolare ai problemi sociali da cui traggo ispirazione.

 

Scritti da Giorgia Spurio

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La vita è come un gomitolo di lana intrecciato, va strecciato e raggomitolato, anche se via via si incontra sempre qualche nodo.

Non c'è scoperta di meraviglia se non c'è sbalordimento  e voglia di conoscere. E  nell’identico modo, in assenza di sorpresa d’animo, l’amore... svanisce in un nullo e invano ti amo... senza stupore.

Quando si scrive si ferma Tutto, oppure al contrario Tutto va più veloce, sembra avere il potere del Tempo, quel Tempo giusto per esprimere il Tempo medesimo e le Cose che ne fanno parte. Essere Poeta non è un lavoro, è l'Essere Stesso.

È sempre un'emozione scoprire, che qualcosa di "creato" dal proprio animo, possa piacere ad altre persone, che sono fuori, in un altro cosmo, in un altro piccolo mondo, e scoprire delle rette che possono eppure incontrarsi.

Il Tutto e il Nulla. Lo zero è la "chiave di volta" di tutta la nostra numerazione. Forse perchè nessun numero esisterebbe senza lo zero, così come nessun numero esisterebbe senza che esistesse il numero precedente. Così come il nostro presente(…)

Il problema, è che non ho niente... Solo l'arma delle mie parole. Dicono sia spoglia di ciò che luccica... eppure nella mano, come una penna -stilografica-, d'inchiostro che non ha termine, brilla l'arma che è di Luce.

Noi avevamo un Paese che chiamavamo Casa: il suo nome era Libertà.

Le persone spesso si preoccupano, più che delle cose da Vivere, delle cose da Fare.

“La terra lacera e urla come il mare che si alza e devasta... e non fu tanto la natura a punire l’uomo quanto il suo stesso essere... Fukushima piangeva radioattività...” 11 marzo 2011 – Giappone

“Ascoli Tremò... tutti pensarono -anzi pregarono- la stessa cosa: speriamo che l’epicentro è stato qui... perché se è stato altrove vedremo lacrime e orrore...” 6 aprile 2009 – L’Aquila