CLXXXIV

Or lo cervello mio è lucido e sveglio
e son l’orecchie attente ad ogni dire
e gl’arti sollevati dal patire,
soltanto peso tengo ancor su ciglio.

Lo corpo tutto va incontro al meglio
che libero ora tutt’è nel suo agire
e nessun membro più sento soffrire,
ma  ancora sol vista creami scompiglio.

Tra  carezze di possidente nobil
donna e mamma, ancora a lungo resto
ad occhio chiuso ma, a mente aperta

cui forte volontà ciglia disabil
spinge alzarsi, onde lasciare scoverta
vista, desiosa il dolce volto mesto

mirar di nutrice, d’ansia coverta,
qual etere di nubi tetre attorta.