Giorgio Gaber
  • Milano, 25/01/1939
  • Montegnano a Versilia (LU), 01/01/2003

Biografia

Nel corso degli anni sono stato definito "anarchico", oppure "filosofo ignorante" e ancora "vate dei cani sciolti", ma qualsiasi etichetta mi è sempre risulta assai stretta e mai sufficiente a riassumere la mia personalità soggettiva e politica.

Segni particolari

All'anagrafe mi chiamavo Giorgio Gaberscik; nome poco appropriato per lo spettacolo.

Scritti da Giorgio Gaber

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Gli italiani sono poco aggiornati e un po' confusi, perché non leggono i giornali. Figuriamoci se li leggessero.

Ma io ti voglio dire che non è mai finita che tutto quel che accade fa parte della vita.

Qualcuno era comunista perché Berlinguer era una brava persona; qualcuno era comunista perché Andreotti non era una brava persona.

Donna, l'angelo ingannatore. L'ha detto Baudelaire. Donna, il più bel fiore del giardino. L'ha detto Goethe. Donna, femina maliarda. L'ha detto Shakespeare. Donna, sei tutta la mia vita. L'ha detto un mio amico ginecologo.

Non si è mai abbastanza coraggiosi da essere vigliacchi definitivamente.

Ci sono due tipi di artisti: quelli che vogliono passare alla storia e quelli che si accontentano di passare alla cassa.

Senza cattive o buone azioni, senza altre strane deviazioni, che se anche il fiume le potesse avere, andrebbe sempre al mare. Così vorrei amare.

Si può, siamo liberi come l'aria, si può, siamo noi che facciam la storia, si può: libertà, libertà, libertà, libertà obbligatoria.

Un'idea, un concetto, un'idea, finché resta un'idea è soltanto un'astrazione. Se potessi mangiare un'idea, avrei fatto la mia rivoluzione.

Le più belle trombate della mia vita le ho fatte da solo.