Alice

Alice, ora sai dove correva, rapido, il Coniglio Bianco, buffo, con l’orologio nel panciotto, e perché girava Capitan Libeccio con la sua ciurma a vuoto nell’eterna, assurda “Maratonda”, ed i fiori alti cantavano una nenia infinita (come ci sembrava la vita da bambini) ed era il tuo “non compleanno” che festeggiavi col Leprotto bisestile e il Cappellaio matto, e c’era lo Stregatto che tutte le vie ti apriva, anche quella che correva fino a me, che dei Cuori sono la Regina, e tutte ho vinto le partite di criquet, ed ora ti condanno a mio piacere: Alice è tardi, mi si dice, sono passati gli anni del sognare, Alice è giorno, svegliati, apri gli occhi!