Cinque Cento Settantasette

Ho paura di quando arriverà l'inverno
e la tua pelle non mi soffierà più contro,
la vela delle vene affiorerà tumefatta e in
superficie, gabbata dalla stessa imboscata
tesa al totano che  compare abbagliato
a pelo e si fa preda, viscida volpe salata,
immobile mentre l'arpionano, tentacolare,
balena involuta, capo e doglia. 
Ho paura di quando arriverà l'inverno,
della doppia fila di pioggia parcheggiata
densa sulle finestre  da cui muoio, di come
verranno via i capelli agli alberi, losanghe
sbattute a poco prezzo dalle cicale, glabre
litanie truccate dalle stagioni, con le mani
lunghe sotto l'asfalto bernaccoluto.
Ho paura di ogni cosa  ed ogni cosa mi rimanda
all'orrore di un quadrante in cui il ritmo è
precisa disposizione da gabbia toracica, costole
e minuti ma dove non batte nulla se non uno
sdegno, fattosi ora per necessità.