Seme del cielo
ci culliamo in terra sconoscenti.
Perle del tempio allor,
ora tarli del bello.
Sterpi sballottati al vento,
siamo fabbri del fango,
e quel ch’è brutto,
schiavi di questo e del suo frutto.
Pulci nemiche del leone,
caparbi.
Rigettiam le messi perché buone
confusi e sbalorditi,
guardiamo il sole inebetiti
e non preghiamo.
Infaticabili talpe.
Al buio lavoriamo per nulla
e la meta sviamo.
Ciechi.
Siamo tomba di pensiero inerte
Superbi.
1960
4 settembre 2006
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L’amore non soffre di vertigini perché è abituato alle altitudini, il ricco ne risente non appena lo si solleva dalla sua terra, anche se è avvezzo ad essere chiamato altezza.