Cime inesauste
ove al marinaio si espande
un orizzonte rapito,
tacito infinito.
Candide albe di ricordi vissuti,
sogni remoti.
Aurore nascenti,
tepori sonnolenti,
rumina un’aria salmastra,
un’amica solitudine
gli rammenta l’orizzonte,
quell’alitar di acqua salata,
quel dolorar del mare profondo.
(14/6/1994)
Da Emanuele Marcuccio, Per una strada, SBC Edizioni, 2009.
2 febbraio 2009
Altri contenuti che potrebbero piacerti
Cupo è il nostro tempo, cupa è la scena di questo mondo e il nostro sentire in una tempesta si inabissa.
Emanuele Marcuccio, Pensieri Minimi e Massime, Photocity, 2012, n. 42, p. 15.