Conciliazione
Dove il cielo si scioglie nel nero velluto
e la costa ripiega il suo fremito acuto,
l’anima avanza, senza rumore,
fino al bordo segreto delle cose.
Il mare, di notte, non riflette più:
non chiede sguardi, non restituisce immagini.
È una stanza profonda,
un luogo che accoglie
ciò che il giorno non ha saputo trattenere.
Ogni onda che arriva non porta promesse,
ma sottrae peso:
lava via il frastuono,
scioglie le pretese,
smonta le urgenze una a una.
Il ritmo sommerso,
che non conosce meta né vittoria,
diventa respiro condiviso,
accordo silenzioso
tra ciò che sono stato
e ciò che posso ancora essere.
Tutto ciò che la luce ha lasciato irrisolto —
parole a metà, pensieri spezzati,
ferite rimaste aperte —
qui perde spigolo,
si arrotonda,
impara a stare.
La notte non consola:
mette ordine.
Non promette salvezza,
ma restituisce misura.
Tra il sussurro dell’acqua
e una luce lontana che non chiama,
il sé si raccoglie,
si chiude senza paura,
come una casa che spegne le finestre
sapendo di essere al sicuro.
E in questa tregua senza applausi
accade l’essenziale:
non cambiano le cose,
ma il modo di portarle.
L’anima, finalmente,
non chiede più spiegazioni.
Accetta.
E nel buio impara
la forma quieta della pace.