Cento 28

Non ho tafferugli a ricordarmi come ti ho incontrato:
improvvisamente sei spuntato  a bordo dell'autunno
ancora novizio. Stavi dietro l'anta socchiusa del pomeriggio,
sotto cento lenzuola non più vergini. Io guardavo le culle
come scafi senza colatura, contavo il numero della gioia
negli occhi altrui e delineavo la mia bocca in una bocca
più piccola. Ma chi poteva suggerirmi la scorta della tua voce?
Io non so mettere due passi nella stessa direzione con talento,
io ingaggio bene la paura ai miei spettacoli e calpesto l'applauso.
Non potevo immaginarti alla mia ora, ma adesso sfebbri
come le forbici rosse che ritagliano dal giorno la sera,
quando il cielo mestrua, felice di crescere in notte.